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Assassinio a Venezia Recensione

Assassinio a Venezia Recensione: Kenneth Branagh si fa horror

Abbiamo visto Assassinio a Venezia, il nuovo capitolo della saga di Hercule Poirot interpretata e diretta da Kenneth Branagh: la recensione.

Il Kenneth Branagh popcorn è decisamente superiore al Kenneth Branagh auto-investitosi autore e salvatore del cinema: il suo Hercule Poirot, egoriferito e patologicamente scespiriano che in Assassinio sull’Orient Express trattava i propri iconici baffi alla stregua del costume di un supereroe da cinefumetto, vale diecimila drammoni nostalgia in bianco e nero stile Belfast. Ben venga, allora, il popcorn-movie e ben venga Assassinio a Venezia, terzo capitolo della saga diretta e interpretata dal cineasta britannico e prodotta da Ridley Scott (a proposito di Ridley Scott, qui il trailer di Napoleon, il prossimo e imminente film diretto dal regista inglese).

La storia, ambientata nell’inquietante Venezia del secondo dopoguerra alla vigilia di Ognissanti, racconta il mistero più terrificante della carriera del celebre investigatore Hercule Poirot. Con una sceneggiatura di Michael Green (famoso per Blade Runner 2049, candidato all’Oscar per Logan e già autore dei precedenti Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo) basata sul romanzo “Poirot e la strage degli innocenti” di Agatha Christie, Assassinio a Venezia prende il via con un Poirot in pensione e in esilio volontario nella città più affascinante del mondo: una sera decide di partecipare, non con una certa riluttanza, ad una seduta spiritica in un palazzo decadente e spettrale. Quando però uno degli ospiti della casa – che ha la fama di essere infestata – viene assassinato, l’indagine del detective prende una piega inaspettata e Poirot si ritroverà in un mondo sinistro fatto di ombre e segreti.

Assassinio a Venezia: Poirot cacciatore di fantasmi

I primi due film della saga avevano giocato così bene con i toni e con le location che inquadravano le loro storie non solo nei titoli ma soprattutto nelle atmosfere (i ghiacci attraversati dall’Orient Express riflettevano la gelida inumanità dell’omicidio al centro del racconto, l’afa che si sollevava dal Nilo era l’emanazione del delitto passionale che avrebbe tormentato il genio del detective) che Venezia, la città più suggestiva del mondo, necessitava di uno scarto in più.

Branagh chiude il pubblico all’interno di un unico palazzo per tutta la durata della storia, con una scrittrice di gialli di agathachristiana memoria al suo fianco ad agire come aiutante (lei è diventata famosa scrivendo storie incentrate sulle gesta di lui e Branagh, che dirige film ispirati ad Agatha Christie, si trova anche il tempo per infilare una sagace battuta su questo divertente gioco metatestuale) e si diverte a giocare – forse un po’ troppo, ma a lui si sa piace esagerare – con i grandangoli per enfatizzare e distorcere le architetture interne, le cui immagini assumono forme disumane e mostruose (artificiali, finte, quasi grottesche) come i fantasmi che Poirot incontrerà nel corso della sua lunga notte in giallo.

Assassinio a Venezia Recensione 1

Certo, il viaggio personale che il detective compie dal punto A al punto Z di questa nuova indagine è meno vigoroso e significativo di quello dei precedenti episodi che gli avevano tolto in sequenza la fiducia nel genere umano e il senso di pace e purezza associava all’amore. Qui il Poirot in pensione è un puro pretesto per giustificare una titubanza – verso se stesso, verso il mondo delle idee, contrapposto a quello della spiritualità e del sovrannaturale, dei fantasmi – che sappiamo già destinata a durare molto poco. Tuttavia, ben venga il popcorn-Branagh, come abbiamo detto in apertura: dei trentatré romanzi di Agatha Christie incentrati sulle indagini di Hercule Poirot ne mancano ancora trenta, e se il box office li vorrà noi siamo già in prima fila.

VOTO: 3/5

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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