
Ant-Man & The Wasp: Quantumania Recensione: liberate Kang il Conquistatore!
L’epica cine-televisiva della saga in eterno divenire del Marvel Cinematic Universe raggiunge un punto di svolta decisivo nel nuovo lungometraggio diretto da Peyton Reed, Ant-Man & The Wasp: Quantumania, terzo capitolo della saga dedicata al supereroe più piccolo del grande schermo nonché prima uscita della cosiddetta Fase 5, l’atto centrale della Saga del Multiverso.
Ambientato dopo gli eventi di Avengers: Endgame e Doctor Strange nel Multiverso della Follia e soprattutto della prima stagione di Loki, il film continua a sviluppare una delle grosse tematiche dell’universo narrativo creato e prodotto da Kevin Feige, quello dell’eredità e del passaggio di testimone, con il protagonista Scott Lang alle prese non solo con il Regno Quantico e il nuovo temibile villain Kang il Conquistatore (un titanico Jonathan Majors che, dopo l’esordio in Loki, assume qui un ruolo centrale destinato a delineare tutto il futuro del franchise) ma soprattutto con la relazione con la figlia Cassie Lang, ‘cresciuta di cinque anni’ dopo gli eventi di Endgame e qui interpretata dall’astro nascente Kathryn Newton (la star di Tre manifesti a Ebbing e Freaky è la terza attrice a prestare il suo volto al personaggio, già interpretato in versione bambina da Abby Ryder Fortson in Ant-Man e Ant-Man & The Wasp e in versione adolescente da Emma Fuhrmann in Avengers: Endgame).
Sarà proprio il rapporto padre-figlia il fulcro emotivo della storia e il motore trainante della maggior parte delle sotto-trame di sceneggiatura, con l’intera Famiglia Lang (ci sarebbe da analizzare quanto e come i blockbuster di Hollywood stiano diventando sempre più un racconto corale, allontanandosi sempre di più dalla figura dell’eroe solitario che ha caratterizzato tutto il Novecento) che si ritroverà al centro di un’avventura nello spazio subatomico, a scatenare una vera e propria rivoluzione marxista (a proposito di coralità) e a fare i conti con un grosso segreto oscuro riguardante il passato di uno di loro.
Film socialisme
Dai tratti politici piuttosto marcati fin dalle primissime scene, nelle quali si parla di soprusi della polizia e sfollati (ma il MCU ci ha abituato a queste sferzate: chi ricorda la battuta di Zendaya in Spider-Man: Homecoming sul ‘simbolo di Washington costruito dagli schiavi’?), Ant-Man & The Wasp: Quantumania porta la tipica leggerezza dei film Marvel in un mondo libero da ogni logica spazio-temporale, nel quale le coordinate geografiche smettono di avere senso, i volti degli attori si deformano per accontentare il design dei rispettivi personaggi a fumetti e ogni oggetti può essere animato, dando il là alle irrinunciabili gag comiche.
Scott Lang solca il tappeto rosso ed è diventato uno scrittore, bianco ricco privilegiato (le star Marvel nella vita reale ora sono star anche nel mondo Marvel stesso, un iter meta-tematico che abbiamo già analizzato sul podcast di Freaking News) ma la figlia Cassie, anche lei supereroina (malgrado le raccomandazioni del genitore) non vuole stare con le mani in mano e tende a fare sua ogni battaglia sociale possibile, specie quando i nostri eroi scoprono che gli abitanti del Regno Quantico sono schiavizzati da Kang il Conquistatore. Ma cosa possono le formiche di fronte ai titani?

Scott Lang, eroe fuori dal tempo, si ritrova così suo malgrado a fronteggiare Il Signore del Tempo: Jonathan Majors propone un Kang molto fisico, che recita tantissimo coi muscoli del viso e le movenze di braccia e spalle, e l’idea di schierare questa semi-divinità (che sarà il villain principale dei prossimi film crossover Avengers: The Kang Dynasty, appunto, e Avengers: Secret Wars) di fronte al più minuscolo dei supereroi, in questa riproposizione in chiave space-opera da fantascienza anni ’50 del mito di Davide e Golia (“Io sono il sovrano del tempo, tu parli con le formiche!”, sarà detto ad un certo punto) è un’idea che funziona: il confronto è volutamente squilibrato e per questo la posta in gioco si alza, specie se il vero obiettivo del protagonista non è tanto quello di salvare tutto l’universo ma la sua unica figlia.
Certo, in mezzo a tante trovate visive (dai palazzi semoventi ai drink-senzienti) Quantumania soffre l’effetto Avatar: La via dell’acqua di James Cameron, che esattamente due mesi fa si imponeva come nuovo standard qualitativo in fatto di fantascienza ed effetti speciali, ma il paragone sarebbe ingiusto, come sarebbe ingiusto definire Ant-Man 3 ‘un film di passaggio’: i Marvel Studios vanno avanti sulla loro strada, una strada costruita capitolo dopo capitolo, che come per le serie tv (che poi è ciò che è) andrebbe analizzata nel suo insieme. E questo ‘episodio’, come ogni buon episodio seriale, ti fa venire voglia di averne ancora.
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