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John Wick 4 Recensione: il nuovo estremo action con Keanu Reeves

John Wick 4 con protagonista Keanu Reeves è un action monumentale nelle ambizioni che eleva al quadrato il secondo capitolo della saga.

John Wick 4 è un action monumentale nelle ambizioni anche se un po’ pachidermico nella riuscita, che porta la saga con protagonista Keanu Reeves verso una (momentanea? definitiva?) conclusione elevando letteralmente al quadrato tutti i pregi del pregiatissimo John Wick 2, capitolo dal quale praticamente il nuovo film di Chad Stahelski riprende tutte le sue idee, portandole al più alto grado possibile sulla scala del massimalismo.

La portata verso la quale il film mira del resto viene palesata nei primissimi minuti, quando la fiamma di un fiammifero soffiata via stacca sull’alba del sole: se vi ricorda qualcosa si, è un’esplicita citazione al capolavoro Lawrence d’Arabia di David Lean (non sarà l’unica strizza d’occhio ad altri film epocali, da Kill Bill a The Warriors), e in effetti proprio come Babylon di Damien Chazelle questo quarto (ultimo?) capitolo della saga non ha proprio mezze misure (a cominciare dalla durata, che sfiora le tre ore).

La sensazione di delirio è altissima e vertiginosa e le sequenze action mai meno che spaziali e divertentissime ma la forza radicale di John Wick 4 spesso va anche a discapito della sua efficacia e l’originalità non è quasi mai pervenuta.

John Wick 2 alla seconda

Già il secondo capitolo della saga – che resta il migliore, e questo quarto lo conferma – ebbe la grande idea di associare i movimenti dell’azione allo stato dell’arte, letteralmente: “Roma città action“, nel film del 2017, quando l’arte di uccidere di John Wick incontrava le forme della storia dell’arte, quella figurativa da esporre nei musei e quella architettonica da attraversare. Un action teorico, di stile, di forme, un manifesto.

John Wick 4 replica quella formula, espandendola, portandola alle sue estreme conseguenze, probabilmente massime, definitive per l’action contemporaneo, ma anche (alla lunga) ridondanti: è decisamente una scelta consapevole (dopo John Wick 3 e prima del covid, Lionsgate annunciò John Wick 4 E John Wick 5, ma a causa della pandemia i piani cambiarono e non è chiaro a questo punto se un quinto capitolo sarà mai realizzato: di certo dopo questo quarto non se ne vede l’utilità) ma il linguaggio visivo non cambia di una virgola rispetto al passato, è solo più eccessivo, sottolineato in grassetto, pompatissimo, estetizzato.

John Wick 4 Recensione 1

In una sequenza ambientata in una discoteca con le pareti di acqua (!) i personaggi si uccidono a vicenda (o meglio, John Wick uccide i vari personaggi che affronta) mentre le comparse continuano a ballare indisturbate: perché uccidere è un’arte, come il ballo. Ma il suo vivere solo di estremi (perché questo è decisamente il capitolo più estremo della saga, e quindi per sua stessa natura anche il meno riuscito), John Wick 4 lo paga nell’impossibilità strutturale di raggiungere quell’equilibrio perfetto e immortale che rende Mad Max: Fury Road Mad Max: Fury Road.

Però quanto ci si diverte, signor Wick

Innegabilmente, però, il divertimento arriva a valanga: la saga di John Wick è forse l’unica creazione hollywoodiana dell’ultimo decennio che ha gli spunti e le idee per rivaleggiare con le idee e con gli spunti che arrivano al cinema dopo essere nate altrove, tra videogiochi e/o fumetti.

John Wick è il cine-fumetto che nasce direttamente sul grande schermo: tutto il suo mondo è fumettistico, eppure è una IP totalmente originale e questa realtà alternativa in cui tutti sono assassini e combattenti micidiali (i civili praticamente non esistono, i palazzi possono esplodere senza che nessuno se ne preoccupi) è così cinematograficamente potente che funziona proprio nelle sue esagerazioni.

Le evidenti influenze che il cinema asiatico ha avuto sulla nascita della saga qui vengono omaggiate tramite la presenza di Hiroyuki Sanada (la figlia del suo personaggio si chiama Akira) e soprattutto Donnie Yen, che non solo si conferma il più grande artista marziale cinematografico del mondo ma permette a Stahelski di replicare un classico del cinema action di Hong Kong. Il suo personaggio, Kane, è infatti un amico intimo di John Wick che le regole del mondo di John Wick costringono a trasformarsi in un nemico, gran cliché del hongkonghese alla John Woo o Johnnie To nel quale il doppio negativo del protagonista si rispecchia nell’eroe fino alla catarsi. E la catarsi finale, dopo tre ore di deliri esilaranti, è molto soddisfacente.

Certo i primi due episodi della saga usavano il mondo intorno a John Wick per raccontarci il protagonista, anche con grande ironia, e qui non è mai così: del resto John Wick 4 non ha più niente da raccontare, non ha più niente da dire, è esso stesso una dichiarazione. Come per il pachidermico kolossal di Damien Chazelle, però, è impossibile non volergli bene proprio per via della sua spropositata ambizione.

Voto: 4/5

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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