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Film Western: 8 cult per scoprire l’Era degli Spaghetti Western

Oggi vi raccontiamo otto film cult del genere western attraverso le raccolte home video Vengeance Trails e Blood Money.

Il viaggio nel cinema italiano degli anni ’70 continua sulle pagine virtuali di Freaking News: dopo aver lodato il magnifico cofanetto Cosa Nostra: Three Mafia Tales with Franco Nero edito da Radiance Films, spostiamo il nostro sguardo su un altro dei generi cult ‘spaghetti’ che andavano per la maggiore nella nostra industria: il western.

Un genere, quello del Far West, dei cowboy e degli indiani, storicamente associato a Hollywood fin dalla preistoria del cinema, ma che dopo un periodo di stanca negli anni ’50 (il primo western italiano è Una signora dell’Ovest del 1942) rinacque proprio nel Bel Paese grazie a Sergio Leone e al successo della sua epocale Trilogia del Dollaro, il trittico di film con protagonista Clint Eastwood composto da Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono il brutto e il cattivo.

Quelli del duo Leone/Eastwood non furono i primi ‘spaghetti-western’ in assoluto (senza spaziare troppo, nel 1963, ovvero l’anno prima di Per un pugno di dollari, la casa di produzione Jolly Film di Arrigo Colombo e Giorgio Papigli aveva già distribuito Duello nel Texas) e la loro forza cinematografica è di molto debitrice dei chambara giapponesi di Akira Kurosawa (è noto che Per un pugno di dollari sia un remake non ufficiale di Yojimbo con il grande Toshiro Mifune, con Leone che dovette perfino affrontare una causa legale per plagio intentata dalla casa di produzione giapponese Toho Company) e, per chiudere, lo stesso Leone li avrebbe superati con quel monumentale capolavoro che è C’era una volta il West (1968, e senza Clint Eastwood).

C’era una volta il West

Il successo planetario di questi film spinse l’industria italiana a sfornare – anzi, scolare – centinaia di spaghetti-western, con picchi che raggiungevano anche i 400 western all’anno (come ricordato nel documentario Inferno Rosso contenuto nel cofanetto di Black Emanuelle di Severin Films e dedicato ad un altro genere che andava per la maggiore nel nostro paese in quel periodo, il porno-erotico a sfondo horror).

Il termine ‘spaghetti’ veniva usato, oltre a certificare la provenienza Made in Italy di questi titoli, anche per distinguevano dai western classici hollywoodiani, dai quali i nostri differenziavano per la loro visione profondamente cinica, dei protagonisti antieroi moralmente ambigui e soprattutto per la raffigurazione della violenza, spesso sanguinosissima e quasi mai censurata. I due cofanetti targati Arrow Video di cui parleremo oggi, ribattezzati tematicamente Vengeance Trails e Blood Money, ci forniscono la scusa perfetta per riviverne otto: si, otto su migliaia sono un po’ pochi, ma scommettiamo che non ne avete mai sentito nominare neppure uno?

Film Western Cult 1

Vengeance Trails: 4 western di vendetta

Partiamo con Le Colt cantarono la morte e fu…tempo di massacro (1966) diretto dal grande Lucio Fulci (la Trilogia dell’orrore) e interpretato dal già citato Franco Nero (Django) e da George Hilton (La coda dello scorpione): il film racconta la storia di due fratelli rimasti distanti per anni costretti a riunirsi per combattere un potente uomo d’affari (Nino Castelnuovo di Nude per l’assassino) e il suo sadico primogenito, che insieme hanno preso il controllo della loro città natale.

Segue Due once di piombo -Il mio nome è Pecos (1966) di Maurizio Lucidi, con Robert Woods nel ruolo dell’omonimo pistolero messicano che torna a Houston per regolare un conto di vecchia data contro il boss della banda razzista (Pier Paolo Capponi, Il Gatto a Nove Code) che anni prima aveva massacrato tutta la sua famiglia. In Bandidos (1967) di Massimo Dallamano, invece, Enrico Maria Salerno (Savage Three) interpreta un ex pistolero che, anni dopo essere stato mutilato da un suo ex protetto (Venantino Venantini, La città dei morti viventi), si allea con un nuovo apprendista (Terry Jenkins) per vendicarsi dell’uomo che lo ha tradito.

Infine, E Dio disse a Caino (1970) del grande Antonio Margheriti (Cannibal Apocalypse), l’inimitabile Klaus Kinski (uno dei più grandi attori di sempre, tra l’altro già co-protagonista de Il grande silenzio di Sergio Corbucci, probabilmente il mio western all’italiana preferito) interpreta un uomo misterioso che ha trascorso l’ultimo decennio in un campo di lavoro carcerario per un crimine che non ha commesso: dopo il suo rilascio, si propone immediatamente di vendicarsi degli uomini che lo hanno incastrato.

Quattro saghe di culto sulla vendetta in anticipo di quasi quarant’anni rispetto alla famosa Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook, che in questo cofanetto risplendono grazie a nuovi scintillanti restauri in alta definizione (tre dei quali prodotti appositamente per questa uscita) e accompagnati a una pletora di inediti materiali bonus.

Film Western Cult 2

Blood Money: 4 western di avidità

Il secondo volume della collezione Arrow Video dedicata agli spaghetti western, pubblicato proprio in questi giorni, si apre con In 10mila dollari per un massacro di Romolo Guerrieri (1967), film che vede Gianni Garko – conosciuto per la sua interpretazione di un altro cult dell’era degli spaghetti-western, il pistolero soprannaturale Sartana – nei panni dell’antieroe del Far West per antonomasia, Django, che in questa avventura si mette sulle tracce del bandito Manuel Vasquez (Claudio Camaso, Una baia di sangue) per un lavoro su commissione destinato ben presto a trasformarsi in una questione personale quando Django giura vendetta contro il fuorilegge senza scrupoli.

A seguire arriva – letteralmente – una sorta di sequel spirituale di 10mila dollari per un massacro, ovvero Per 100mila dollari t’ammazzo di Giovanni Fago (1967), nel quale Garko e Camaso questa volta interpretano due fratellastri separati: uno soldato confederato che ora cavalca con una gang di fuorilegge rinnegati, l’altro un cacciatore di taglie incaricato di riportarlo vivo.

Il terzo film del pacchetto è Joe..cercati un posto per morire! di Giuliano Carnimeo (1968), con Jeffrey Hunter (un grande uomo western già apparso in Sentieri Selvaggi di John Ford) nei panni Joe Collins, un ex soldato caduto in disgrazia che riunisce una banda di farabutti per aiutare una donna (Pascale Petit, Una regina per Cesare) a salvare il marito cercatore d’oro, rimasto intrappolato a seguito del crollo di una miniera.

Infine, nello psichedelico Matalo! di Cesare Canevari (1970) racconta la storia di i duelli e i trielli si sprecano quando una banda di fuorilegge, dopo essersi rintanata in una città fantasma isolata, incrocia il proprio cammino con i viaggiatori Bridget (Ana María Mendoza, 7 donne per i MacGregor) e Ray (Lou Castel, Orgasmo) con quest’ultimo che darà battaglia con la sua arma preferita: una borsa piena di boomerang.

Insomma, per una volta non il solito vecchio e selvaggio West e sicuramente l’occasione perfetta per andare più a fondo nelle origini di un genere che ha fatto la storia del cinema, non solo italiano, e che oggi purtroppo il grande pubblico conosce poco e/o quasi esclusivamente tramite i film di Quentin Tarantino.

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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