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Starfield Recensione

Starfield Recensione: 2023 Odissea nello spazio

Bethesda con Starfield ci porta in viaggio tra le stelle: la recensione del kolossal sci-fi per PC e Xbox Series X/S

L’uomo ha sempre sognato di viaggiare nello spazio, di scoprire cosa c’è oltre il pianeta su cui vive. È un tema che lo ha sempre affascinato nei secoli e che ha avuto modo di esprimere attraverso ogni forma d’arte: che sia attraverso la letteratura, la musica, il cinema o i videogiochi, di opere simboliche incentrate sulla fantascienza ne possiamo contare un numero infinito, ciascuna capace di esprimere la propria precisa visione su cosa significa vivere un’odissea attraverso lo spazio tra mondi remoti, razze aliene e galassie sconfinate.

Restando strettamente collegati all’ambito videoludico, di opere iconiche a tinte sci-fi ne potremmo citare tante: Mass Effect è il primo nome che viene in mente, capace di stregare milioni di giocatori con la sua galassia realistica e dalle infinite sfumature; anche No Man’s Sky è un nome oggi di tutto rispetto, divenuto il perfetto simulatore di esplorazione spaziale aggiornamento dopo aggiornamento.

Ora pure Bethesda dice la sua sull’affascinante tema, offrendo la sua prima IP inedita da oltre un quarto di secolo. Dopo un lungo sviluppo, tante promesse ed enorme curiosità, Starfield è finalmente diventato realtà su PC, Xbox Series X/S e al day one su Xbox Game Pass (qui tutti i giochi Game Pass del mese di Settembre), pronto ad offrire ai giocatori di tutto il mondo un altro modo di intendere i viaggi tra le stelle di una galassia sconfinata. E se da un lato è vero che questa odissea ha comunque le sue imperfezioni, l’opera diretta da Todd Howard rappresenta per davvero un’esperienza meritevole di essere vissuta in ogni suo particolare. Prepariamoci dunque al decollo, abbiamo tanto da scoprire.

Il trailer di Starfield

Da minatore a esploratore

I primi attimi di Starfield passano attraverso una schermata ben nota ad ogni appassionato delle produzioni Bethesda e degli Action/RPG in generale: la creazione del proprio personaggio, che può essere personalizzato in ogni singolo elemento possibile in termini fisici e di sesso, per poi assegnarli specifiche origini e tratti caratteriali che ci danno eventuali vantaggi o svantaggi nel corso dell’avventura. Già da questa schermata notiamo la grande cura riposta dallo studio americano in ogni particolare: mai prima d’ora in un gioco Bethesda si era visto un editor così vasto e completo in termini di opzioni e possibilità, così da lasciare al giocare il pieno sfogo della propria creatività e dare vita ad un personaggio letteralmente unico.

Al di là della caratterizzazione del protagonista, non cambia il suo ruolo iniziale: un semplice minatore su una luna remota pronto a fare una scoperta che stravolgerà per sempre la sua vita entrando tra le fila di Constellation, un gruppo di esploratori alla ricerca dei Manufatti, oggetti misteriosi composti da un materiale mai visto prima nella galassia. La loro raccolta potrebbe svelare incredibili segreti sulla vita stessa ed aprire la via verso mondi inimmaginabili. Non c’è però certezza su cosa potrebbe accadere una volta riuniti tutti i Manufatti in un’unica composizione: scoprire quale sia il loro messaggio è lo scopo di Constellation e, ora, del nostro esploratore desideroso anch’esso di scoprire quale segreto celano questi misteriosi cimeli.

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Ha dunque inizio un lungo viaggio per tutta la galassia, con il nostro alter ego ed i suoi compagni di Constellation pronti a tutto pur di mettere le mani sopra ogni Manufatto. Un lungo cammino non certo privo di pericoli ed insidie, e dove spesso per raggiungere un obiettivo è necessario anche ricorrere a diplomazia e mediazione senza necessariamente estrarre la propria pistola dalla fondina, interagendo con un quantitativo enorme di persone, gruppi e minacce interplanetarie.

In merito alla storia principale, la prima metà dell’avventura non ha in verità grossi sussulti e si limita a seguire lo scopo della missione senza grossi colpi di scena. L’evolversi della narrazione procede dunque in modo sobrio e con un ritmo che a tratti fatica ad ingranare. Ma è in realtà solo il preludio di svolte un poco alla volta sempre più grandi che fanno schizzare in alto l’interesse del giocatore verso l’evoluzione della storia: dopo uno specifico evento il ritmo del racconto si impenna tenendo incollati allo schermo gli esploratori desiderosi di scoprire dove la trama vuole andare a parare, per poi ricompensarli con un finale evocativo che fa riflettere, molto più profondo di quanto possa sembrare in superficie.

