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After Us Recensione: l’avventura ambientalista che fa riflettere

After Us, l’opera targata Piccolo Studio, coinvolge con una carica emotiva potente, inciampando però sull’impianto puramente ludico.

Da secoli l’essere umano utilizza ogni forma d’arte per trasmettere un messaggio suscitare emozioni, invitare alla riflessione. Il videogioco non fa eccezione e, anzi, un numero sempre maggiore di autori, artisti e sviluppatori prova a lasciare un qualcosa nell’animo del giocatore che vada anche oltre il semplice giocare e divertirsi. L’ambito videoludico può essere utilizzato per inviare un messaggio potente che possa scuotere l’animo dell’utente e spingerlo a pensare, a capire cosa ha di fronte, cosa ha appena vissuto (se cercate un’altra opera dal messaggio potente, non perdetevi Figment 2: Creed Valley).

È esattamente questo l’obiettivo che Piccolo Studio, realtà indipendente spagnola già nota per l’apprezzato Arise: A Simple Story, si è posto con After Us, un adventure – platform che fa della tematica ambientalista il suo cuore pulsante. Attraverso scenari evocativi ed una direzione artistica tanto ispirata quanto struggente, After Us vuole farci riflettere su ciò che l’azione spesso sconsiderata dell’uomo sta producendo ai danni della Terra, del suo ecosistema e delle sue creature viventi: una lenta ma inesorabile distruzione con la quale forse un giorno dovremo fare seriamente i conti.

Un argomento di grande attualità, sicuramente trattato ripetutamente attraverso vari media, ma che può trasmettere sensazioni ancora più forti proprio mettendo il giocatore al centro dell’azione pad alla mano, mentre guida la protagonista verso una realtà post-apocalittica in cui ogni creatura vivente si è estinta e dove non sembra esserci più speranza. O forse sì?

Cosa c’è dopo di noi?

Come detto, il mondo è ormai finito: umani ed animali si sono praticamente estinti e l’intero ecosistema è collassato, lasciando spazio ad un pianeta inospitale devastato dall’estrema industrializzazione portata avanti dall’uomo. Gli ultimi sopravvissuti non sono neanche più considerabili “esseri umani”, divenuti delle creature umanoide vuote note come Edaci, che vagano senza una meta e senza intelletto in scenari desolati e sommersi da una mortale melma oscura che ha annullato qualunque forma di vita.

Ma non tutto è perduto: ne è convinta Madre Natura, che risveglia la sua fidata figlia Gaia ordinandole di esplorare ciò che resta della Terra per risvegliare le anime di ogni essere vivente e riportare così la luce in un mondo ormai nero. Gaia inizia così un lungo viaggio che la porterà a visitare diverse realtà, dalle grandi città alle fabbriche, dalle fattorie  ai mattatoi, con lo scopo di salvare in extremis ciò che resta del creato. La sua missione è chiara: liberare le anime di tutti i ricettacoli, rappresentati da ciò che resta degli animali, così da ripopolare il pianeta. Sono otto le creature principali da liberare, così da riportare la vita dove non c’è più.

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E’ sulla potenza della Natura che Gaia fa affidamento: non solo il suo passaggio lascia una scia di verde dietro di sé, ma i suoi stessi poteri le permettono di affrontare le ostilità degli Edaci ed i pericoli degli scenari decaduti che incontra lungo il suo cammino, nel frattempo che prova a salvare quel mondo ormai perduto, che esplode in tutta la sua drammatica potenza davanti agli occhi del giocatore minuto dopo minuto.

È il lato artistico il vero protagonista di After Us. Attraverso una direzione visiva stellare ed atmosfere struggenti, l’opera di Piccolo Studio colpisce duro mostrandoci nella maniera più tragica possibile come l’essere umano è decaduto, schiacciato dalla sua ricerca smodata verso il perfezionamento tecnologico ma anche dai suoi stessi vizi e capricci. Bastano già solo i primi minuti per capire quanto è forte il messaggio che gli sviluppatori vogliono trasmettere: il primo nemico che si incontra lungo il cammino ha la forma di un sacchetto di plastica che vuole spingerci verso quella melma oscura pronta a fagocitarci in un secondo.

E di simili riferimenti il mondo di After Us ne è pieno, vuole farci vedere quali sono le conseguenze di quei vizi e della totale noncuranza del nostro stesso pianeta se portati all’estremo, quali sono gli effetti del consumismo smodato che accompagna la nostra quotidianità. E ci mostra tutto questo tramite scenari cupi, lugubri, privi di vita, tramite immagini così forti che possono veramente spingerti a posare il controller a terra per metabolizzare quanto visto.

Ma After Us vuole anche trasmettere speranza e dirci che non tutto è perduto. È grazie alle nostre azioni che, un poco alla volta, quegli scenari morti riprendono lentamente vita, nel frattempo che si liberano ricettacoli minori e si raccolgono ricordi – che fungono inoltre da principali collezionabili dell’avventura in termini d gameplay – con le anime degli animali liberati che tornano a popolare ciò che ci circonda.

In termini visivi, After Us è dunque un’opera poderosa, e quelle poche sbavature tecniche (si notano occasionali cali di framerate in alcune sequenze) non compromettono l’evocativo affresco messo in piedi dagli sviluppatori. A rendere il tutto ancora più immersivo ci pensano sottofondi musicali lenti ma dalla forte carica emotiva, che mettono in risalto la drammaticità del nostro viaggio ma che non disdegnano di regalare un momento di gioia quando ogni grande ricettacolo viene liberato, lasciandoci intendere che stiamo facendo la cosa giusta.

