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For All Mankind 4 Recensione

For All Mankind 4 Recensione: la serie Apple TV è fuori dal mondo

Abbiamo visto in anteprima la stagione 4 di For All Mankind, una delle serie tv di punta di Apple TV+: la recensione

Compare anche il necrologio di Stanley Kubrick nella sequenza dei titoli di testa di For All Mankind 4 che, come nelle precedenti stagioni, serve a fornire agli spettatori un riassunto storico di tutti gli eventi principali che hanno caratterizzato il mondo narrativo negli anni trascorsi dalla fine della terza stagione. Una citazione-omaggio molto dolce che lega la scomparsa del grande autore cinematografico non solo agli altri eventi che hanno segnato la Storia dell’umanità ma anche al racconto alternativo inventato dalla Serie TV di Apple TV+ (se ve le siete perse, ecco quali sono le migliori serie tv di Apple TV+).

É così che (ri)parte la corsa allo spazio ucronica creata dal candidato ai Golden Globe e vincitore di un Emmy Ronald D. Moore e dai candidati agli Emmy Ben Nedivi e Matt Wolpert, per una quarta stagione di For All Mankind (di un totale di sei, almeno secondo i piani degli showrunner) composta da altri 10 episodi, in arrivo a cadenza settimanale dal 10 novembre al 12 gennaio 2024. Abbiamo avuto la fortuna di vederla in anteprima, ecco che cosa dovete sapere.

For All Mankind 4: il limite è il cielo

For All Mankind 4 – il titolo della serie Apple TV+ è ispirato alla placca commemorativa lasciata sulla Luna dall’equipaggio dell’Apollo 11, che riporta la scritta “We came in peace for all mankind” e coincide con quello del leggendario documentario For all mankind di Al Reinert del 1989 – prosegue nella sua rilettura di tutto l’audivisivo pre e post allunaggio creato ad Hollywood, da 2001: Odissea nello spazio a First Man, da Uomini Veri a The Martian.

Dopo una terza annata in cui gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano dovuto spartirsi la corsa a Marte con altre due parti in causa, l’agenzia privatizzata Helios (una sorta di SpaceX, con tanto di miliardario eccentrico sulla falsa riga di Elon Musk) e la Corea del Nord, la stagione 4 di For All Mankind segue il modello di narrazione ellittica impostato dai precedenti archi narrativi e fa avanzare la storia di quasi un decennio. Negli otto anni trascorsi dall’ultimo episodio della scorsa stagione, infatti, Happy Valley è entrata nel nuovo millennio e l’umanità ha rapidamente ampliato la sua presenza su Marte, con una vera e propria colonia congiunta che abita la superficie del Pianeta Rosso in una struttura Helios che ospita gli astronauti della Nasa, dell’Unione Sovietica e della Corea del Nord.

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Il già di per sé precario equilibrio di queste fazioni raggiunge il punto critico nel 2003 quando, mentre sulla Terra gli equilibri mondiali rischiano di cambiare con Al Gore che vince le elezioni contro George W. Bush Jr e Gorbachov spodestato da un colpo di stato militare, le agenzie spaziali individuano un asteroide gigantesco ricchissimo di minerali rari: entrarne in possesso vorrebbe dire cambiare per sempre le potenzialità tecnologiche della razza umana e compiere un ennesimo passo avanti verso il futuro. Tuttavia, i costi per l’operazione sono esorbitanti, i rischi ancora più alti e soprattutto la rivalità tra le fazioni appare insormontabile.

Un futuro presente

Oltre al livello sbalorditivo raggiunto dalla produzione, ormai un vero e proprio marchio di fabbrica per il mondo di Apple TV+ (tra i registi della serie c’è anche Andrew Stanton, mitico autore Pixar di Wall-E), ciò che stupisce davvero è la capacità che ha il team composto da Ronald D. Moore, Ben Nedivi e Matt Wolpert di usare il futuro per raccontare il nostro presente. Mentre continua ad avvicinarsi al nostro oggi (la storia è partita negli anni ’60 e in questa quarta stagione siamo già nel XXI secolo) For All Mankind riesce incredibilmente ad assomigliare sempre di più al nostro mondo.

Nonostante le enormi differenze tecnologiche che ci separano da questa realtà immaginaria continuino ad aumentare (per fare l’esempio più ovvio, nel mondo della serie la razza umana vive già su Marte dagli anni ’90), la società raccontata è ancora quella che vediamo al telegiornale – per uno scherzo del destino, oppure a riprova della capacità che hanno gli showrunner di rileggere il nostro mondo, una delle sottotrame principali riguarda un grosso sciopero indetto dai lavoratori di Helios, che non può non farci pensare agli scioperi di Hollywood che hanno paralizzato l’industria cinematografica e televisiva per mesi – e l’immersione nella storia diventa, di episodio in episodio, sempre più totalizzante.

For All Mankind 4 Recensione 2

E al di là dell’esemplare caratterizzazione dei personaggi, delle sequenze fuori scala sia nelle operazioni in orbita tipiche del genere sia nella ricostruzione della superficie di Marte, la principale carta vincente tra le tante a disposizione di For All Mankind è il saper raccontare come l’espansione dell’umanità attraverso il Sistema Solare corrisponda non solo ad un accrescimento della conoscenza dell’universo (e quindi al miglioramento della nostra esistenza) ma anche necessariamente al diffondersi inesorabile di tutti i difetti del nostro essere terribilmente umani. Quei satelliti e quei pianeti meravigliosi, rimasti fino a quel momento vergini da ogni meschinità, da ogni bisogno più bieco, da ogni imperfezione, entrano in contatto con ogni aspetto dell’umanità e ne vengono cambiati, assistono a ciò di cui solo l’umanità è capace.

VOTO: 4,5/5

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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