
AEW Fight Forever Recensione: il wrestling targato All Elite
Da quanti anni non si vede una concreta alternativa ai videogiochi targati WWE? Un po’ come nel mondo reale, ove detiene un sostanziale monopolio nel panorama wrestling mondiale, anche in ambito videoludico la federazione di Stamford ha di fatto conquistato la scena senza mai perdere la sua posizione dominante. Un risultato però non sempre dipeso dalla qualità effettiva delle singole produzioni (negli anni non sono mancate iterazioni da dimenticare, come il disastroso WWE 2K20), quanto piuttosto dalla mancanza di concorrenti degni di tal nome e costanti nel tempo.
Nel 2008 ci provò la Total Nonstop Action Wrestling (oggi Impact Wrestling) con il suo TNA Impact! che finì tuttavia con il deludere tutti e, negli anni successivi, ben poche produzioni a tema wrestling sono arrivate su PC e console (si pensi a Fire Pro Wrestling World del 2017, valido ma fin troppo di nicchia). In poche parole, la WWE non aveva alcun tipo di rivale videoludico e poteva permettersi di muoversi senza alcuna preoccupazione. Ma proprio quando la serie WWE 2K è ritornata alla ribalta dopo alcune annate difficili grazie al buon successo di WWE 2K22 e 2K23 (qui la nostra recensione di WWE 2K23), ecco che un nuovo pretendente alla cintura di campione videoludico si erge all’orizzonte: trattasi di AEW Fight Forever, il primo videogioco della giovane All Elite Wrestling fondata nel 2019 e considerata oggi la più concreta alternativa alla WWE.
Un progetto che nasce con il chiaro scopo di conquistare il pubblico di vecchia data, quello affezionato ai giochi di wrestling del passato dall’impostazione molto più arcade e meno realistica rispetto alle produzioni WWE 2K: non è un caso che il produttore THQ Nordic si rivolga a Yuke’s per lo sviluppo del progetto, gli stessi autori di innumerevoli titoli WWE oltre all’apprezzato Rumble Roses di Konami, per realizzare un progetto che richiamasse alla mente classici del passato come WWF No Mercy o l’intramontabile WWE SmackDown! Here Comes The Pain.
Lo sviluppo del gioco si rivela tuttavia piuttosto travagliato, ed ecco che prima di vedere l’esordio di AEW Fight Forever si dovrà aspettare fino al giugno del 2023: il lungo periodo di lavorazione sarà bastato per confezionare un prodotto imperdibile per un appassionato di wrestling?
Il roster di AEW Fight Forever
Dopo un’avvincente presentazione che riassume qual è l’essenza di All Elite Wrestling, è tempo di salire sul ring per i primi match necessari per prendere confidenza con il gameplay, dopo aver selezionato il nostro lottatore da un roster per la verità non particolarmente ricco. Qui però bisogna fare delle precisazioni: stiamo pur sempre parlando del roster AEW che, per ovvie ragioni, non può assolutamente vantare la vastità della WWE, della sua fitta programmazione e delle sue Leggende, pertanto nessuno si aspettava 200 e passa lottatori come si vede in WWE 2K. La presenza di una cinquantina di wrestler, con tutti i principali volti della AEW regolarmente presenti, è nel complesso un ottimo risultato sebbene resti discutibile la scelta di aver relegato a DLC alcuni personaggi regolarmente attivi da tempo (come Matt Hardy) che potevano tranquillamente essere inseriti nella rosa di partenza.
Tra le altre note da segnalare, la presenza del compianto Brodie Lee così come del leggendario Owen Hart, che torna a comparire in un videogioco di wrestling dopo un ventennio. A sorpresa anche Cody Rhodes, uno dei fondatori della stessa AEW, è presente nel roster, nonostante il suo ritorno in WWE avvenuto oltre un anno fa: ciò da vita ad una curiosa situazione in cui l’American Nightmare è contemporaneamente un personaggio ufficiale non solo in WWE 2K23, ma anche in AEW Fight Forever.

