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House of the Dragon: recensione in anteprima del blu-ray della prima stagione

Warner Bros. Discovery ci ha fatto omaggio di una copia in anteprima dell'edizione blu-ray di House of the Dragon, in uscita il 14 febbraio.

Warner Bros. Discovery ci ha fatto omaggio di una copia in anteprima dell’edizione blu-ray di House of the Dragon, in uscita il 14 febbraio.

Forse anche Warner Bros Discovery ascolta con piacere il podcast di Freaking News: questo perché, evidentemente dopo aver recuperato l’episodio 5 disponibile su Spotify, ha deciso di inviarci una copia in anteprima dell’edizione home-video della prima stagione di House of the Dragon, che sarà disponibile in dvd, bluray, 4K e steelbook e chi più ne ha più ne metta a partire dal prossimo 14 febbraio.

L’occasione perfetta, dunque, per tornare a parlare della serie dei record di HBO, maggior debutto di sempre del network per un episodio pilota, media di 29 milioni di spettatori a puntata e vincitrice del titolo di Miglior Serie Drammatica dell’anno ai Golden Globes 2023. Ma prendiamo bella larga, tanto abbiamo tempo.

Un prequel monumentale per una serie storica

Che sia stato applaudito o che abbia fatto infuriare (chi scrive lo ha orgogliosamente adorato) il finale di Game of Thrones ha segnato un’epoca della televisione e suggellato nell’immaginario collettivo un’idea di fantasy che è stata in grado di rivoluzionare un intero genere: la serie televisiva, anzi la serie HBO (“it’s not tv, it’s HBO!“, recita un antico detto hollywoodiano) nata dai romanzi di George RR Martin è stata l’unico vero fenomeno globale sorto nello scorso decennio (ad esclusione del MCU) e le opportunità di business garantite dal franchise (e dall’immaginazione iconoclasta del suo autore) erano troppo ghiotte per essere ignorate.

Dopo i trenta milioni buttati sul pilot di Bloodmoon, il primo vero prequel di Game of Thrones creato da Jane Goldman con Naomi Watts protagonista e ambientato 8000 anni prima degli eventi narrati nelle otto stagioni della serie principale (la storia della serie, che non verrà più realizzata, avrebbe raccontato ciò che accadde durante la prima Lunga Notte di Westeros), la saga ha deciso di fare marcia indietro (o meglio, in avanti, dal punto di vista della cronologia dell’universo narrativo) avvicinandosi molto più alle atmosfere de Il trono di spade.

Ecco quindi House of the Dragon, la cui storia – ispirata al romanzo ‘Fuoco e Sangue’ – ha iniziato ‘solo’ con 200 anni di anticipo rispetto a quella di Jon Snow e Daenerys Targaryen: ed è in questa sua precisa circoscrizione che stanno tutti i punti di forza (e di debolezza) della serie sviluppata dagli showrunner Ryan J. Condal e Miguel Sapochnik (nome celebre, quest’ultimo, tra i fan di Game of Thrones: a lui si devono le regie di alcuni degli episodi più acclamati della serie originale, come ‘Aspra dimora’, ‘La battaglia dei bastardi’ e ‘La lunga notte’, anche se non tornerà per la prossima stagione del prequel).

Come prequel di Game of Thrones infatti House of the Dragon funziona sempre: l’effetto suscitato dal fare ritorno dalle parti di Approdo del Re e dei luoghi più iconici di Westeros, come Roccia del Drago, è a tratti travolgente, specie per chi ha seguito la saga fin dalla messa in onda originale dei primissimi episodi, rispetto ai quali la nuova serie può godere della popolarità accumulata dal franchise in tutti questi anni (che si traduce in una maggior quantità di risorse, sia finanziarie che artistiche, che a loro volta permettono di ingigantire i reparti della produzione, specie se paragonate alle prime puntate del 2011).

Ricreare un’epica decadente

Distanziandosi non poco dalle guerre apocalittiche che hanno occupato i protagonisti nelle ultime stagioni de Il trono di spade, in House of the Dragon al centro della scena torna soprattutto la politica, con la rievocazione di quelle atmosfere thriller tipiche degli intrighi di palazzo che gonfiavano le vene dello show nei primi episodi, che qui riempie ogni corridoio di pericoli, ogni stanza di sotterfugi, ogni parola di velate minacce.

La regia e la fotografia, che spesso giocano su una quantità di superfici riflettenti che, almeno a memoria, erano totalmente assenti dal primo show, premiano soprattutto le star del cast, tutte mai meno che eccellenti (e allo stesso tempo tutti di gran lunga inferiori a Matt Smith, nel ruolo della vita sotto la chioma argentea del ribelle Daemon Targaryen). Il fatto che gran parte dell’azione resti confinata ad Approdo del re non fa che aumentare il senso di claustrofobia che ogni storia di complotto politico degna di questo nome dovrebbe trasmettere.

Il maggior pregio dello show, comunque, rimane la sua capacità di ragionare così bene sul passaggio del tempo mettendo al centro il corpo dell’attore: il tanto spesso contestato recasting dei protagonisti, accolto non esattamente con entusiasmo da una parte del pubblico, è invece naturale per una storia che pretende di raccontare la morte del fantasy classico e le sue convenzioni.

E’ emblematico, in tal senso, l’arco narrativo del Re Targaryen, portabandiera di un fantasy ancora aggrappato alle idee di profezia e destino: se in Game of Thrones Jon Snow distruggeva i cliché del viaggio dell’eroe (nel fantasy il protagonista torna sempre a casa dopo aver compiuto il viaggio della vita, ma nel caso di Game of Thrones la foresta dei Bruti ha il sapore agrodolce della beffa) qui il Re di Paddy Considine ci racconta attraverso il marcire del corpo il decadimento di un genere, esattamente come accadeva per il cinema francese tout court in La Mort de Louis XIV di Albert Serra (nel quale Jean-Pierre Léaud testimoniava il crepuscolo del cinema francese: un’idea, questa, già ripresa tra l’altro da Capone di Josh Trank, con Tom Hardy simbolo del genere gangster).

House of the Dragon sarà disponibile in home-video dal 14 febbraio, distribuito da Warner Bros. Home Entertainment. Seguiteci su Facebook,  Instagram ma soprattutto su Spotify

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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