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Harry Potter: i 5 migliori film della saga tratta dai libri di JK Rowling

Quali sono i migliori film della saga di Harry Potter? Il nostro spietato cinemaniaco li mette in ordine, senza fare sconti.

Quali sono i migliori film della saga di Harry Potter? Il nostro spietato cinemaniaco li mette in ordine, senza fare sconti.

Dopo avervi svelato 5 curiosità sulla saga di Harry Potter, torniamo nel mondo della saga cinematografica nata dai romanzi di JK Rowling per prepararci al grosso appuntamento con il nuovo videogame Hogwarts Legacy: stavolta però andiamo più nel dettaglio, affrontando di petto i 5 migliori film di Harry Potter.

Ma non aspettatevi la solita ode smielata e lacrimosa: chi parla certamente non può definirsi un fan sfegatato della saga cinematografica di Harry Potter, e non si farà certo accecare dall’incantesimo della nostalgia: la severità di Severus Piton guiderà la sua mano nella stesura di questo articolo, quindi siete avvertiti, signori Potter.

5) Harry Potter e i Doni della Morte: Parte Due di David Yates

Non vorrei esprimermi su David Yates, che personalmente reputo la vera grande origine della mia avversione nei confronti della saga cinematografica di Harry Potter: degnissimo ‘shooter’ e ‘impiegato’ del cinema, uomo della produzione magari giusto per essere messo lì alla guida del set ma pressoché incapace di creare immagini che sopravvivano alla trama dei suoi film, che vadano oltre, che rimangano – ha avuto ben 7 occasioni per farci ricredere, più altri due film fuori dal franchise di Harry Potter, e già dopo la prima (L’ordine della Fenice) si poteva intuire che il suo cinema non ha idee da proporre, solo scene da filmare.

Ed è proprio per questo motivo che ‘salviamo’ I Doni della Morte: Parte Due: pur con le sue debolezze, e attraverso la sua regia ‘invisibile’ (che non sarebbe di per sé un difetto, come ci insegna tutta la Hollywood Classica, almeno quando, come nel caso di Yates, non viene accompagnata dalla piattezza) il film si fa forte con la sua sceneggiatura e con i suoi attori, e soprattutto grazie a quel meccanismo schermo-spettatore che ogni buon ‘capitolo finale’ dovrebbe suscitare.

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Questo ci riesce a suscitarlo, quel meccanismo, è un gran finale degnissimo che si regge sulle spalle del capitolo precedente (che al contrario è un enorme set-up) e il miglior complimento che gli si possa fare, probabilmente, è che, in questo caso, David Yates riesce ad evitare tutti i tantissimi modi in cui Harry Potter 8 avrebbe potuto fallire, chiudendo la saga su una nota soddisfacente.

4) Harry Potter e il Calice di Fuoco di Mike Newell

Il Calice di Fuoco è sempre stato un capitolo di passaggio per la saga, un crocevia, erede sfortunato del precedente capostipite (spoiler sulla classifica) e anche viatico necessario per continuare il viaggio del franchise e dei suoi protagonisti verso l’età adulta.

Una sfida per il regista Mike Newell (che ancora non si è ben capito cosa cercasse nel mondo di Harry Potter, lui che aveva prodotto Traffic e diretto Donnie Brasco, e che dopo il flop da scala Richter dell’adattamento cinematografico di Prince of Persia, uscito qualche anno dopo Il calice di fuoco, sarebbe inesorabilmente sparito dalla circolazione) che però convince per le tante trovate con cui sceglie di ‘allargare’ il mondo magico di Harry Potter oltre i cancelli di Hogwarts. E’ il film che porta Harry Potter verso l’età adulta, tra amori e morti, e che oltre alle divertenti sfide del torneo Tre Maghi e il Robert Pattinson pre-Twilight viene ricordato da tutto per la prima, iconica e magistrale apparizione del Voldemort di Ralph Fiennes.

