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El Conde, recensione: Pinochet vampiro nel film di Pablo Larrain

Abbiamo visto in anteprima El Conde, commedia horror di Pablo Larrain vincitrice a Venezia 2023 e in arrivo su Netflix: la recensione.

A pochi giorni da Io capitano di Matteo Garrone (se ve la siete persa, ecco la recensione di Io capitano di Matteo Garrone), del quale abbiamo azzeccato l’incetta di premi a Venezia 2023 (il film è stato premiato per la miglior regia e per il miglior attore emergente), torniamo con il pensiero al Lido per parlare di El Conde di Pablo Larrain, presentato in concorso all’80esima edizione della Mostra del cinema e fresco vincitore del premio per la miglior sceneggiatura.

In arrivo su Netflix da questa settimana, a partire da venerdì 15 settembre, la nuova fatica dell’autore cileno è un horror con toni da commedia cupa che immagina un universo parallelo ispirato alla storia del Cile: il protagonista, infatti, è il dittatore Augusto Pinochet, simbolo mondiale del fascismo, qui leggermente diverso da come ce lo raccontano i libri di Storia (una Variante, la chiamerebbero i Marvel Studios della Saga del Multiverso) perché ritratto nelle vesti di un vampiro che vive nascosto in un palazzo in rovina nella gelida punta meridionale del continente.

La vicenda si innesca però quando, giunto alla veneranda età di duecentocinquant’anni, Pinochet decide di non bere più sangue e rinunciare così alla vita eterna: non riesce più a sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro, un farabutto, un criminale, un demone. Tuttavia, nonostante la natura deludente e opportunistica della sua famiglia – altri vampiri, ma assetati di denaro – l’incontro con una giovane suora in missione per conto della Santa Chiesa rischia di riaccendere in lui quella passione per l’immortalità che il tempo sembrava aver consumato.

El Conde, il trailer del Film

El Conde: se l’ex dittatore è un vecchio vampiro

Andandosi ad inserire in quel sotto-filone di titoli che, in tempi relativamente recenti, hanno usato i generi più disparati per ri-raccontare il mito e la figura del vampiro aggiornandola al cinema moderno, come ad esempio l’iraniano A girl walks home alone at night, il neozelandese What we do in the shadow, lo svedese Lasciami entrare e il suo remake hollywoodiano Blood Story e così via (in attesa del remake di Nosferatu di Robert Eggers, finalmente ai nastri di partenza dopo anni di attese e posticipi), Pablo Larrain firma un finto biopic che più inventivo non si può nel quale il chiaroscuro monocromatico del bianco e nero risalta l’aspetto polarizzante dei personaggi raccontati, per i quali i toni di grigio non esistono.

Dopo la tragica e biografica Jacqueline Kennedy di Natalie Portman in Jackie, la folgorante e fluida e fantasiosa Ema di Mariana di Girolamo, passando per la recente parentesi romanzesca e televisiva e sovrannaturale della Lisey di Julianne Moore di La storia di Lisey, il cinema di Pablo Larrain torna a guardare agli spiriti dei natali di dickensiana memoria già così bene affrontati nella favola nera sua Lady Diana vista in Spencer con Kristen Stewart. Al film del 2021 ci si riallaccia attraverso il ‘biopic allegorico’, per rinunciare ad ogni tipo di veridicità storica affidandosi alle forme del thriller kafkiano alla Roman Polanski, oscillando tra onirismi esilaranti e suggestioni di una cupezza malinconica e soffocante.

El Conde Recensione 1

Il Pinochet di Larrain, vampiro reso in modo esilarante da Jaime Vedell, sempre stanco e/o scocciato da qualcosa, che si trascina da un angolo dell’inquadratura all’altro col suo deambulatore, che assiste (quasi) indifferente alle macchinazioni della sua famiglia per impossessarsi delle sue fortune segrete e ricorda con (quasi) nostalgia i bei tempi andati in cui faceva strage dei suoi nemici politici e organizzava colpi di stato (possiamo benissimo immaginarcelo a parlare con Hitler, Mussolini, Stalin, Churchill e gli altri personaggi del fenomenale Fairytale di Aleksandr Sokurov), rappresenta senza dubbio una visione imperdibile per i fan di Netflix alla ricerca di qualcosa di molto diverso dal solito film Netflix.

E il crossover con The Crown è dietro l’angolo quando…no, non possiamo aggiungere altro…

VOTO: 3,5/5

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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