
Dead Space Remake: viva la pazza gioia di tornare sull’Ishimura
Dead Space Remake è arrivato su Xbox Game Pass il 26 ottobre 2023 (qui a proposito i Migliori Giochi Horror disponibili su Xbox Game Pass). La mia reazione alla notizia è stata la seguente: “Finalmente posso riprendere in mano l’action horror del 2008 sviluppato da Visceral Games e pubblicato da Electronic Arts che non ho mai portato a termine. Col cazzo che avrò paura di giocarlo questa volta!“.
Quindici anni fa mi cacai talmente sotto arrivato a un certo punto dell’avventura – che sinceramente adesso non ricordo – che decisi di abbandonarlo lì sulla mia Xbox 360 insieme a un plico di pagine di una guida stampata con tanto amore da mio padre. Nemmeno la soluzione del gioco riuscì a spronarmi a procedere nei meandri dell’Ishimura, la nave spaziale infestata dai mostri più aggressivi della storia del videogame (ora non so se sono effettivamente i più spaventosi ma la mia memoria, per l’epoca, diceva di sì).
Passano gli anni, si cresce ma il genere horror nel mio medium preferito continua a non andarmi totalmente a genio. Tuttavia, la scelta di scaricare il Remake di Dead Space l’ho visto come una sfida personale. Mi sono detto: “indossa la tuta, impugna la Lama al Plasma e affronta di nuovo i Necromorfi perché veramente rischi di perdere un videogioco realizzato come dio comanda”.
Se alla fine sono qui a scrivere significa che sono sopravvissuto. Ho sconfitto il boss finale, consapevole di aver portato a termine una delle migliori produzioni del 2023, purtroppo esclusa dai titoli candidati al GOTY (ma anche sti cazzi aggiungerei). Nonostante questo grande risultato, c’è da dire che è stato davvero faticoso riuscire ad adattarsi, almeno nelle prime ore di campagna, alle follie che hanno invaso l’Ishimura.
Come fottere i Necromorfi
In Dead Space Remake si spara che è una goduria. Ognuna delle nove armi a disposizione è unica nel suo genere e con il tempo inizi a conoscerne ogni caratteristica e i relativi punti di forza e debolezza. La Lama al Plasma, ad esempio, è versatile e funziona in ogni situazione; la Pistola Campo di Forza è un prezioso fucile a pompa da usare quando la sottile linea che separa la vita e la morte diventa quasi impercettibile mentre il Lanciafiamme mi ha permesso più e più volte di alzare una barriera di fuoco attraverso la quale interrompere le cariche dei Necromorfi e al contempo danneggiarli.
Questa eccellente diversificazione nelle bocche da fuoco cozza con la componente survival di DS Remake. Non vi aspettate, pertanto, di fare incetta di munizioni. O meglio, potete anche accumularne a non finire ma sappiate che il gioco non starà di certo li a guardarvi diventare il Rambo dello spazio. Vi metterà di fronte a scontri inaspettati, orde di bestie inferocite – i Necromorfi attaccano senza sosta, non lasciano il tempo né di ragionare né di respirare – e se non siete bravi a mirare ai punti deboli dei nemici o a sfruttare i barili esplosivi da lanciare grazie al modulo cinetico, ecco che l’abbondante bottino evaporerà come neve al sole. Non sarete mai carnefici ma sempre vittime della navicella più terrificante di sempre. All’inizio questa inferiorità è stata così evidente che ho pensato svariate volte che non ce l’avrei mai fatta a giungere ai tanto agognati titoli di coda.

