
I Cancelli del Cielo: il capolavoro maledetto che cambiò Hollywood
Il film più maledetto che Hollywood abbia mai avuto la sfortuna di incontrare, troppo grande per tutti e amico soltanto del tempo, per la sua scala folle, l’ambizione smodata del proprio regista e l’obiettivo esagerato di arrivare a sfiorare una purezza dell’immagine inedita. I cancelli del cielo più che un western d’avventura e guerra è un dramma epico ed epocale sulle sfortune del mondo e degli uomini, sui loro sforzi per raggiungere i propri scopi e il prezzo che si è disposti a pagare per essi (a proposito di Western, ecco 8 Cult per riscoprire l’Era degli Spaghetti Western).
I cancelli del cielo: un film megalomane e dal fascino senza tempo
Megalomane in tutto, dalla caratterizzazione dei personaggi all’afflato della parabola capitalista che questi cavalcano, diretti verso una meta indefinita che è anche la fine di un’epoca, dell’uomo, della società e di un modo di intendere il cinema. Quello di Michael Cimino è un film leggendario che ha determinato un nuovo limite per l’industria, quel limite oltre il quale ad un regista non è mai più stato consentito di spingersi ma che lui – e solo lui – ha varcato facendo poi ritorno.
I cancelli del cielo rimane il film più magniloquente e allo stesso tempo incompreso di Hollywood e della storia del cinema tutta: unione dello sguardo totale del cinema classico (da Ford a Kurosawa, da Visconti a Griffith e Ėjzenštejn) ma allo stesso tempo evoluzione della struttura narrativa anti-classica de Il cacciatore, ancor più esasperata nelle ellissi, nei non detti del fuori campo e nei blocchi episodici che qui, non a caso, aumentano di numero e presenza fino a coesistere tramite dinamiche di accostamenti e non di successioni.

Pletorico, ossessivamente circolare (figura geometrica ricorrente), spennellata di una profondità di campo abissale che sembrerebbe voler raffigurare l’irraggiungibile, I Cancelli del Cielo è un’opera nella quale il figurale sovrasta il discorsivo, un lavoro figlio del suo tempo e fuori dal tempo come il suo protagonista eternamente in ritardo. Un progetto oggi patrimonio inestimabile di un pensare e un concepire che oggi non esistono più, una scalata verso il paradiso tramutatasi in un romantico tuffo verso l’inferno.
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