
Secret Invasion – Recensione dei primi 2 episodi della nuova serie Marvel
Dopo la scorpacciata (per alcuni da indigestione, per altri salvifico anti-stress pandemico) dei primi due anni di programmazione su Disney+, con ben otto mini-serie esclusive rilasciate sulla piattaforma tra il 2021 e il 2022, i Marvel Studios tornano per la prima volta in streaming in questo 2023 grazie a Secret Invasion, che segna anche l’atteso ritorno dell’amatissimo Samuel L. Jackson nei panni dell’iconica super-spia Nick Fury.
Terza uscita del Marvel Cinematic Universe quest’anno dopo i film per il grande schermo Ant-Man & The Wasp: Quantumania di febbraio e Guardiani della Galassia 3 di maggio. La serie è creata da Kyle Bradstreet, che è anche showrunner e produttore esecutivo insieme Samuel L. Jackson, Kevin Feige e al regista Ali Selim, che ha diretto tutti gli episodi: ambientata nel presente del MCU e basata sull’omonima saga a fumetti creata da Brian Michael Bendis, la storia è anche un sequel del film Captain Marvel e segue Nick Fury mentre viene a conoscenza di un’invasione clandestina della Terra da parte di una fazione di Skrull mutaforma, che da anni sfruttano i propri poteri di camuffamento per insidiarsi ai più alti vertici delle strutture di potere globale.
Con pochissimi alleati, tra cui Everett Ross (Martin Freeman), Maria Hill (Cobie Smulders, War Machine (Don Cheadle) e lo Skrull Talos (Ben Mendelsohn), il fondatore degli Avengers dovrà sventare l’invasione segreta degli Skrull e impedire che l’umanità venga rimpiazzata.
Un Marvel Universe per adulti
La prima cosa che colpisce di questo nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe, è senza dubbio l’atmosfera: Secret Invasion è per i Marvel Studios ciò che Andor è stato per Star Wars, un capitolo che taglia di netto con le tipiche atmosfere scanzonate del passato e va alla ricerca di una storia molto cupa, ispirata più alla letteratura da thriller di spionaggio internazionale che al mondo sgargiante dei supereroi Marvel.
Non che l’umorismo e quel senso di leggerezza che contraddistingue le produzioni di Kevin Feige siano stati tassativamente aboliti, ma Secret Invasion è senza dubbio il capitolo Marvel meno Marvel visto finora, insieme al fallimentare Eternals di Chloe Zhao (una copia mal riuscita dei film di Zack Snyder che detiene anche il primato di unico film della saga bocciato dal sottoscritto) e al sorprendente Licantropus (il mediometraggio ‘horror’ con Gael Garcia Bernal uscito ad Halloween 2022 su Disney+). Secret Invasion è distintivo fin dalle primissime battute, quando una scena da neo(n)-noir ambientata in un vicolo (anche Andor iniziava in vicolo, citando il neon-noir per eccellenza Blade Runner) introduce gli spettatori a questa sotterranea minaccia invisibile alla vista.

Non mancheranno i colpi di scena (che non possiamo citare) e perfino una morte eccellente (sentiamo già i cecchini Marvel mettere il colpo in canna) in questi primi due episodi di Secret Invasion che abbiamo potuto vedere in anteprima, nei quali oltre a tanti volti noti della saga vengono introdotte anche attesissime new-entry. Tra queste, quelle che possiamo citare per evitare di beccarci una denuncia sono la premio Oscar Olivia Colman (Sonya Falsworth, vecchia amica di Fury e leader di un’organizzazione di controspionaggio), Kingsley Ben-Adir (Gravik, il fanatico faro della rivoluzione Skrull) e soprattutto l’amatissima Emilia Clarke, ex star di Game of Thrones che nel MCU interpreta G’iah, la figlia di Talos, divisa tra l’affetto represso e sepolto verso il padre (e Nick Fury) e il fascino oscuro alimentato da Gravik.
Le atmosfere intrigano, la mancanza (quasi totale) di azione affascina (rischierà di allontanare i fan più giovani?), la curiosità già alta non fa che salire: aspettiamo il resto.
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