Tuttavia, la strategia che ho usato per provare a ribaltare questa situazione da perenne eroe in fuga con il cuore in gola, è stata quella di riavviare spesso il gioco dall’ultimo salvataggio (i checkpoint sono tanti e vicini fra loro): sono entrato in quella modalità rosicata per cui se non riuscivo a gestire come avrei voluto gli spawn delle creature, subendo pochi danni e utilizzando il minor numero possibile di munizioni, guardavo Isaac, il protagonista di Dead Space e gli dicevo: “Ah sì? Si sentono tanto forti? Bene, ripartiamo dal più recente save point tanto i punti della stanza da cui sbucheranno fuori i Necrofomorfi sono a destra e a sinistra rispetto all’ingresso e le taniche esplosive che posso scagliar loro contro sono vicine all’entrata. Fate i bulletti? Adesso vi sistemo io”.
Nella disperazione, mi arrangio come posso: questo metodo ha allentato e non poco lo stress che, vuoi o non vuoi, finisci per accumulare muovendoti all’interno dell’Ishimura. Ciononostante, più mi avvicino alla meta (chissà quale a dir la verità perché i contrattempi per Isaac sono dietro l’angolo), più realizzo che la soddisfazione che otterrò quando avrò posto fine alla minaccia derivante da questo monolite, il Marchio, che sta trasformando le persone in mostri, sarà elevata. A guidarmi verso la risoluzione del caso però non è tanto un gameplay che per chi ama il genere survival horror rischia di dare assuefazione, quanto le sensazioni che Dead Space Remake riesce a trasmettere nelle fasi esplorative e nelle scoperte che ne conseguono.
Dead Space Remake: quando l’atmosfera è tutto
“Non so se ce la farò a finirlo comunque Fra anche se sto migliorando. In questa navicella mi sembra di stare impazzendo come Isaac. Ma chi me l’ha fatto fare di avviare una nuova partita! Tuttavia, c’è una voce dentro di me che mi invita a non mollare. Penso che la seguirò“. Scrivevo inizialmente su Whatsapp al mio amico e autore di Freaking News Francesco Muccino.
A un certo punto , infatti, succede che la forza narrativa e ambientale di DS Remake diventino l’unico carburante possibile per proseguire, anche quando dieci minuti di gameplay sembrano durare una vita, un tempo in game costantemente appesantito da una tensione che avrebbe potuto sfondare il mio monitor. Il lavoro dal punto di vista delle atmosfere che fece nel 2008 Visceral Games con il Dead Space originale e ripreso da Motive Studio in questo Remake è strabordante ed è proprio qui che sta il vero motore del gioco.



Gli elementi che rendono Dead Space Remake una vera e propria bomba ad orologeria sono i rumori sinistri e i suoni generati dalle viti dei tubi dell’Ishimura che saltano all’improvviso; le voci e i sussurri che ti entrano in testa per provare a prendere il controllo del tuo cervello (se si gioca con le cuffie mi piace parlare di orgasmo sensoriale); sono quei brevi istanti in cui osservare i membri dell’equipaggio in punto di morte che sollevano la loro pistola per spararsi un colpo in testa preferendo il suicidio alla trasformazione in Necromorfo e, infine, la quasi assenza di illuminazione, qui sostituita dalla follia che permea ogni stanza e che diventa l’unica luce da seguire nell’oscurità.
Isaac, sono io. Vorrei poter parlare con te. Mi dispiace. Mi dispiace per tutto quanto. Vorrei poter parlare con qualcuno. Qui va tutto a pezzi.
Nicole Brennan
L’efficacia delle atmosfere e la bellezza delle immagini; la potenza del suono inaspettato che fa tremare le gambe tanto quanto il verso di un Necromorfo non ancora avvistato e la qualità di una scrittura da rivelare attraverso dialoghi, textlog e audiolog sparsi per l’Ishimura, sconfiggono la paura che si può percepire affrontando le innumerevoli incarnazioni del male. Questo è ciò ho pensato una volta giunto alla fine di questo solitario viaggio al cardiopalma. Insomma, se non si fosse capito, vi invito caldamente a giocare a Dead Space Remake, a maggior ragione se abbonati a Xbox Game Pass. Non perdetevi una delle migliori esperienze di questo 2023 e l’ennesima perla approdata nel catalogo Microsoft. That’s all folks!
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