Ma non ho mai trovato troppo ‘cinematograficamente filmabile’ il ‘duello di bacchette’ – non tutto ciò che funziona sulla pagina funziona tradotto in immagini, e ogni volta che vedo quei due raggi di luce uno contro l’altro mentre gli attori provano a simulare la forza necessaria a controllare lo scontro energetico un po’ muoio dentro – e purtroppo per me l’arrivo di Voldemort coincide con quello di David Yates: sarebbe stato lui, infatti, a firmare tutti i successivi episodi della saga, contribuendo a far scemare la ‘magia’ di idee e intuizioni di messa in scena che invece contraddistinguono i capitoli precedenti.

3) Harry Potter e la camera dei segreti di Chris Columbus

Con 161 minuti, La camera dei Segreti è il film più lungo del franchise, e nella sua ambizione è anche quello che ha provato ad adattare quasi ogni cosa del libro che l’ha ispirato.

Chiaramente è impossibile – il cinema è un imbuto, butti dentro di tutto ma poi riduci e riduci e riduci fino a rimanere con l’essenza dell’idea che vuoi tradurre in immagini – ma Chris Columbus è regista esperto che di giovani e di avventure e di fantasy ne sa più di molti altri (certamente più di David Yates), e qui essenzialmente rifa i suoi più grandi successi (non solo Mamma ho perso l’aereo, ma anche le sceneggiature di Gremlins, I Goonies e Piramide di paura, altra indagine super-naturale dentro i confini di una scuola), portandoli nel mondo di Harry Potter, che aveva contribuito a plasmare nel film precedente.

A volte l’ambizione paga.

2) Harry Potter e la pietra filosofale di Chris Columbus

Harry Potter e La pietra filosofale è raccontato attraverso gli occhi di un undicenne, e qui Columbus è di casa: il regista, al quale non va dato solo il merito più ovvio (la scelta del casting degli attori protagonisti, che sarebbero diventati i volti iconici della saga), è stato soprattutto in grado di portare sul grande schermo un immaginario letterario che sembrava impossibile replicare in live-action, riuscendo nell’impresa di creare qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che il cinema non aveva mai visto prima.

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Non c’è alcun dubbio che la saga di Harry Potter abbia sempre avuto qualcosa in meno rispetto al coevo Il signore degli anelli (pur provenendo entrambi da Warner Bros, i due adattamenti sono nati sotto enormi differenze produttive: una a caso, la più evidente, il fatto che la trilogia dai libri di Tolkien sia stata concepita da un solo autore, Peter Jackson) ma nello stesso anno in cui La compagnia dell’anelli sbalordiva il mondo intero rivoluzionando il fantasy feudale (2001), La pietra filosofale portava il fantasy nell’era contemporanea, nei salotti di casa, per le strade della Londra di oggi, per una storia di scoperta e di amicizia (e di magia).

Il più leggero della saga, e il più delizioso.

1) Harry Potter e Il prigioniero di Azkaban di Alfonso Cuarón

L’importanza de Il Prigioniero di Azkaban per la saga cinematografica di Harry Potter non è mai stata sottovalutata, ed è solo cresciuta nel tempo, ma tanto vale ribadirlo ancora una volta.

Quello di Alfonso Cuarón è il film che ha stabilito la direzione creativa e la formula per i capitoli successivi, e ancora oggi è di una potenza inarrivabile rispetto a tutti gli altri: migliora quello che era venuto prima e inserisce dentro tutto quello che sarebbe venuto dopo, ma dieci volte meglio di come l’avrebbero fatto gli altri.

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Il film modifica in modo significativo l’aspetto e l’atmosfera di Harry Potter e del suo mondo (senza però rimuovere completamente ciò che Chris Columbus aveva costruito nei due film precedenti), rendendo Hogwarts tattile come non mai (ci sarebbe tutta una parentesi da aprire, su quanto il cinema messicano abbia contribuito a rendere ‘tattile’ il fantasy con Guillermo Del Toro, ma lasciamo stare). La visione di Cuarón rende quasi ogni fotogramma del film un dipinto, dai fumosi Dissennatori che sembrano usciti da un’incisione di William Blake al Platano Picchiatore che segna i cambiamenti delle stagioni: ,

Il prigioniero di Azkaban è il più cinematografico degli Harry Potter, qui il cinema delle immagini e dello sguardo vive e pulsa di uno spirito creativo che è pura magia.

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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