
Questo mondo non mi renderà cattivo Recensione: la nuova serie Netflix di Zerocalcare
Dopo il successo di Strappare lungo i bordi, prima serie animata creata per Netflix, il fumettista e animatore Zerocalcare torna a collaborare in esclusiva sulla piattaforma di streaming on demand con Questo mondo non mi renderà cattivo, seconda serie animata (terza, se contiamo la web-serie Rebibbia Quarantine) interamente scritta e diretta dall’autore di Arezzo.
Questo mondo non mi renderà cattivo, che debutterà in esclusiva su Netflix da domani 9 giugno in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo e della quale possiamo parlarvi in anteprima ora che l’embargo è finalmente scaduto, è prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing (per gli interessati, segnaliamo che prossimamente arriverà il volume Animation Art Book di Zerocalcare) ed è composta da un totale di 6 episodi da circa mezz’ora ciascuno.
Con Questo mondo non mi renderà cattivo tornano l’universo narrativo e il linguaggio distintivo del famoso fumettista italiano, qui se possibile molto più ambizioso e certamente più politico di Strappare lungo i bordi, tra amicizie interrotte, ingiustizie sociali e scelte morali attraverso le quali navigare tra il quotidiano e il professionale. In ultimo, il ruolo da ‘mediatore’ che l’artista può o deve assumere in certi casi, schivando o affrontando ambiguità e ipocrisie.
Questo mondo non mi renderà cattivo, oppure si?
Oltre agli storici e inconfondibili protagonisti dell’universo dell’autore, Zero, Sarah, Secco e l’Armadillo (doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea), Questo mondo non mi renderà cattivo introduce un nuovo personaggio, Cesare, fantasma del natale passato che torna nel presente dell’autore dopo diversi anni di assenza e fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per aiutarlo a reinserirsi nel quartiere ma presto si rende conto che potrebbe essere troppo tardi per convincerlo a fare la cosa giusta…
Perdonate i criptici giri di parola sulla trama di Questo mondo non mi renderà cattivo, ma la ‘spoiler-list’ presentataci da Netflix non ci permette di parlare troppo nel dettaglio dei passaggi più importanti della storia raccontata da Zerocalcare nella sua nuova serie: basti dire il mondo che rischia di rendere cattivi, raccontato ovviamente dal punto di vista dell’autore, non è soltanto quello in cui abitano gli spettatori ma anche (forse soprattutto) quello dell’intrattenimento, analizzato in tutte le sue contraddizioni tra il politicamente corretto obbligatorio e le mattonate negli stinchi che arrivano dalla vita vera.

Infinite le citazioni e impossibile riassumerle in questa sede, tantissimi i riferimenti all’attualità e anche i passaggi meta-narrativi relativi all’esperienza Netflix. Ad esempio, il ritratto dei produttori avidi e drogati dai denti gialli che chiamano Zero per piegarlo alle loro volontà – un po’ scontato, forse anche fin troppo facile e un tantino falso – non può non far pensare alla gag di Nanni Moretti vs Netflix ne Il sol dell’avvenire, che però resta lontanissima per ricercatezza e valore cult.
Come d’obbligo nella narrazione post-moderna, il senso di compiutezza del racconto viene raggiunto attraverso le sue digressioni, che qui conferiscono alla storia (e ai singoli episodi) un ritmo martellante, frenetico, ma anche instancabile e libero, capace di farti credere che potrebbe proseguire per sempre. E sotto sotto vorresti che fosse così.
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