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Kimi Recensione: il thriller di Steven Soderbergh con Zoe Kravitz

Con colpevole ritardo arriva in Italia, direttamente on demand tra noleggio e acquisto, uno dei migliori film del 2022: Kimi di Steven Soderbergh.

Con colpevole ritardo arriva in Italia, direttamente on demand tra noleggio e acquisto, uno dei migliori film del 2022: Kimi di Steven Soderbergh.

Alla buonora arriva in Italia Kimi, il nuovo thriller di Steven Soderbergh con Zoe Kravitz protagonista, spuntato in questi giorni sulle maggiori piattaforme di streaming on demand a quasi un anno dal debutto ufficiale in Nord-America in streaming su HBO Max: occhio però, da noi atterra direttamente sugli store digitali, e non all’interno dei cataloghi ‘gratuiti’ di Netflix o Prime Video o MUBI e compagnia, ma almeno è tra noi (chi vi parla, da cinemaniaco ossessivo-compulsivo, possiede da mesi una splendida edizione in dvd in lingua originale: si, dvd purtroppo, perché quella bluray non esiste).

Comunque. Mentre pubblico e autori discutono del futuro dell’arte dell’intrattenimento dividendosi equamente tra partiti della sala cinematografica e partiti dello streaming, Steven Soderbergh si limita a proseguire la sua carriera avanguardista sfoderando film clamorosi uno via l’altro per chiunque sia interessato a guardarli e soprattutto per se stesso. Messa alle spalle la ‘trilogia Netflix’, con Unsane, High Flying Bird e The Laundromat, prosegue a spron battuto la sua ‘saga HBO Max’: con Kimi, terzo lungometraggio della piattaforma WarnerMedia dopo Let them talk e No sudden move, arriva il capolavoro.

Un thriller nel post lockdown

Perché questo thriller scritto magistralmente da David Koepp – con la nuova Catwoman per il nuovo The Batman di Matt Reeves che qui mette il suo corpo a disposizione di un personaggio che è un topolino minuto, incerto e zigzagante tra la folla, che striscia negli intercapedini e rasente i muri perché terrorizzato da un mondo che fa paura come un dramma cospirazionista di metà anni ’70 – sembra riuscire a intercettare finalmente tutti i livelli di cattività del nuovo mondo post- lockdown, post-covid, post-Zoom e post-FaceTime, nel quale le case sono microcosmi che contengono tutto, il lavoro, la salute, la psiche, il sesso. Il cinema.

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Soderbergh – colui che ha anticipato il Covid con Contagion, uscito nel 2011 e riscoperto nel 2020 mentre il mondo impazziva e per divertimento si auto-infliggeva l’apocalisse immaginata dal regista, che tornava in testa alle classifiche di vendite (e di streaming on demand) – con Kimi sembra voler (e riesce a) intercettare tutto quello che il cinema di genere ha detto o fatto o dice e fa da sempre, dalle finestre di Hitchcock alle conversazioni di Coppola, fino alle divagazioni futuriste di Black Mirror, calando ogni cosa nell’oggi, tra mascherine e sanificatori, tra tecnologie tangibili e relazioni vissute nel cloud.

Un film di suoni e di non suoni, di cavetteria, di mani operose che pigiano tasti, ma anche di carrellate violente, di steadycam instabili, di dissolvenze incrociate che soffiano su realtà effimere, un’opera gigantesca che rimane sottotraccia perché basta a sé stessa: già citata su questi canali tra i migliori film del 2022, finalmente potete recuperarla tutti.

Voto: 4,5/5

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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