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Bussano alla porta Recensione: il nuovo horror di M. Night Shyamalan

M. Night Shyamalan torna, dopo il già bellissimo Old del 2021, con Bussano alla porta, film-manifesto del suo modo di concepire il cinema.

M. Night Shyamalan torna, dopo il già bellissimo Old del 2021, con Bussano alla porta, film-manifesto del suo modo di concepire il cinema.

Se già si era mostrato in splendida forma con Old, thriller teorico sulla messa in scena e il ruolo dell’attore di fronte alla cinepresa, con Bussano alla porta M. Night Shyamalan pubblica il suo film-manifesto sul suo modo di concepire il cinema, di pensarlo, di vederlo.

Come spesso gli capita – accadeva per esempio in Split, nel campo/controcampo iniziale nel quale i personaggi di Anya Taylor-Joy e James McAvoy si ‘specchiavano’ uno dentro l’altro, cosa che immediatamente creava una connessione tra loro senza bisogno di dialoghi ma attraverso le immagini – M. Night Shyamalan ci dice già tutto con la sequenza d’apertura, che attraverso un plongée e un controplongée che ‘parlano’ tra loro ci sottolinea una distanza – forse irrisolvibile o forse no – tra due corpi che non potrebbero essere più diversi (l’enorme Dave Bautista e la minuscola bimba protagonista) mette in gioco.

Al mondo forse nessuno usa la cinepresa per evidenziare quel movimento o quel concetto come fa Shyamalan, che più che un sofisticato sceneggiatore spesso ricordato per i suoi micidiali colpi di scena andrebbe di tanto in tanto incensato per la capacità di costruire i propri film attraverso le immagini, quello che dicono a noi e soprattutto quello che si dicono tra loro.

“Devi guardare!”

E così, passando attraverso le forme del genere (sempre nei primi minuti, le inquadrature si fanno sghembe come se qualcosa per i personaggi – e per noi – iniziasse ad incrinarsi), Bussano alla porta mette in scena l’impossibile: il credere, che per definizione è il non visto, ciò che non si può guardare, ciò che non c’è.

E’ buffo che nel film per una volta la verità arrivi dalla televisione (la stessa di cui Shyamalan sta piegando i confini e i formati con Servant, una delle migliori serie tv da vedere su Apple TV+ : lo stesso regista comparirà in tv, in questo film, con un esilarante cameo!), e ad un certo punto addirittura Bautista inizierà a ‘doppiare’ una persona all’interno dello schermo, mentre Shyamalan filma entrambi frontalmente (Bautista e la tv dietro di lui, e quindi la persona all’interno della tv) creando una mise en abyme sui due mezzi audiovisivi principali per vedere e per credere: perché vedere è credere, e il guardare (“Devi guardare!”, sarà urlato ad un certo punto) è il mezzo per arrivare a credere.

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Di cosa parla il film? C’è qui sopra il trailer se volete farvi un’idea, ma davvero la trama nel cinema non è la questione più importante e questa verità nel cinema di Shyamalan vale al cubo: questa è una lezione di teoria di suspense cinematografica applicata, e il maestro è salito sulla cattedra sospinto dall’entusiasmo.

Che spettacolo, signore e signori.

Voto: 4/5

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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