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La caduta della casa degli Usher Recensione

La caduta della casa degli Usher – Recensione della serie tv Netflix

Abbiamo visto in anteprima La caduta della casa degli Usher, l'ultima serie horror di Mike Flanagan realizzata per Netflix: la recensione.

Svanito l’eco dell’iconico ‘tudum’ di Netflix, il suono-sigla che accompagna l’inizio di ogni titolo della piattaforma di streaming on demand, arriva prepotente la voce di Roger Waters e la musica dei Pink Floyd, con l’immortale ‘Another brick in the wall’ dal leggendario album ‘The Wall‘. Poi un montaggio velocissimo, immagini-lampo, un funerale, una donna inquietante che appare come un angelo della morte, e subito dopo due personaggi seduti uno di fronte all’altro nel soggiorno decrepito di una magione in disuso. Due protagonisti, scopriremo immediatamente dopo, uno Bianco e uno Nero, come in ‘Sunset Limited’ di Cormac McCarthy ritrovatisi a tu per tu per parlare delle loro storie, delle loro vite, del bene e del male e di tutto quello che c’è in mezzo.

Ecco a che livelli punta il regista Mike Flanagan con La caduta della casa degli Usher. L’ultima serie tv firmata dall’autore per Netflix prima del passaggio in esclusiva a Prime Video (grazie al quale potrebbe finalmente coronare il suo sogno di adattare in live-action i romanzi de La torre nera di Stephen King) coincide con uno dei massimi picchi della piattaforma di streaming e con la chiusura di un cerchio, per un ragionamento sull’horror all’epoca dello streaming che, proprio grazie a Netflix, ha visto questo autore riservarsi, anno dopo anno, uno spazio tra i maestri contemporanei del genere.

Ci dispiace per quelli che si erano strappati i capelli per il tutto sommato mediocre The Midnight Club – la precedente serie tv dell’autore, sempre per Netflix e co-creata insieme a Leah Fong ma mezzo passo falso rispetto alle opere precedenti, come Hill House, Bly Manor e soprattutto il capolavoro Midnight Mass (ecco la nostra recensione di Midnight Mass) – perché La caduta della casa degli Usher è destinata a ridimensionare ciò che Mike Flanagan ha fatto finora.

La caduta della casa degli Usher: una nuova vetta per Netflix

Dopo il non riuscitissimo The Pale Blue Eye di Scott Cooper con protagonista Christian Bale, Netflix torna nel mondo di Edgar Allan Poe per un adattamento revisionista del noto racconto ‘La caduta della casa degli Usher’, che vivaddio nelle mani di Mike Flanagan diventa argilla malleabile e pronta ad adattarsi alle esigenze tematiche e stilistiche dell’autore.

La caduta della casa degli Usher non è tanto, come si potrebbe pensare, una trasposizione del libro omonimo, quanto la creazione di un ‘Edgar Allan Poe Universe’ che ambisce (riuscendoci splendidamente) a dare forma ad un’unica narrazione coerente che inglobi in sé la maggior parte delle opere più famose del maestro della letteratura gotica americano, su un modello non troppo dissimile da quello di Penny Dreadful (a sua volta coniato da La lega degli uomini straordinari).

La caduta della casa degli Usher Recensione 1

Come un Succession di HBO ma in chiave horror, la trama segue il patriarca della casa degli Usher che, nel giro di un paio di settimane, ha perso tutti e sei i suoi figli, morti uno dopo l’altro in circostanze più o meno ambigue: la sceneggiatura a svelamento ci racconta la storia in flashback (Usher si confessa ad Auguste Dupin, storico investigatore dei romanzi di Edgar Allan Poe qui reinventato come procuratore distrettuale che da anni tenta di inchiodare gli Usher per le loro malefatte nel settore farmaceutico) con ogni episodio dedicato ad una particolare morte, a sua volta ispirata ad uno specifico racconto di Edgar Allan Poe (come anche i titoli delle puntate: ‘Il cuore rivelatore’, ‘Lo scarabeo d’oro’, ‘Il gatto nero’ e così via).

Come fosse l’Avengers: Endgame di Mike Flanagan, La caduta della casa degli Usher diventa un omnibus dei temi e della poetica dell’autore, unisce in sé praticamente tutti i membri dei cast di tutte le precedenti opere che il regista ha realizzato nel suo corso Netflix (anche i clamoroso Bruce Greenwood e Carla Gugino del film Il gioco di Gerald, adattamento del romanzo di Stephen King che viene espressamente citato in una scena come easter-egg) e li inserisce in un mondo narrativo coerente, che prende forma attraverso il racconto (i lunghi monologhi che caratterizzano i suoi lavori qui tornano più prepotenti che mai, anzi tutta la serie se vogliamo è raccontata come fosse un lungo monologo).

La caduta della casa degli Usher Recensione 2

Meno ancestrale e universale di Midnight Mass ma più indirizzato verso l’attualità, La caduta della casa degli Usher ha dalla sua una contemporaneità che lo rende vitale (si parla perfino del ruolo dell’intelligenza artificiale, e in generale gli episodi sembrano voler intercettare gli argomenti più comuni del nostro quotidiano) senza che però questo suo voler essere presente nel contemporaneo sacrifichi in alcun modo la nera anima gotica del racconto.

Mike Flanagan sa come giocare con la paura e con i cliché della paura cinematografica; sa come impostare la scena per spingere lo sguardo e le aspettative dello spettatore da una parte per poi coglierlo di sorpresa dall’altra; sa come creare dei personaggi vivi come persone e come gestirli uno dopo l’altro e tutti insieme senza giudicarli, solo raccontandoli, solo guardandoli. Un magistrale non-adattamento di Edgar Allan Poe, che si impone anche come l’unico adattamento possibile.

VOTO: 4,5/5

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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