Finito di passare in rassegna la rosa di lottatori giocabili, si passa all’azione, non prima di restare delusi dalla gestione delle entrate in arena: oltre ad essere ben poco caratterizzate, gli ingressi in scena dei combattenti sono anche brutalmente troncati, lontanissimi anni luce dalla cura e fedeltà che è possibile vedere nei giochi WWE.
Saliamo sul ring
Una volta passati all’azione, si comincia finalmente a fare sul serio: scontri dal ritmo ben sostenuto, tante mosse, combo e prese a disposizione ed una generale spettacolarità dei combattimenti che riesce a dimostrarsi soddisfacente. Insomma, per come è strutturato il gameplay, il richiamo ai giochi di wrestling arcade del passato si avverte in maniera concreta, dunque i più nostalgici potrebbero sentirsi subito a casa con il titolo THQ Nordic.
C’è però anche un grosso rovescio della medaglia da calcolare: che si tratti di limitazioni tecniche o di una precisa scelta degli sviluppatori, sul ring potrà salire solo un massimo di 4 wrestler. Tale restrizione, limita brutalmente la quantità di tipologie di match disponibili: non sarà possibile effettuare match in 3 vs 3 (che sono una delle caratteristiche peculiari della AEW che prevede i Trios Titles tra le sue cinture di campione) o in generale qualunque tipo d’incontro che prevede più di 4 lottatori in contemporanea. Anche qui, nessuno si aspettava il massimo di 8 wrestler dei più recenti giochi WWE, ma raggiungere quantomeno lo standard di 6 personaggi su schermo era doveroso.
A far storcere il naso è anche il fatto che i movimenti dei lottatori in fase di corsa è nuovamente bloccato agli 8 assi (orizzontali, verticali e diagonali), e non totalmente libero: ciò limita non di poco le possibilità di azione che è possibile effettuare sul ring, per un passo indietro che poteva essere tranquillamente evitato a favore di un’impostazione più attuale. Vero, questo tipo d’impostazioni sono pur sempre in linea con i giochi di wrestling del passato a cui AEW Fight Forever si ispira ma, fattore nostalgia a parte, forse sarebbe stato il caso di implementare anche consuetudini moderne che avevano perfezionato non di poco le limitazioni di un tempo a favore di una varietà molto più vicina alla realtà.

Nonostante ciò, alla fine i match di AEW Fight Forever si rivelano comunque piacevoli e discretamente programmati, con la possibilità di poter fare un po’ di tutto sul ring e dintorni, tra scorrettezze, voli dal paletto, armi da recuperare da sotto il ring, sporadiche interazioni con il pubblico e chi più ne ha, più ne metta. Il sistema di controllo almeno inizialmente può apparire ostico ma basta un po’ di pratica per capire al meglio come muoversi dentro o fuori dal ring e come effettuare combo, Signature Moves e Finisher Moves.
A lungo andare, però, è inevitabile avvertire una certa ripetitività dell’azione, complice anche la pochezza generale di modalità con cui intrattenersi ed una certa semplicità dei combattimenti una volta capito come giocare al meglio. AEW Fight Forever si è limitato a voler omaggiare il passato in termini di gameplay ed in tal senso alla fine raggiunge il suo scopo, ma è comunque vero che il calendario segna “2023” e forse un maggior dinamismo e profondità ludica era lecito attendersela.
Troppo poco?
Il vero problema di AEW Fight Forever non risiede comunque nel suo gameplay nudo e crudo, che alla fine come detto funziona pure, ma in tutto il suo contorno fatto di idee, tipologie d’incontri e modalità di gioco. Ed è in questi aspetti che emergono tutti i limiti della produzione THQ Nordic.
Come accennato qualche riga fa, il limite di soli 4 lottatori mette fuori gioco un gran quantitativo di match, ma curiosamente gli sviluppatori hanno deciso di tenere fuori qualunque tipo di Cage Match dall’equazione senza chiari motivi. Certo, al posto degli incontri in gabbia troviamo il Barbed Wire Death Match in cui il ring diventa un vero e proprio campo di guerra tra corde elettrificate, neon ed esplosivi che daranno vita ad un tripudio di sangue e violenza tipico del wrestling hardcore, peccato però che alla fine le possibilità d’azione siano piuttosto limitate ed i combattimenti si svolgono solo 1 contro 1 (esattamente come nei Ladder Match, altra scelta discutibile).
