
NBA 2K24 Recensione e Podcast: l’Era NBA con i New York Knicks
Kobe Bryant – a cui è stata dedicata la copertina di NBA 2K24 oltre che una modalità da lacrimoni, i Mamba Moments, attraverso la quale rivivere in prima persona i momenti che hanno definito la sua Leggenda – ha maturato, nella sua ventennale carriera da professionista in NBA, circa 48.637 minuti di gioco che tradotti, significano più di un mese di basket ininterrotto.
Non so dirvi i miei numeri ufficiali con la serie 2K ma vi assicuro che tra NBA 2K3 e NBA 2K16, ho accumulato un’esperienza offline tale da aver vinto ogni campionato possibile, anche con squadre scarsissime. Tutti i pomeriggi, dopo la scuola prima e l’università poi, tornavo a casa a spendere ore e ore per assemblare la franchigia perfetta, giocando partite da quarantotto minuti, come nella realtà. Oggi, invece, la durata di una gara si è dimezzata così come il tempo a mia disposizione.
Peccato che questa conoscenza videoludica del gioco che ho appena millantato, non mi sia servita praticamente a nulla per vincere con gli arancionissimi New York Knicks, la Mia ERA in NBA 2K24. Non potevo non iniziare la dinastia con la squadra della Grande Mela, anche per via del forte legame che si è creato dopo averli visti dal vivo nel mio recente viaggio a New York (ecco il resoconto della mia esperienza con i New York Knicks al Madison Square Garden). Volevo davvero portare I Knicks sul tetto del mondo e alzare quel titolo che manca ormai dal 1972. Non ho fatto però i conti con gli avversari.
La regular season con i Knicks
Da “giovane”, la mia formazione tipo era piuttosto efficace: tutto ruotava intorno all’asse play-ala con un quattro letale da dietro l’arco, che potesse fare da bloccante e aprirsi per sparare da tre punti – parliamo di uno schema che rompeva totalmente le difese avversarie – e un play che gestisse il gioco, capace di segnare da ogni posizione e che smazzasse assist per far segnare i compagni.
Qualche anno fa, sempre con i Knicks, avevo Carmelo Anthony e Stephen Curry (che arrivava via trade); oggi ho Jalen Brunson e Julius Randle. Il talento è ovviamente di molto inferiore – e ci mancherebbe altro – ma la squadra rispetta comunque i miei canoni: oltre al dinamico duo, posso contare su R.J. Barret come terzo violino – tra l’altro, il cestista canadese è fortissimo in 2K24 – e Mitchell Robinson a protezione del ferro, a sostituire il mitico Tyson Chandler.

Dopo le facili vittorie nelle amichevoli pre-campionato ho pensato di essere già il padrone assoluto del gameplay di NBA 2K24. Tuttavia, le cose sono andate diversamente. Perdo la prima partita di Regular Season contro i Celtics sul foto finish. Seconda uscita, stessa identica storia con i Cavaliers che vincono, aimè, per il rotto della cuffia.
Nel frattempo però prendo sempre più dimestichezza con il nuovo sistema di tiro in cui bisogna caricare un indicatore e rilasciarlo al momento giusto. Nonostante le sconfitte, Brunson la mette dentro che è un piacere. I dubbi, invece, li ho su Randle, incostante e praticamente inefficace dal post basso dove fatico a superare l’avversario, anche in situazioni di mismatch favorevoli.
La tecnologia ProPlay di NBA 2K24
La terza gara contro i Bucks è da dentro o fuori, sono già pronto a dare le dimissioni. Lottiamo, combattiamo su ogni pallone, fatico a difendere mentre la CPU non mi aiuta nel cambio sui blocchi – una costante per tutta la stagione – tanto che spesso il rollante sia che si apra sia che tagli dentro, è libero di ricevere il passaggio. Soffro anche nell’aiuto: quando vado a switchare giocatore per controllare Robinson e provare a chiudere la linea di penetrazione, impiego davvero un’eternità a spostarmi, nonostante la mia lettura sia arrivata con ampio anticipo. La sfida contro la squadra di Milwaukee mi ha permesso poi di ammirare – e subire – la grande novità di NBA 2K24 lato gameplay, la tecnologia ProPlay.

