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Fubar su Netflix con Schwarzenegger e non solo: Nuove uscite in tre righe EP10

Fubar, nuova serie Netflix, ma non solo: le recensioni in tre righe dei nuovi titoli da vedere al cinema, in streaming e in home-video.

Al cinema e sulle piattaforme di streaming potete trovare tantissimi titoli più o meno interessanti. Ogni settimana ne selezioneremo alcuni per scriverci sopra una recensione molto breve con tono ironico e scanzonato: in questo nuovo episodio, il primo che apriamo anche alle serie tv visto il successo della newsletter che tutti voi amate (l’amate, vero? Vero??!) ad aprire le danze è Fubar con Arnold Schwarzenegger, nuova serie Netflix per la quale scade or ora l’embargo e di cui possiamo parlarvi in anteprima in questa sede.

Ma c’è tantissima carne al fuoco come sempre: prima di cominciare, come al solito, vi ricordiamo che se vi siete persi l’episodio nove, potete recuperarlo qui.

Fubar di Nick Santora – Recensione in anteprima

Santora, quello della bellissima Reacher per Prime Video, in un colpo solo risponde a Paramount+ e al Taylor Sheridan di Tulsa King e contemporaneamente alimenta la leggendaria rivalità (ormai amichevole, un tempo non tanto) tra Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger.

Eh si perché se entrambe le star, una su Paramount+ e l’altra su Netflix, hanno esordito finalmente sul piccolo schermo con due ruoli da protagonisti a distanza di pochi mesi, Santora sembra ‘citare’ espressamente lo Stallone di Tulsa King quando fa entrare in scena il suo Schwarzenegger con un grosso sigaro tutto da accendere e fumarsi in primo piano, proprio come accadeva al gangster sheridaniano. Ed effettivamente Fubar è proprio una serie da sigaro in bocca, rilassatissima e piena di buoni sentimenti e risate, una action comedy nel mondo delle spie in cui Arnold è un vecchio agente segreto prossimo alla pensione che, nel corso della sua ultima missione sul campo, scopre che sua figlia (la Monica Barbaro di Top Gun: Maverick) lavora da anni per la sua stessa agenzia.

Insomma spionaggio internazionale tutto in famiglia, in un sequel ideale – con tutte le mani avanti, le virgolette e i distinguo del caso – di True Lies di James Cameron, che non può non venire in mente durante la visione. Ci siamo divertiti.

Il grande giorno di Massimo Venier – Recensione

Il repertorio storico viene rispolverato e tirato a lucido – qualcuno potrebbe anche dire ‘riciclato’ e non avrebbe torto – e basta per tenere vive le risate senza troppi sforzi, ma insieme al precedente Odio l’estate anche qui c’è una malinconia di fondo, un senso di fine imminente che sembra preparare il terreno a qualcosa che incombe.

Che cosa volete dirci, cari Aldo Giovanni e Giacomo?

Dashcam di Rob Savage – Recensione

E’ tutto vero perché lo stiamo guardando in diretta, è tutto finto perché lo stiamo guardando su internet e su internet tutto è manipolabile: chi è convinto che il mockumentary sia un fenomeno superato nato nel primo decennio del 2000 e incapace di inventare o parlarci ancora oggi dovrebbe scoprire Rob Savage e soprattutto guardare Dashcam.

Dentro c’è ogni orrore possibile da Hitchcock e Psycho alla saga di VHS, dagli screenlife movies al covid film, e soprattutto ci siamo noi con l’orrore più grande di tutti, il dover continuare a filmare e il dover continuare a guardare. La tocchiamo piano? Ecco il The Blair Witch Project del mondo post-pandemia, da vedere in doppia programmazione con Sick.

Perry Mason: Stagione 2 di Rolin Jones e Ron Fitzgerald – Recensione

Ecco un altro consiglio seriale.

Se cercate storie di intrighi e di complotti, cappelli fedora e gialli losangelini d’annata, se cercate detective tormentati e aule di tribunale ferventi e indagini disperate, se cercate stanze buie tagliate da lame di luce alle finestre e il font per sigle intro più stiloso del mondo, avete trovato la serie che fa per voi.

Due serie, in realtà, perché questa è la seconda stagione e fareste bene a recuperare anche la prima. Disponibile su Sky e in streaming su NOW.

The Diplomat di Debora Cahn – Recensione

Netflix torna nei corridoi e nelle stanze del potere dopo la Casa Bianca di Frank Underwood (quanto fu iconica House of Cards? Non pensavo di ricordare il nome del personaggio di Kevin Spacey ed ero pronto a girarci intorno, ma mi è balzato alla mente di colpo ora che ne stavo scrivendo) però la vera cosa impressionante di questa nuova serie è che qui non viene ricostruito qualcosa del passato né vengono immaginati scenari ipotetici in arrivo.

Piuttosto, ci si inserisce direttamente nell’oggi e il risultato è un po’ come poter andare ‘dietro’ i telegiornali prima della messa in onda delle breaking news – con una coppia di protagonisti regolati da dinamiche finalmente coinvolgenti e ‘nuove’. Per certi versi un ottimo figlio di Succession, che finalmente ci fa dire: “Brava Netflix”

Love again di James C. Strouse – Recensione

Come prendersi dannatamente sul serio per una commedia romantica che dimentica l’ironia della grande tradizione delle commedie romantiche sostituendola con dosi davvero troppo eccessive di miele e ancor più ingenuità.

Tutto così, fino alla morte, fino addirittura a contraddirsi: basti sottolineare come ad un certo punto, in questa storia in cui la protagonista conosce un ragazzo pensando di mandare sms al suo defunto marito, la sua migliore amica è felice per lei perché finalmente ha conosciuto un nuovo amore senza passare per le app di incontri.

Il cameo a sorpresa restituisce tutta la (non)dimensione del progetto.

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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