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Millennium Mambo 4K: la gloriosa rinascita di un film epocale

Millennium Mambo, film epocale di inizio millennio firmato dal maestro taiwanese Hou Hsiao-hsien, rinasce nella gloria del 4K.

Sono notoriamente legato alla nouvelle vague di Taiwan, quella corrente cinematografica che dagli anni ’80 ai primi 2000 ha portato all’attenzione del pubblico internazionale un modo nuovo di concepire il cinema e le immagini per raccontare l’evoluzione di un mondo e l’identità di una società in eterno divenire, al punto che durante un intervento alla trasmissione radiofonica La settima ossessione la decretai come il mio filone di storia del cinema preferito all-time (si, più della New Hollywood degli anni ’70).

Oggi posso sottoscrivere che in un’ideale classifica dei miei registi preferiti, dietro i primi posti scontati occupati da Michael Mann, Michael Cimino e Steven Spielberg, e subito dopo Paul Thomas Anderson, James Cameron e Takeshi Kitano, entro la fine della top10 vedrete, sempre e comunque e a prescindere da qualsiasi cosa sia stata detta in passato o verrà pronunciata in futuro, anche i nomi di Edward Yang e Hou Hsiao-hsien.

E se il primo ci ha ahinoi lasciato presto e con una filmografia decisamente più contenuta (eppure piena zeppa, pulsante, vibrante, debordante di capolavori, da Taipei Story a The Terrorizers fino ai totalizzanti A brighter summer day e Yi Yi), il secondo, apripista della new wave taiwanese e punto di riferimento di tutto il cinema asiatico contemporaneo più dichiaratamente artistico (dall’uber-fan Wong Kar-Wai a Jia Zhang-ke fino al thailandese Apichatpong Weerasethakul), di capolavori forse ne ha fatti pure troppi, almeno in una quantità così elevata da rendere impossibile una scelta definitiva sul quale sia il suo lavoro migliore in assoluto (nel corso di una carriera lunga e sempre mutevole).

La nuova riedizione in 4K, però, oggi ci offre la scusa di parlare di Millennium Mambo, film-simbolo su un tempo e sul Tempo.

Millennium Mambo: ellissi fuori e dentro il tempo

Qual è il tempo di Millennium Mambo, o meglio: cos’è il tempo in Millennium Mambo?

E’ una domanda che si può aprire a tutto il cinema di Hou Hsiao-hsien, che nel corso della sua opera è riuscito, forse meglio di chiunque altro prima e dopo di lui, ad incapsulare nelle immagini il tempo di un tempo, oscillando tra ricordo e memoria storica, tra sensazioni e sentimenti, per rievocare qualcosa che è stato in passato e che è ancora oggi, ma solo nella memoria (dell’autore, del suo personaggio protagonista, quindi nel cinema).

Già il titolo Millennium Mambo, misterioso, elettrico, affascinante, incognito, ci offre lampi nebulose di interpretazioni: ci fornisce un punto nel tempo, il nuovo Millennio, rispecchiando l’anno di uscita del film e quello dell’ambientazione della storia, il 2001; ma la protagonista, Vicky, interpretata da Shu Qi (l’abbiamo citata qualche tempo parlando di In fuga per Hong Kong, con Jackie Chan), racconta in voice-over dal 2011, innescando fin dal minuto zero un cortocircuito spazio-temporale tra immagine e parlato. Narrazione in absentia di momenti che sono stati, che ancora accadono in quel momento lontano del tempo e che accadono ora per lo spettatore.

Ma è una narrazione, quella di Hou Hsiao-Hsien, enigmatica ed ellittica, statica e impassibile, così diversa dalla danza cubana del Mambo citato nel titolo: l’indimenticabile colonna sonora techno, le luci neon e gli slow motion raccontano, insieme, un mambo decadente, svogliato, spento, il ritmo di una nuova generazione che attraversa il tempo nell’immobilità più impassibile, e che la cinepresa dell’autore ritaglia con una passione raggelante.

Hou Hsiao-Hsien: lo sguardo della e sulla contemporaneità

Dopo aver chiuso il secolo precedente con il film più sobrio ed elegante degli ultimi cinquant’anni, I fiori di Shanghai (1998), ambientato nel 1884 e composto da appena 38 inquadrature di durata più o meno estesa e tutte caratterizzate da piani fissi di un rigoroso immobilismo, Millennium Mambo riporta Hou Hsiao-Hsien nella contemporaneità (come detto anno d’uscita e anno d’ambientazione della storia coincidono, cosa rara in Hou Hsiao-hsien) per riplasmare lo sguardo del contemporaneo e sul contemporaneo.

Il regista, che negli anni ’80 ha raccontato la sua giovinezza attingendo più o meno da memorie autobiografiche con toni e sguardi totalmente diversi (I ragazzi di Fengkuei, A time to live, a time to die), vent’anni dopo si ritrova di fronte ad una nuova giovinezza, quella della generazione successiva, già così diversa dalla precedente, già così scollata: è il fascino del cinema taiwanese, travolto come la sua isola dai mutamenti tanto radicali quanto fulminei del progresso e del capitalismo occidentale. Messo di fronte ad un nuovo contemporaneo, Hou adotta un nuovo stile di messa in scena, meno da partecipatore e più da osservatore, obiettivo, distaccato.

Millennium Mambo 4K 1

Distaccato dal tempo, come detto: l’intero racconto sembra racchiuso in una cornice proiettata dal futuro, dal 2011, con la voce fuori campo in terza persona della protagonista che Hou ci fa ‘rivedere’ mentre agisce in prima persona, nel 2001: uno scarto temporale di circa un decennio che Hou inventa per darsi il tempo di analizzare da lontano e poi tornare indietro per superare, restringendo il mondo con la sua macchina da presa sempre presente, sempre al presente, in un ciclo indefinito e indefinibile tra transitorietà e immanenza.

Ogni tanto Vicky lo lasciava. Ma lui riusciva sempre a riprendersela. Le telefonava, la scongiurava di tornare. Era una storia che si ripeteva. Ne era come ammaliata, ipnotizzata. Non aveva scampo. Tornava sempre da lui. Dentro di sé si diceva: in banca ho ancora cinquecentomila dollari taiwanesi, quando li avrò finiti, lo lascerò! Tutto questo avveniva dieci anni fa, era l’anno 2001: il mondo intero festeggiava il ventunesimo secolo, e dava il benvenuto al nuovo millennio

Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien, scena iniziale

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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