Sostanzialmente, questa nuova feature permette di replicare esattamente le movenze sul parquet delle stelle NBA: nella partita in questione, Giannis Antenoukumpo, il più delle volte, ha attaccato il ferro spazzando via, in ordine sparso, RJ Barret, Julius Randle, Immanuel Quickley e qualsiasi altro corpo che ho provato a interporre fra la stella greca e il canestro. E per fortuna, aggiungo, che Damian Lillard non era ancora approdato ai Bucks via trade, altrimenti sarebbe stato un bagno di sangue (qui la trade completa fra Bucks, Blazers e Suns).
Scelgo, allora, di lasciare Giannis libero di fare un po’ ciò che vuole ed evitare di farmi battere dai suoi compagni di squadra. Una strategia che alla fine, si rivelerà decisiva: vinco all’overtime una partita durissima ma anche piuttosto emozionante (un grande merito che voglio dare a NBA 2K24 è la capacità di farti vivere i possessi decisivi come se fossi davvero in campo con la palla che pesa un macigno quando stai per tirare un libero di fondamentale importanza, la lotta a rimbalzo e la tensione per un possesso difensivo che potrebbe chiudere la gara. Tutte emozioni che ho percepito addosso come un pugno in pieno petto). Arriva Natale e decido, in coincidenza della festività, che è giunto il momento di tuffarmi sul mercato per farmi un bel regalo.
La trade Randle – Markkanen e i Playoff
Fuori Randle e dentro Lauri Markkanen, il cestista finlandese degli Utah Jazz, reduce dalla sua miglior annata in NBA: 25 punti e quasi 9 rimbalzi a uscita. La scelta di Markkanen è stata principalmente dettata dalla possibilità di poter far giocare la stella dei Jazz sia da ala grande che da centro – parliamo pur sempre di 213cm di altezza – così da avere maggiore flessibilità con i quintetti. La prima uscita contro i Timberwolves è stata una festa e il pick and pop Brunson – Markkanen una gioia per il gameplay di NBA 2K24.
Chiudo la regular season da 82 partite (alcune simulate, altre giocate) con un discreto 50 – 32 che mi vale il terzo posto nella Eastern Conference. Aprile come tutti sanno è il momento dei playoff NBA e il primo turno dei miei New York Knicks si preannuncia piuttosto abbordabile: la sfida è contro i Chicago Bulls di DeMar DeRozan e Zach LaVine. Il primo pensiero, dopo aver visto l’accoppiamento, è stato il seguente: “Contro i Bulls si vince facile facile“.

Mai affermazione fu più sbagliata. Avete presente il detto “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare“? Oppure la solita storiella secondo cui, quando arriva il momento più caldo della stagione, le vere superstar alzano il proprio livello di gioco? Ecco solitamente quanto appena scritto spesso si verifica nei campi reali – per ulteriori approfondimenti chiedere a Jimmy Butler, ai Milwaukee Bucks e ai Boston Celtics – ma mai avrei pensato che sarebbe valso anche in NBA 2K24.
Esco al primo turno dei playoff con un tristissimo 4 -1 e il motivo principale di questa debacle è da ricercare in un unico, fenomenale giocatore: DeMar DeRozan. La stella dei Bulls ha ridicolizzato la gabbia difensiva di Tom Thibodeau, rendendosi immarcabile dalla media e soprattutto – questo non era previsto nel game plan – dagli otto metri. Insomma, il primo viaggio con i New York Knicks si chiude qui. Per la nuova stagione che è alle porte, cercherò di fare tesoro degli errori per provare a vincere almeno una serie di playoff.

Prima di chiudere, una precisazione: se avete notato, questa non è stata la classica recensione di NBA 2K24 ma si avvicina molto di più a quella che ho scritto per WWE 2K23 (se incuriositi, ecco la mia recensione di WWE 2K23). Spero che vi sia piaciuta – il voto è riferito solo ed esclusivamente alle esperienze con La Mia Era e con la modalità per due giocatori in locale – e già che ci sono, vi invito anche ad ascoltare e vedere il Video-Podcast in cima alla pagina, che racconta quanto è divertente giocare fra amici in locale su Xbox Series X.
VOTO: 8.5/10
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