Sì, ma il gameplay?

Constatato che la direzione artistica, il comparto audiovisivo e le struggenti atmosfere sono gli elementi chiave dell’opera e dimostrano di funzionare in maniera armoniosa, in After Us di certo non si cammina e basta e non si resta meravigliati dal quadro videoludico messo in piedi da Piccolo Studio. C’è pur sempre un’avventura da affrontare attraverso una fase platform dopo l’altra, alternata da qualche enigma ambientale e persino da occasionali combattimenti con i pericolosi Edaci. Ecco, è bene subito chiarire che, sebbene il gameplay alla base nel complesso funzioni, non siamo davanti ad una giocabilità chissà quanto elaborata o che voglia imporsi nel suo genere di appartenenza.

Attraverso un’avventura sostanzialmente lineare (ma che non disdegna occasionali bivi e qualche area un po’ più ampia da esplorare), Gaia deve fare ricorso alle sue abilità per saltare, fluttuare in aria, scattare in avanti e correre attraverso le pareti così da superare ogni ostacolo e proseguire con la sua missione. Il platforming appare abbastanza variegato e ci mette davanti a situazioni sempre differenti a seconda dell’area raggiunta, che gode di proprie trappole e ostacoli da superare, ma in ogni caso la struttura ludica rimane comunque semplice e senza pretese, priva di particolari profondità.

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Si nota tra l’altro qualche sbavatura nella precisione dei controlli e degli input effettuati: muovere la protagonista in alcuni casi non è semplice, vuoi per la scarsa manovrabilità di alcuni poteri (gli scatti devono essere studiati al millimetro, in quanto sono davvero ostici da manovrare e basta un secondo per mancare una piattaforma e fare una brutta fine) o per alcune sezioni platform non proprio studiate al meglio e che mettono ancora più in risalto i limiti del sistema di controllo e del level design. È innegabile che si possano avvertire occasionali sensazioni di frustrazione davanti alle sequenze meno riuscite del gioco, spesso tediose proprio per quelle sbavature che potevano essere risolte con un pizzico di attenzione in più.

Il combat system è invece abbozzato e forse non sarebbe corretto definirlo tale. Gaia può difendersi dall’offensiva degli Edaci scagliando contro di loro i propri poteri naturali, ed un paio di colpi ben assestati sono sufficienti per sconfiggerli; alcuni nemici potrebbero essere però protetti da particolari “armature”, ed ecco dunque che diventa utile colpirli alle spalle oppure stordirli con una potente scarica di luce, così da avere il tempo necessario per abbatterli. Tutto qui, non c’è molto altro da aggiungere, se non che gli scontri sono generalmente facilissimi da superare così come è altrettanto semplice schivare l’offensiva degli avversari o fuggire dalla loro morsa.

È bene comunque ribadire ancora una volta che non è il gameplay il vero protagonista di After Us, ma un semplice mezzo per esprimere al meglio il racconto audiovisivo messo in piedi da Piccolo Studio. Per tali ragioni, alla fine, si può pure chiudere un occhio sulla giocabilità dell’opera, semplice e senza pretese ma che, nella sua funzione di contorno al viaggio vero e proprio, può alla fine avere un senso. E questo nonostante le sue imperfezioni che, proprio perché così volutamente elementare, potevano essere risolte con un poco d’impegno in più.

After Us vuole trasmettere speranza

In definitiva, After Us è un viaggio che vale la pena intraprendere. Le sue tematiche ambientaliste, seppur attuali e ampiamente trattate in numerose opere dipanate tra più media, vengono raccontate e mostrate in maniera potente e profonda, facendo per davvero riflettere il giocatore sui messaggi che Piccolo Studio voleva trasmettere con la sua visione. Un comparto audiovisivo di elevata caratura e le atmosfere soffocanti che permeano ogni scenario che si incontra lungo il cammino valgono per davvero il prezzo del biglietto.

Gli sviluppatori hanno plasmato una forma che sa regalare emozioni e pensieri, e questo nonostante la sostanza ludica sia stata messa volutamente in secondo piano: il gameplay molto basilare, alcune imprecisioni nei controlli e specifiche fasi Platform programmate in maniera discutibile non permettono all’opera di spiccare il volo verso l’eccellenza, ed è un peccato dato che bastavano pochi accorgimenti per confezionare un prodotto efficace anche sul fronte ludico. Ma è comunque vero che After Us non ha mai avuto la pretesa di voler dettare chissà quali regole tra gli Adventure/Platform, ed alla fine il suo lo fa.

Se volete vivere un’avventura struggente e drammatica che sa colpire forte con la sua evocativa direzione artistica, allora After Us è ciò che fa per voi, e potete anche chiudere un occhio sui suoi comunque indubbi limiti.

VOTO: 7.5

Francesco Muccino

Tocca il suo primo videogioco, Super Mario Land, quando ancora non ha compiuto 3 anni. Da allora entra in un vortice dal quale probabilmente non ne uscirà mai più. Appassionato di ogni genere e irriducibile alfiere del formato fisico, vanta una collezione di oltre 2400 giochi.

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