
Napoleon Recensione: il ritorno di Ridley Scott e Joaquin Phoenix
A poche settimane da Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese (qui la nostra recensione di Killers of the Flower Moon), la piattaforma di streaming on demand Apple TV+ torna con prepotenza sui grandi schermi delle sale cinematografiche – in collaborazione, questa volta, con Sony Pictures (nel mondo) e Eagle Pictures (in Italia) – per Napoleon, nuovo kolossal diretto da Ridley Scott e interpretato dall’attore premio Oscar Joaquin Phoenix.
Scritto da David Scarpa, che per l’autore di Alien e Blade Runner aveva già firmato le sceneggiature di Tutti i soldi del mondo e di diverse puntate della serie tv The man in the high castle – e che ha anche firmato il copione de Il gladiatore 2, le cui riprese riprenderanno a Malta nelle prossime settimane dopo la lunga interruzione causata dagli scioperi di Hollywood – racconta l’epica ascesa e caduta dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte.
La storia di Napoleon ripercorre l’inarrestabile scalata al potere da generale a sovrano filtrata attraverso la burrascosa relazione con il suo unico vero amore, Giuseppina, interpretata da Vanessa Kirby, star della saga di Mission: Impossible. Dalle strategie politiche nelle stanze del potere alle visionarie tattiche militari sul campo di battaglia, passando per i vizi privati in camera da letto, Ridley Scott con Napoleon ripropone la celebre epica del suo cinema accostandola però alla satira del mito già sperimentata in House of Gucci.
Napoleon: chiusura del cerchio
Con Il Gladiatore 2 già in lavorazione e in arrivo nel 2024 e un altro film – il primo western della sua carriera, probabilmente un adattamento del romanzo Wraiths of the Broken Land di S Craig Zahler – annunciato ufficialmente in questi giorni, Napoleon è per certi versi una romantica chiusura del cerchio per Ridley Scott, lui che nel 1977 aveva iniziato la sua carriera con uno dei più grandi film di era napoleonica di sempre, I duellanti, arrivato due anni dopo il più grande film napoleonico di tutti i tempi, Barry Lyndon di Stanley Kubrick del 1975.
Proprio quel Barry Lyndon che Kubrick decise di realizzare dopo aver inseguito per anni un epico kolossal sulla vita di Napoleone Bonaparte successivamente abbandonato (scoraggiato non solo dalle difficoltà produttive ma anche dal flop commerciale di un film molto simile, Waterloo di Sergej Fëdorovič Bondarčuk, uscito nel 1970) e a cui Ridley Scott rende omaggio, nel suo Napoleon, attraverso le iconiche note del Trio in mi bemolle maggiore di Schubert.

Note che Kubrick scelse per il suo adattamento de Le memorie di Barry Lyndon e che qui l’autore di The Martian fa partire, con impeccabile gusto cinefilo e nostalgico, proprio durante la ricostruzione della battaglia di Waterloo. Tuttavia ciò che è davvero straordinario in Napoleon di Ridley Scott è l’approccio ancora una volta spiazzante attraverso il quale l’autore decide di creare la sua versione dell’Imperatore francese.
Ridley Scott contro l’epica
Per una volta contro l’epica – lui che forse più di tutti a Hollywood ha riportato di moda il peplum e i film di spade e cavalli con opere come The Last Duel e Robin Hood, per tacere del capolavoro Le crociate, inarrivabile nella sua versione director’s cut – con Napoleon Ridley Scott realizza un film spaccato in due.
Già a partire dalla fotografia di Dariusz Wolski (o tutta ocra o tutta grigio-blu senza mezze misure anche quando si tratta di ricalcare dipinti come ‘Napoleon at Fontainebleau’ di Paul Delaroche o ‘Bonaparte davanti alla Sfinge’ di Jean-Léon Gérôme), il film alla grandeur della messa in scena delle enormi battaglie campali (che il regista osserva spesso e volentieri ‘da fuori’, o dall’alto, quasi mutuando il linguaggio dei videogiochi strategici in tempo reale) alterna spaccati di vita quotidiana di Napoleone e Giuseppina.

I ruoli dei due coniugi vengono costantemente ribaltati passando da dominante a dominato: è in queste sequenze che viene fuori la vera idea del Napoleon di Ridley Scott, un biopic che non vuole esaltare le gesta del suo protagonista ma al contrario tende a sminuire l’uomo e le sue imprese. Esemplare in tal senso la sottotrama degli incendi di Mosca, chiusa dal candore di una bimba nel finale ironicamente coppolaniano, ma anche la decisione di mostrare Napoleone che bombarda le Piramidi, evento che non appartiene ai libri di storia che ma Ridley Scott (regista vero che pensa per immagini) inventa per riassumere in una sola inquadratura la conquista di un’intera nazione e dei suoi simboli.
Purtroppo a Ridley Scott non è stata concessa la medesima libertà di cui ha potuto godere Scorsese con Killers of the Flower Moon e la versione di Napoleon distribuita nelle sale è stata soggetta a diversi tagli: il regista, la cui carriera è costellata di magistrali director’s cut, ha già annunciato una versione estesa di quasi quattro ore in arrivo su Apple TV+ e in home-video.

Ciononostante, anche in questo montaggio da due ore e mezza, la visione dietro Napoleon non potrebbe essere più compiuta: una quasi commedia beffarda e ironica, l’unico kolossal possibile dopo l’incompresa parodia delle firme di House of Gucci. L’ennesimo colpo di un artista imprevedibile, che ha passato tutta la seconda parte della sua carriera a distruggere o ribaltare le opere della prima.
VOTO: 4/5
Mi attacco al tuo finale: non per nulla Napoleon finisce con due “nuove” duellanti (donne e poco più che bambine) che duellano x gioco davanti all’imperatore pensionato su uno scoglio/prigione in mezzo all’oceano