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Emanuelle Béart La Bella Scontrosa

Emmanuelle Béart, La bella scontrosa del cinema francese

Scoprite uno dei più grandi film che il cinema francese abbia mai prodotto, La bella scontrosa di Jacques Rivette con Emanuelle Béart.

Con i suoi 236 minuti di spesso silenziosa e quasi sempre contemplativa durata, La bella scontrosa di Jacques Rivette rappresenta una dei massimi punti mai raggiunti dalla cinematografica europea e non: un raro esempio di film semplice e perfetto, in grado di catturare un mondo e i suoi simboli, le persone che lo abitano e le immagini che lo contraddistinguono.

Vagamente ispirato a Il capolavoro sconosciuto, racconto breve di Honoré de Balzac pubblicato per la prima volta nel 1831, e vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1991, il film racconta la storia della realizzazione di un dipinto, La bella scontrosa (La Belle Noiseuse in originale), gli sforzi incredibili per risvegliare nel suo pittore il processo creativo fondamentale per la sua riuscita e i sacrifici fisici che la sua modella dovrà compiere per poterlo ispirare nella sua ultimazione.

Emmanuelle Béart persa nel tempo

Velatamente erotico eppure mai sessuale, ipnotico e coinvolgente senza essere scabroso, ossessivo ma non scioccante, è animato da una delicatezza naturalista che davvero ha pochi pari nella storia del cinema: è un film che conquista il tempo, si perde in esso come i suoi protagonisti (che parleranno continuamente di come le lunghe sessioni di lavoro agiscano sul corpo e sulla mente facendogli perdere la ‘cognizione del tempo’) per poi emergerne lentamente, rinvigorito di una consapevolezza vibrante, decisa, eppure sempre placida.

Che sia stato girato senza una vera e propria sceneggiatura, come riferito da Rivette in passato, quasi lo si può intuire guardandolo: nella storia del pittore Edouard Frenhofer e dell’aspirante scrittrice Marianne, interpretati rispettivamente da Michelle Piccole e Emmanuelle Béart, il maestro francese ribalta il punto di partenza di Balzac e lo fa proprio.

Emanuelle Béart La Bella Scontrosa 1

Se il racconto originale si sviluppava intorno a lunghe conversazioni e riflessioni sull’arte e la sua natura, quello di Rivette si riempie di silenzi lunghissimi – spesso possono passare interi minuti prima che i personaggi parlino – interrotti solo dal graffiare delle matite e dei pennelli sui fogli di carta o sulle tele, mentre i disegni acquerellati sembrano sanguinare colore e inchiostro dai solchi che il pittore incide. Il grande casolare al centro del film – già di per sé un’opera d’arte – fa riecheggiare ogni sussurro e rumore, che rimbalzando sulle mura di pietra arriva allo spettatore e lo travolge, falcidiando il silenzio.

La bella scontrosa: dal lungo prologo al fulmineo epilogo

Totalmente privo della struttura classica del racconto cinematografico, in quattro ore si articola in un lungo prologo, il lunghissimo atto centrale (interrotto da un breve intermezzo) e il fulmineo epilogo: al centro della vicenda c’è Marianne, che sta accompagnando il fidanzato aspirante pittore a conoscere Frenhofer, eminenza dell’arte moderna mondiale in pensione da anni; inconsapevolmente però la ragazza fa breccia nella creatività dell’anziano artista, che addirittura ripensa al suo vecchio capolavoro incompiuto, La bella scontrosa, che aveva iniziato con sua moglie come modella ma abbandonato nel corso del tempo.

Quasi per sfida, Porbus, agente di entrambi gli artisti e colui che ha combinato l’incontro, suggerisce che Frenhofer debba riprendere a lavorare dipingendo Marianne: la proposta arriva appena dopo uno scambio di opinioni tra il giovane pittore e il maestro, secondo il quale gli artisti privi del vero talento, quello necessario a creare il vero capolavoro assoluto, dovrebbero passare la loro carriera ad aiutare chi invece potrebbe tentare di spingersi oltre il limite. Per dimostrare al vecchio di avere un coraggio che è evidente che non ha (e infatti si pentirà della sua scelta quasi immediatamente), Nicolas accetta la proposta e assicura a Frenhofer che Marianne sarà più che lieta di posare per lui. L’effetto domino che seguirà stravolgerà le vite di tutti.

Emanuelle Béart La Bella Scontrosa 2

Il film del maestro francese vanta alcuni dei nudi più incredibili della storia del cinema, merito di uno dei corpi più fantastici mai creati e filmati, che per magia davanti allo sguardo contemplativo della camera di Rivette ciò di cui si spoglia è soprattutto il proprio erotismo: come nella vera materia dell’arte, il corpo nudo diventa un testo e non un oggetto.

Il capovolgimento dei ruoli

Un’opera sensoriale che fa sentire la delicata ruvidezza della tela, il tocco soffice del pennello e l’odore della pelle sporca di vernice, il graffiare della penna sul taccuino che passa dai timpani fino allo stomaco, il silenzio degli sguardi che scrutano aspettative, incertezze, timori, che inseguono destrezza e cercano verità sconosciute. Un film d’arte sull’arte e per l’arte, su cosa essa sia in grado di dire a proposito di chi la fa, chi la subisce e chi la osserva.

Anche attraverso le mani dell’artista Bernard Dufour che ha dipinto le opere che si vedono nel film: Rivette ha fatto posare Emmanuelle Béart due volte, per la sua cinepresa prima e per i pennelli dell’artista poi. La bella scontrosa racconta un appassionante capovolgimento di ruoli tra l’anziano pittore in crisi  e Marianne, preludio di una conquista femminista che sarebbe venuta poi: l’iniziale titubanza di lei per il posare nuda lascia posto ai dubbi di lui, che sarà proprio Marianne a spronare a continuare il lavoro perché intuisce, intravede nella tela la possibilità di scoprire la vera sé e rinascere più consapevole, battezzata nell’arte, finalmente piena e realizzata

Più di una volta Rivette si è spinto oltre i limiti di durata tradizionali del cinema (pensiamo a Out 1 e ai suoi pachidermici 760 minuti) ma in questo, che per diversi aspetti è il suo capolavoro, realizza un film con un’integrità e una decisione non solo intellettuale, ma soprattutto fisica, che lascia estasiati.

Per altri speciali dedicati al cinema internazionale, scoprite Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien.

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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