
Black Mirror Recensione: la stagione 6 arriva su Netflix
Black Mirror, la serie tv che ha rivoluzionato la fantascienza ai tempi dello streaming, torna in esclusiva su Netflix con la stagione 6 composta da cinque nuovi episodi creati e scritti da Charlie Brooker, la mente dietro lo show britannico nato per l’emittente Channel 4 e successivamente ‘assorbito’ del colosso dell’intrattenimento.
Pur conservando la sua natura antologica, con ogni puntata auto-conclusiva e un cast di star diverso da episodio ad episodio, e arrivando dopo uno iato di ben quattro anni dal deludente trittico composto, tra il 2017 e il 2019, da Black Mirror 4, Black Mirror: Bandersnatch e Black Mirror 5, Black Mirror 6 ci conferma che le idee sono definitivamente terminate e che l’unico modo per sopravvivere rimasto alla serie è cambiare, mutare, evolversi.
Lo fa come al solito con tantissime star (Salma Hayek, Aaron Paul, Josh Hartnett, Zazie Beetz) ma anche poche idee, alcune delle quali però particolarmente felici: i fan storici rischieranno comunque di rimanere delusi, perché il cambio di rotta non è drastico, di più.
Black Mirror è morto, lunga vita a Black Mirror
Se il concept alla base dei primi storici episodi era stato quello di raccontare il rapporto tra la modernità e l’evoluzione senza controllo della tecnologia, rasentando i territori della fantascienza e dell’Uncanney Valley ed imponendosi nel panorama dell’intrattenimento come un vero e proprio turning point non solo per la tv ma anche per il cinema, negli anni Black Mirror ha progressivamente abbracciato la fantascienza pura accomodandosi su filoni e situazioni ben consolidate nell’immaginario degli appassionati.
Tra un Terminator dell’Eurospin e l’altro e puntate riempitive di rara anonimia viste nelle precedenti incarnazioni dello show, la stagione 6 di Black Mirror ha quanto meno il coraggio di tagliare la testa al toro e compiere il passo definitivo verso la trasformazione finale: delle cinque puntate previste, giusto un paio hanno a che vedere con la fantascienza, e solo una di queste può essere direttamente collegata al nostro mondo e innescare una riflessione sul presente.

La prima, intitolata ‘Joan è terribile‘, è una meta-parodia di Netflix, del mondo dello streaming e della ‘vita in diretta’ dei social, che però non riesce mai a diventare qualcosa di più di un semplicistico The Truman Show versione 2023. La seconda, che poi è la terza puntata nell’ordine previsto da Netflix, è ‘Beyond the Sea’, la storia di due astronauti degli anni ’60 che mentre attraversano il cosmo possono ‘tornare’ sulla Terra grazie a corpi sintetici in grado di accogliere le loro coscienze (ma in questo caso il legame con il nostro presente è molto sottile, per non dire poco incisivo).
La scomparsa della fantascienza
Gli altre tre episodi invece non appartengono minimamente alla fantascienza. Non affrontano neanche per sbaglio le tematiche tipiche della serie e anzi affondano ben volentieri nel genere horror, tanto che potrebbero benissimo appartenere all’elenco di soggetti scartati dalla serie antologica di Guillermo Del Toro, l’eccezionale Cabinet of Curiosities.
Questo lotto parte con il secondo episodio, ‘Loch Henry’, un anestetizzante mystery investigativo sul mondo dei docu-drama true-crime. Prosegue per il divertente ‘Mazey Day‘ (la puntata più amata da chi scrive, e all’incirca quella che più trattiene l’ambivalenza morale tipica di Black Mirror, anche allontanandosi dal genere di riferimento della serie: per ragioni di spoiler, basti dire che è la storia di una paparazza incallita che si mette sulle tracce di una star di fama mondiale che ha deciso di sparire dalla circolazione) e termina sulla delirante Demon79, una versione for dummies di Bussano alla porta di M. Night Shyamalan che sembra volutamente chiudere la stagione su atmosfere che nulla hanno a che vedere con il passato della serie e le sue sofisticate origini.
Sarà che serie tv come Scissione e Devs hanno saputo dare uno scossone alla cosiddetta ‘high sci-fi’ che Black Mirror voleva monopolizzare o che la Palma per la fantascienza televisiva dell’anno andrà a mani basse a Mrs Davis di Damon Lindelof (qui la nostra recensione di Mrs Davis), ma questa sesta stagione ci è sembrata più un cambio di rotta in divenire, anche tematicamente sconclusionato, che un’opera totalmente compiuta. Se sarà in grado di segnare una rinascita del tipo ‘Black Mirror è morto, lunga vita a Black Mirror‘ solo il tempo potrà dircelo.
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