Insomma, c’è poco con cui intrattenersi: match singoli con o senza regole, Tag Match 2 contro 2 e la Casino Battle Royale che funziona come una sorta di Royal Rumble targata WWE. Spazio poi a vari minigiochi di dubbio gusto che non aggiungono nulla alla profondità del gameplay, sebbene per i fan può essere comunque molto carino il quiz basato sulla storia AEW, narrata anche attraverso alcune sequenze filmate riprese dagli spettacoli reali che mettono in risalto alcuni dei momenti chiave della federazione, come ad esempio il ritorno al wrestling di CM Punk nel 2021.
Road to Elite
La modalità principale è in ogni caso rappresentata dalla Road To Elite, una sorta di Carriera ispirata a quelle viste nei primi WWE SmackDown VS Raw: è possibile creare il wrestler con l’editor (scelta ideale dato che potremo svilupparlo nelle sue statistiche in maniera approfondita nel corso della partita) oppure sceglierlo dal roster di default e vivere così un’annata della All Elite Wrestling tra show attraverso gli Stati Uniti, match a Dynamite ed in Pay-Per-View e diverse storyline con cui intrattenersi e nelle quali effettuare anche scelte che possono modificare l’andamento della trama.
Tra un match e l’altro, inoltre, ci sarà modo di allenare il nostro lottatore o farlo distrarre tra pranzi al ristorante, meet & greet con i fan e visite delle città in cui si svolgono i vari show, con la possibilità anche di interagire con ulteriori wrestler del roster. Queste azioni non sono da sottovalutare in quanto vanno ad influire sulla sua tenuta psicofisica ed il livello di stanchezza accumulato, che può influire in maniera positiva o negativa sull’esito dei combattimenti.

Nonostante una parvenza di profondità tramite questi graditi dettagli, però, la Road To Elite non riesce a conquistare fino in fondo: le storyline appaiono tutte piuttosto deboli e poco interessanti per sviluppi e colpi di scena, ed in generale l’annata finisce in tempi rapidi. Certo, la rigiocabilità è assicurata dalla presenza di molteplici storie da sbloccare attraverso più partite, ma la sensazione è che si poteva e doveva fare di più per dare maggiore profondità a quella che di fatto è l’opzione di gioco principale del titolo Yuke’s. Insomma, la spettacolarità delle Season Mode di WWE SmackDown! Shut Your Mouth e WWE SmackDown! Here Comes The Pain è decisamente lontana.
Per concludere, l’editor: per l’ennesima volta, aspettarsi un livello di contenuti e qualità generali ai livelli dei giochi WWE era forse troppo ma ciò comunque non toglie che pure in quest’ambito si è andati con il freno a mano tirato. Davvero pochi gli elementi di personalizzazione disponibili, ed in generale la qualità dei modelli creati con l’editor non è esattamente delle più brillanti. In ogni suo aspetto, dunque, AEW Fight Forever è un gioco che non ha mai il coraggio di osare, che si limita spesso a svolgere il compitino senza nemmeno realizzarlo al meglio. E’ un peccato perché ci sono alcuni momenti nel quale l’opera THQ Nordice sembra anche dimostrare qualità, ma ciò non basta per renderlo un prodotto vincente a tutti gli effetti.
Tra realismo e cartoon: un mix che non convince
Laddove i giochi WWE puntano ad offrire il massimo realismo possibile, con modelli poligonali dei lottatori fedelissimi alle controparti reali, animazioni credibili ed una generale simulazione dei programmi televisivi che da decenni a questa parte riempiono i nostri piccoli schermi, THQ Nordic e Yuke’s hanno invece optato per una soluzione che non tradisse l’anima arcade alla base di AEW Fight Forever: non si punta quindi ad una grafica sofisticata, preferendo invece uno stile più leggero che prova a mescolare fedeltà alla realtà ed uno stile “cartoon” che sulla carta ben si sposa con l’impostazione ludica data al gioco.
