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L’esorcista: Il credente – Recensione del nuovo horror Blumhouse

Abbiamo visto L'esorcista: Il credente, nuovo film di David Gordon Green sequel diretto de L'esorcista di William Friedkin: la recensione.

A cinquant’anni esatti (1973-2023) dall’uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo de L’esorcista, il capolavoro dell’horror e della storia del cinema di William Friedkin, venuto a mancare lo scorso 7 agosto, Universal Pictures e la Blumhouse di Jason Blum resuscitano il celebre franchise nato dal romanzo di William Peter Blatty con L’esorcista: Il credente, nuovo film scritto e diretto da David Gordon Green (a proposito di produzioni horror in uscita, non perdetevi la nostra recensione de La caduta della casa degli Usher).

Il concept è lo stesso che Blumhouse e Gordon Green avevano già usato per riportare la saga di Halloween di John Carpenter nella contemporaneità: com’è stato per Halloween 2018, anche L’esorcista: Il credente è un sequel diretto de L’esorcista del 1973 – la trama del film ignora tutti i film successivi e anche la serie tv della Fox, che aveva utilizzato un approccio simile nei confronti del cult di Friedkin, e anche qui ritorna la protagonista originale Ellen Burstyn, come fu per la protagonista di Halloween Jamie Lee Curtis – e, esattamente come con i sequel Halloween Kills e Halloween Ends, questo nuovo capitolo si configura come il primo episodio di una nuova trilogia (il cui secondo capitolo, L’esorcista: L’ingannatore, è già stato annunciato per aprile 2025).

David Gordon Green aveva mostrato con i film di Halloween un approccio filologico molto avvincente, lavorando per concretizzare in modo tangibile la figura slasher di Michael Myers attraverso una messa in scena molto concreta di spazi e scenografie fisiche – laddove invece i film originali tendevano a trasformare l’uomo Michael Myers in una figura spettrale e incorporea – ma come se la sarà cavata con i drammi esistenziali e filosofici alla base dell’indimenticabile film di William Friedkin?

L’esorcista: Il credente ci crede abbastanza?

Dopo la tragica scomparsa di sua moglie incinta durante il micidiale terremoto ad Haiti di 12 anni fa, Victor Fielding (interpretato da Leslie Odom Jr., vincitore di un Tony e candidato all’Oscar per il magnifico Quella Notte a Miami) ha cresciuto da solo la loro figlia Angela (Lidya Jewett, nota per Good Girls).

Ma quando Angela e la sua amica Katherine (l’esordiente Olivia O’Neill) spariscono nel bosco, per poi tornare tre giorni dopo senza ricordare cosa sia successo, si scatena una serie di eventi che costringeranno Victor a confrontarsi con il male nella sua forma più oscura. Nel terrore e nella disperazione, il protagonista si mette alla ricerca dell’unica persona in vita che abbia mai assistito a qualcosa di simile: Chris MacNeil, la cui figlia cinquant’anni prima era stata posseduta dal Diavolo.

L'esorcista: Il credente recensione

C’è da dire che con L’esorcista: Il credente David Gordon Green si dimostra ancora una volta un buonissimo regista, sa come creare la tensione, montarla e alimentarla in base alle aspettative del pubblico – anche scendendo a patti con i cliché dei jump-scare – e addirittura gioca di fino quando crea questa sorta di contemporaneità alternativa con un 2023 mai così vicino, per look e atmosfere, agli anni ’70 (ovvero quelli del film originale). Come se il tempo non fosse passato, come se il male lo avesse piegato al suo volere.

Partire con il piede sbagliato

Tuttavia L’esorcista: Il credente va in grande difficoltà nel confrontarsi non tanto con L’esorcista originale – e del resto fin qui siamo nell’ovvio – quanto proprio con la saga sequel di Halloween, che cerca di imitare fin troppo da vicino e a partire, ci è sembrato, da un madornale fraintendimento: come se Halloween di John Carpenter e L’esorcista di William Friedkin fossero la stessa cosa, Gordon Green pare non accorgersi che ciò che aveva funzionato benissimo con i suoi tre film precedenti ispirati al capolavoro di Carpenter (il trasportare la sfida tra la protagonista e Michael Myers su un piano sociale), non può essere semplicemente replicato nel sequel del capolavoro di Friedkin.

Il voler collettivizzare la psicologia, il dubbio e i propri demoni interiori (siano essi frutto di squilibri emotivi o dei sette inferi) proprio non regge. Non regge già dall’inizio, quando proprio un dramma collettivo (il terremoto di Haiti) innesca una storia che invece non dovrebbe esserlo (scena che tra l’altro cita quella d’apertura dell’originale ma anche in questo caso c’è un equivoco: il prologo de L’esorcista raccontava la nascita del male).

L'Esorcista Il Credente Recensione 2

A quel punto devi piegarti agli spiegoni generici per far quadrare i conti, alla banalizzazione nel caratterizzare i personaggi (fin troppi, incluso un protagonista maschile quasi guerrigliero che – appunto – sarebbe stato benissimo tra le atmosfere action dei più recenti film di Halloween) ma il castello di carte inizia a cedere: la speranza è che le idee di Gordon Green riescano a beneficiare dei prossimi episodi per dare i loro frutti (come accadeva con Halloween, che è andato in crescendo) ma insomma la partenza non è delle migliori.

(NOTA: nel frattempo, non è mai troppo tardi per riscoprire il primo vero sequel de L’esorcista, L’esorcista II: L’eretico di John Boorman, affresco onirico e surreale tra i più sottovalutati di sempre, ma anche il prequel Dominion: Prequel to the Exorcist di Paul Schrader, purtroppo più famoso per le sue vicende produttive che per la sua suggestiva rilettura dei temi del film originale).

VOTO: 2/5

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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