
Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri Recensione: un fantasy fantastico
Chiariamolo subito, a scanso di equivoci: Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri è uno dei fantasy più divertenti mai realizzati, grazie ad un cast formidabile (trainato da Chris Pine e Michelle Rodriguez e arricchito da Regé-Jean Page, Hugh Grant, Justice Smith, Sophia Lillis, Daisy Head e Br…beh, non possiamo svelarlo!), un mondo ricchissimo e colmo di dettagli (tratto dal famoso gioco di ruolo) e tantissime idee di messa in scena notevoli (grazie alla fantasia del duo registico composto da John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein, famosi per aver firmato la sceneggiatura di Spider-Man: Homecoming e aver diretto la commedia thriller Game Night: a loro si deve anche il soggetto del prossimo film DC The Flash, le cui già alte aspettative adesso non possono che salire).
Da assoluto estraneo dell’universo di D&D gioco di ruolo (ma, per dimostrare un briciolo di professionalità, alla vigilia della proiezione stampa organizzata da Eagle Pictures e Paramount Pictures Italia ho recuperato tutti e tre i precedenti lungometraggi live-action della saga, vale a dire a dire Dungeons & Dragons – Che il gioco abbia inizio del 2000, Dungeons & Dragons 2: Wrath of the Dragon God del 2005 e Dungeons & Dragons: The Book of Vile Darkness del 2012, che in passato avevo solo intravisto: il consiglio è di lasciar perdere) le aspettative, dobbiamo dirlo, erano piuttosto basse. Dopo soli cinque minuti di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, però, ero già pronto a rimanere in sala per il sequel.
L’onore dei ladri, l’amore dei padri
La storia, che si può immaginare, porta sul grande schermo lo straordinario mondo del leggendario gioco di ruolo Dungeons & Dragons.
Non aspettatevi un approccio alla Jumanji (i protagonisti non sono dei ragazzini che stanno giocando a Dungeons & Dragons nel nostro mondo: il mondo di Dungeons & Dragons è ‘il mondo reale’, come verrà detto ad un certo punto del film) né tanto meno le atmosfere adulte e violente alla House of the Dragon (per quanto non mancheranno spaventi e dettagli raccapriccianti) ma la storia divertente, ricca d’azione, sempre spiritosa (ma mai sciocca) e perfino tanto commovente (nel finale non stavo piangendo, mi era solo entrato un dado nell’occhio) di un affascinante ladro e della sua improbabile compagnia di avventurieri, tutti appartenenti a razze diverse (‘classi’, le chiamerebbero i giocatori di Dungeons & Dragons) e uniti per realizzare il colpo del secolo allo scopo di recuperare un’antica reliquia perduta.

Riuscitissimo mix di heist-movie, avventura familiare anni ’80 e buoni sentimenti, con draghi cicciottelli e gufi-orsi, non-morti tornati vivi per sole cinque domande e paladini drittissimi che camminano sempre verso l’orizzonte, Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri riesce praticamente in tutti i suoi obiettivi: non inventa niente (il modo di usare i panorami del nostro mondo per creare un mondo fantasy e mostrarcelo mentre i protagonisti ci viaggiano attraverso, per esempio, è preso pari pari da Il signore degli anelli di Peter Jackson) ma le idee per mettere in scena questo mondo sono tante e notevoli, e rivelano
Grandissimo mix di effetti speciali (mai pesanti) ed effetti pratici, con tante creature magiche ricreare direttamente sul set e imponenti scenografie, ma soprattutto a convincere più di ogni altra cosa l’è l’alchimia che unisce questo cast, con una sceneggiatura precisissima che sviluppa alla perfezione tutti i protagonisti, facendo affezionare il pubblico ad ognuno di loro in appena due ore in vista del finale strappalacrime.
Ne vogliamo subito ancora, complimenti a tutti: è così che si fa il grande cinema di intrattenimento.
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