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Glass Onion Knives Out Netflix recensione Daniel Craig

Glass Onion, il sequel di Knives Out: recensione del giallo Netflix con Daniel Craig

Daniel Craig torna nei panni del detective Benoit Blanc in Glass Onion, nuovo giallo whodunit sequel dell’acclamato Knives Out.

Daniel Craig torna nei panni del detective Benoit Blanc in Glass Onion, nuovo giallo whodunit sequel dell’acclamato Knives Out.

Qualora veniste da un soggiorno su Marte e vi fosse sfuggito, su Netflix è arrivato in esclusiva Glass Onion, primo sequel dell’acclamato Knives Out – Cena con delitto con Daniel Craig di nuovo nei panni del detective Benoit Blanc creato, scritto e diretto dal regista Rian Johnson.

Dopo il successo del primo episodio, uscito nel 2019 e arrivato fino agli Oscar con una nomination per la miglior sceneggiatura originale, Netflix ha approfittato della pandemia per assicurarsi i diritti di due nuovi capitoli della saga, sborsando la considerevole cifra di 400 milioni di dollari: la prima parte di quell’investimento (valso 100 milioni a testa a Craig e a Johnson) impallidisce di fronte all’originale solo da un punto di vista di cast (nel primo film c’erano Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon, Lakeith Stanfield, Katherine Langford e perfino Christopher Plummer, mentre qui il nome più altisonante è quello di Edward Norton, capitano di una squadra composta da Janelle Monáe, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr., Jessica Henwick, Madelyn Cline, Kate Hudson e Dave Bautista) perché Glass Onion è tutto ciò che avevamo amato di Knives Out e anche di più, molto di più.

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Parlarne senza rovinare l’esperienza della visione, neanche a dirlo, è un’impresa titanica forse al pari di quella che ci è voluta per scriverlo, questo film incredibilmente intelligente e incredibilmente teorico sul senso del whodunit e sulla narrazione gialla (okay, forse non così difficile), ma ci proviamo: su una sceneggiatura minuziosa (che ci aspettiamo di ritrovare agli Oscar dopo la nomination ai Golden Globes), dalle singole scene alle singole parole messe in bocca ai singoli personaggi, a loro volta tutti estensioni di un mondo ma molto più complessi di quanto la loro apparenza potrebbe far sembrare, e attraverso un sapiente montaggio a incastro (a cipolla, come del resto anticipa il titolo), il meccanismo palesemente da commedia rivelerà passo passo altre storie e altri antefatti che, come in un film dentro al film, servirà a fornire allo spettatore sempre quella marcia in più per stare al passo con la storia.

Ma, a differenza del primo film, il cui unico punto d’incontro sembrerebbe essere il fatto che Benoit Blanc sia destinato a condurre le sue indagini sempre al fianco di una bella donna, Glass Onion non è solo un bellissimo giallo: è un discorso SUL giallo come genere, una riflessione dentro IL giallo, una sua possibile evoluzione. O distruzione, che poi è il trait d’union dei due macro-film contenuti all’interno del film e per entrambi ne rappresenta il climax.

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Del resto il titolo già dice tutto: la cipolla di vetro (un altro film che cita un brano dei Beatles, dopo Drive my car) è fragile per definizione e facile da rompere, ma è possibile anche vederci attraverso: Rian Johnson vede attraverso il giallo e prova a spingere anche il nostro sguardo verso tutti quei dettagli del nostro mondo che ci scorrono di fronte agli occhi senza mai essere visti davvero, quei dettagli che solo i detective intravedono e sanno ricostruire in un quadro completo, in un dipinto. Ecco quindi che, a differenza di Knives Out, Glass Onion sfrutta volontariamente la pandemia per ancorarsi ad un periodo storico ben preciso (come in Kimi di Soderbergh, qui il covid è un dettaglio del contesto e non è centrale alla trama, serve per identificare un dato tempo) e parlarci dei movimenti tellurici che agitano ciò che ci sta intorno ma che forse non riusciamo a vedere.

Per esempio le menzogne su cui si costruiscono i miti e tutta la fragilità che nascondono.

Voto: 4/5

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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