Peccato però che questo particolare ibrido, visto in movimento, non sia esattamente così esplosivo. È la modellazione dei lottatori uno dei primi aspetti a non convincere: se alcuni wrestler sono riprodotti fedelmente, altri ancora faticano ad assomigliare agli uomini e donne su cui si basano finendo dunque con il lasciare insoddisfatti. Non che le animazioni e l’azione sul ring siano tanto meglio dato che i movimenti appaiono spesso legnosi, poco credibili e sembrano quasi andare a scatti, come se in certi momenti mancassero interi frame ad animare le reazioni dei personaggi sul ring. Ciliegina sulla torta, una generale mancanza di espressività nei volti dei lottatori che spesso danno vita a scene piuttosto grottesche durante i filmati della Road To Elite.
È la presentazione in generale a non coinvolgere: tutto sembra rimasto indietro di almeno un paio di generazioni, le textures faticano a caricare in alcune occasioni e pure la caratterizzazione delle varie arene lascia a desiderare, come se fossero in un certo senso “vuote”. Se non altro il ritmo di gioco si mantiene generalmente ben sostenuto grazie ad un framerate complessivamente stabile e senza particolari incertezze.
Lato sonoro, invece, si è optato per non inserire una telecronaca durante i match, tolto qualche commento sporadico prima dei match o all’avvio dell’incontro. Al contrario, come nei giochi di wrestling di 20 e passa anni fa, gli sviluppatori hanno preferito mettere in sottofondo la colonna sonora del gioco, una mossa che può dare quindi un po’ di verve e coinvolgimento in più ai combattimenti, pure se le musiche di sottofondo non sono magari tra le più brillanti e tendano dopo un po’ a farsi ripetitive. Manca del tutto il doppiaggio invece, con i wrestler che restano muti durante le cutscenes: sembra davvero di essere tornati ai tempi dei primi WWE SmackDown! E le loro sequenze mute d’antologia.
We are (not so) Elite
Chi sperava di ritrovarsi tra le mani un potenziale nuovo Main Eventer nel panorama del wrestling videoludico ne resterà inevitabilmente deluso: AEW Fight Forever può ambire al massimo ad essere un midcarder, uno di quelli che tra l’altro non raggiungono chissà quali risultati sul ring e restano semplici gregari ai margini della card, da utilizzare magari per lanciare qualche nome più importante verso le stelle.
Si apprezza il tentativo di THQ Nordic e Yuke’s di voler richiamare i fasti del passato, quando i videogiochi di wrestling puntavano con maggior convinzione verso la simulazione arcade e non la massima credibilità, ed in fondo gli scontri godono di un buon ritmo e riescono pure a rivelarsi godibili al netto della ripetitività evidente a lungo andare.
È però tutto il contorno che lascia ampiamente a desiderare, dalle poche tipologie di match disponibili (complice anche un limite massimo di 4 lottatori su schermo) ad una modalità Road To Elite che è solo una lontana parente di quanto visto nei giochi WWE di vent’anni fa, senza dimenticare un editor piuttosto povero e non particolarmente sofisticato. Pochi sussulti anche sul fronte tecnico, che appare fin troppo arretrato nonostante la voluta impostazione non realistica, mentre in ambito sonoro c’è qualche brano orecchiabile che finisce però con il ripetersi di continuo.
In poche parole, AEW Fight Forever appare come un gioco fuori tempo massimo, che ogni tanto mostra sprazzi di qualità e qualche momento coinvolgente che però non bastano per raggiungere anche solo la sufficienza. Il titolo sviluppato da Yuke’s può attirare l’attenzione solo dei più grandi fan dell’All Elite Wrestling e di chi non può rinunciare a nessun gioco basato sullo sport-spettacolo americano per eccellenza. Tutti gli altri possono saltare senza rimpianti, magari ripiegando verso l’assai più convincente WWE 2K23.
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