
Nuovi film in tre righe: il meglio e il peggio della settimana EP7
Al cinema e sulle piattaforme di streaming potete trovare tantissimi film più o meno interessanti. Ogni settimana ne selezioneremo alcuni per scriverci sopra recensioni molto brevi con tono ironico e scanzonato. Un raccoglitore utile e pratico con tanto di citazioni che rimarranno impresse nella memoria di Google. Se vi siete persi l’episodio sei, potete recuperarlo qui.
As Bestas di Rodrigo Sorogoyen
Nella nostra prima classifica di fine anno, pubblicata a dicembre scorso al termine di dodici mesi ricchissimi di titoli indimenticabili, lo avevamo inserito all’ottavo posto dei migliori 20 film del 2022, e adesso è arrivato nei cinema italiani.
Sorogoyen, a mani basse il miglior regista che abbiamo in Europa da qualche anno a questa parte, firma un altro thriller imploso, tesissimo fin dal minuto zero, con la tensione che come sempre nel suo cinema anche qui nasce dai sentimenti dei suoi personaggi. As Bestas sembra il culmine di una carriera fatta finora solo di grandi film (e una serie tv incredibile, Antidisturbios, che in Italia debuttò qualche anno fa al Torino Film Festival e che oggi è disponibile su Disney+), fa pensare molto a Un tranquillo week-end di paura o meglio ancora Cane di paglia di Sam Peckinpah, ma Sorogoyen ha uno stile troppo personale, troppo unico per assomigliare a qualcos’altro.
Travolgente nel raccontare questa ambientazione isolata di campagna, questo protagonista mansueto che vuole stare solo lontano dai guai, e soprattutto nel mettere in scena la natura umana più bestiale possibile – da qui il titolo, in italiano Le bestie – che sembra destinata a venire fuori già dal primo sguardo che i personaggi rivali si scambieranno.
65 – Fuga dalla terra di Scott Beck e Bryan Woods
C’è un gran fraintendimento del mitologico colpo di scena de Il pianeta delle scimmie del ’68, che è rimasto nella storia perché arrivava in un punto preciso della narrazione e non certo a partire dai trailer promozionali, ma in effetti come la porti avanti la campagna marketing di un film intitolato solo ’65’?
In generale scorre via inerme, ma va notato lo stesso meccanismo di sceneggiatura a ‘bomba ad orologeria’ di A quiet place: lì c’era Emily Blunt incinta in un mondo in cui gli umani dovevano rimanere zitti per non farsi divorare dagli alieni dall’udito super-sviluppato, e fin dal minuto zero era chiaro che prima o poi quel bambino sarebbe nato con tutte le complicazioni del caso; qui, in un film in cui Adam Driver finisce sulla Terra di 65 milioni di anni fa in mezzo ai dinosauri, c’è la meteora…
Non a caso i registi sono gli sceneggiatori di A quiet place: ma guarda un po’.
I tre moschettieri – D’Artagnan di Martin Bourboulon
A dir poco galvanizzante.
Forse, per il budget che vanta, gli manca ancora una certa ampiezza – sta quasi sempre in interni, comunque meravigliosi, e anche quando esce lo fa spessissimo dentro vicoli o boschi e quindi pare rimasto al chiuso – ma in compenso ha un grandissimo senso dell’azione e dei personaggi. Senza contare il cast, fa retrocedere di parecchie tacche tutti i tanto incensati blockbuster italiani recenti.
Prima parte di una doppia produzione girata back-to-back, con I tre moschettieri – Milady in uscita a dicembre 2023. Non vediamo l’ora.
In fuga per Hong Kong di Vincent Kok
Un classico della commedia action-romantica di Hong Kong uscito originariamente nel 1999, con il mastodontico Jackie Chan nel pieno della sua verve artistica da attore-stuntman e la bellissima attrice taiwanese Shu Qi, ancora astro nascente del cinema asiatico pochi anni prima il successo mondiale del capolavoro Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien, uscito nel 2001.
Il film, che include nel cast anche Tony Leung, è tornato in una splendida edizione home-video edita da 88Films, che include sia il montaggio internazionale di 99 minuti, sia quello originale hongkonghese di 120 minuti: lontano dalle perle di puro action degli anni precedenti, da Project A alla sensazionale (ancora oggi) trilogia di Police Story, un film pieno di dolcezza e commedia…con qualche sana dose di mazzate, che non guastano mai.

L’esorcista del Papa di Julius Avery
Mentre stanno per iniziare le riprese de Il gladiatore 2, di nuovo diretto da Ridley Scott, il mitico Russell Crowe torna nella sua amata Roma per un horror di possessioni demoniache come tanti e ispirato ai ‘veri’ scritti di Padre Gabriele Amorth, capo esorcista del Vaticano (cui William Friedkin, regista del capolavoro L’esorcista, dedicò un documentario) qui interpretato dall’attore premio Oscar.
Julius Avery è un gran conoscitore del cinema di genere, ma ogni nuovo film che ha tirato fuori (in sequenza dal 2014 a oggi Son of a gun, Overlord, Samaritan e questo qui) mi è sempre sembrato un passo indietro rispetto al precedente: come i suoi fratelli maggiori, anche L’esorcista del Papa in generale funziona, ma non aggiunge proprio nulla nulla nulla al genere. Visto che ci sono, vorrei consigliarvi anche un altro recente film di Russel Crowe, Poker Face, uscito a marzo in home video grazie a Plaion Pictures.
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