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Asteroid City Recensione: il nuovo film di Wes Anderson

Abbiamo visto in anteprima Asteroid City, nuovo film scritto e diretto da Wes Anderson in arrivo in Italia dal 13 settembre: la recensione.

Il cinema di Wes Anderson è come la vita: è nato, è cresciuto, ha raggiunto la piena maturità, poi si è avviato lungo il viale del declino, ha avuto un malore e infine ci ha lasciato, no fiori ma opere di bene: ora con Asteroid City siamo passati all’accanimento terapeutico, che non fa che prolungare la naturale conclusione, stilistica e tematica, di un ciclo al quale non è rimasto più nulla da dare o da dire.

Come da tradizione wesandersoniana, che ci crediate o meno, il cast di Asteroid City è composto da tutti gli attori di Hollywood che possono venirvi in mente: da Jason Schwartzman a Scarlett Johansson protagonisti assoluti passando per Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber, Rupert Friend, Maya Hawke, Steve Carell, Matt Dillon, Willem Dafoe, Margot Robbie, Tony Revolori Jeff Goldblum e Sophia Lillis, tra gli altri, in ruoli più o meno importanti (spesso meno), ma si commetterebbe un grave errore a ritenere Asteroid City l’ennesimo film sempre uguale di Wes Anderson, perché non è così (a proposito di grandi cast, ecco la recensione di Babylon).

Il regista texano è cambiato tantissimo nel corso degli anni, e il suo famoso stile grafico e di messa in scena è passato dall’essere una prigione per i suoi personaggi a un timbro per raccontare un mondo e le sue regole fino a trovare una ragion d’essere nei progetti d’animazione, dopo i quali anche il live-action è diventato un cartone animato. Il mondo e i suoi attori come tableau vivant, e va benissimo: il problema casomai è la reiterazione infinita alla ricerca del nulla.

Asteroid City: sotto il vestito niente

Il film, sceneggiato da Wes Anderson da una storia originale creata da Wes Anderson e Roman Coppola e prodotto da Wes Anderson, Steven Rales e Jeremy Dawson, è ambientato in un’immaginaria città americana nel deserto nel 1955: l’itinerario di una convention di giovani astronomi e cadetti spaziali (organizzata per riunire studenti e genitori di tutto il paese per una competizione accademica e di affiatamento) viene spettacolarmente sconvolto da una serie di eventi destinati a cambiare il mondo, a partire dalla Asteroid City del titolo, una località sorta di fianco a un cratere venutosi a creare dall’impatto con un meteorite.

Gli incontri ravvicinati del terzo tipo al centro della storia ‘bloccano’ i protagonisti nello spazio delle loro vite fino all’arrivo del governo che decide di prendere in mano la situazione. Tuttavia, a mano a mano che le scenette situazioniste si susseguono per illustrarci le storie dell’ampio roster di personaggi (sempre adorabili e divertenti: è questo che salva Wes Anderson, rendendo impossibile volergli male), appare sempre più evidente come Asteroid City non sia interessato davvero a nulla di quello che ci sta mostrando o dicendo.

Asteroid City Recensione 1

Così come il precedente The French Dispatch riusciva a trasformare un nudo integrale di Lea Seydoux in materia da museo, depauperando la carica erotica di un’attrice e di un corpo che è tutto erotismo, Asteroid City è l’esasperazione di estetismi atrofizzati pensati al solo scopo di colmare quel gigantesco vuoto tematico rimasto al centro non solo di questo film/progetto ma dell’intera parabola di una carriera: meno c’è da dire, più articolato diventa il modo di dirlo.

Che può andar bene la prima volta, magari anche la seconda, nei giorni buoni perfino la terza. Ma poi arriva Asteroid City.

VOTO: 2,5/5

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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