Tra storia principale e quest secondarie

Nel complesso, dunque, la trama principale di Starfield ha tutto ciò che serve per regalare grande intrattenimento. La critica semmai è da rivolgere alla gestione del suo ritmo, piuttosto lento per la prima metà e che si impenna improvvisamente nella seconda parte, portando a continui sviluppi ed evoluzioni che coinvolgono ma che, forse, arrivano troppo tardi. Perché quando si giunge al finale, la sensazione è che ci si arrivi proprio quando la storia ha cominciato a fare sul serio, raggiungendo il giusto ritmo ed una forte soglia d’attenzione quando manca ormai poco per il grande epilogo.

È indubbio però che per arrivare a quell’epilogo si attraversa un autentico viaggio fatto di continue sorprese, scoperte e rivelazioni, rese ancora più valide anche dall’ottima scrittura dei dialoghi e da una caratterizzazione dei compagni di viaggio che diventa, a mano a mano, sempre più marcata. I nostri colleghi di Constellation non sono dei semplici NPC, ma veri e propri alleati con personalità ed emozioni ben definite pronte per essere scoperte sempre più a fondo con il passare delle ore, dimostrandosi così alleati molto più sfaccettati rispetto a quanto possano sembrare nelle prime fasi di gioco.

Lo stesso discorso vale anche per gli antagonisti principali (se così vogliamo chiamarli), che vanno oltre concetti stereotipati ma sono mossi da una filosofia ben precisa che li porta a compiere determinate azioni, rendendo quindi interessante scoprire più a fondo le loro motivazioni e cosa li ha spinti a confrontarsi con Constellation ed il nostro personaggio.

Ma Starfield non è solo trama principale. Come già accaduto in precedenti opere Bethesda anche tante quest secondarie hanno le loro storie ben articolate e dai risvolti imprevedibili (in particolare quelle legate alle Fazioni presenti nel gioco). Le sottotrame più importanti godono di una cura simile alla main quest come sviluppo del loro racconto, riuscendo quindi a regalare grande intrattenimento e mantenendo alto l’interesse del giocatore desideroso di scoprire come si evolvono e soprattutto come andranno a concludersi.

Altre missioni secondarie, invece, hanno una struttura più semplice e lineare che non lascia molto spazio a riflessioni e sorprese. Ma è qui che risiede l’essenza di Starfield: essere così pieno di sfumature da lasciare al giocatore la totale libertà di approcciarsi ad ogni storia e missione, come e quando vuole. C’è così tanto da scoprire nell’universo ideato da Bethesda che in qualche modo riuscirà a soddisfare chiunque alla fine, anche i palati più esigenti.

Gli ultimi appunti sulla Main Quest di Starfield

In generale, la storia principale di Starfield non è particolarmente lunga o elaborata ma riassume in maniera chiara l’essenza del gioco dandoci un assaggio di ogni sua componente, dal combattimento fino al sistema di dialoghi e le numerose possibilità alternative a disposizione per arrivare all’obiettivo. In questi dettagli, la Main Quest funziona in maniera egregia: se un giocatore dovesse concentrarsi solo sulla storia principale, Starfield rischierebbe di finire velocemente dato che si può completare in meno di 20 ore. Tuttavia, tra necessari sviluppi del proprio personaggio ed upgrade della navicella, la struttura della storia principale ci spinge ad esplorare tutte le innumerevoli possibilità offerte dalla galassia di Bethesda.

La vastità dei contenuti di Starfield è tale da renderlo un prodotto sconfinato, ma che comunque non obbliga nessuno a dover fare letteralmente tutto. “Libertà” è la parola chiave dell’ultima fatica Bethesda e vale per ogni sua singola componente: sta tutto al giocatore decidere cosa approfondire, come affrontare la sua storia, quali e quanti incarichi portare a termine, senza per questo perdersi l’essenza dell’opera complessiva.

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Chi vuole scoprire davvero tutto finirà con il restare incollato su Starfield per centinaia di ore, ma anche chi si limita all’essenziale può comunque vivere un’esperienza meritevole di essere ricordata. E tutto questo senza dimenticare un New Game Plus tra i più intelligenti mai visti negli ultimi anni, che potrebbe addirittura spingere a voler rigiocare per davvero la storia principali e gli incarichi più rilevanti.

Starfield è Skyrim nello spazio?

È bene fare subito una premessa: se vi aspettate da Starfield un simulatore di esplorazione spaziale (sul modello di No Man’s Sky per intenderci), allora non avete colto appieno qual è l’effettiva essenza dell’ultima fatica Bethesda. Starfield deve essere preso come un gioco Bethesda al 100%, un Action/RPG di quelli a cui l’azienda ci ha abituato da decenni dove quest, avventura e dialoghi a risposta multipla sono gli ingredienti principali di una formula che non smette mai di funzionare.

Così come The Elder Scrolls è il gioco di ruolo a tinte fantasy medievali e Fallout quello in stile post-apocalittico, Starfield è un vero e proprio nuovo universo incentrato sulla fantascienza, un nuovo modo per Bethesda di intendere il suo tradizionale approccio ai giochi di ruolo d’azione. Ma andiamo con ordine partendo dal gameplay nudo e crudo, le meccaniche di gioco principali che ci accompagneranno per tutto il nostro viaggio tra le stelle.

Starfield si pone come un Action/RPG che può essere giocato sia in prima che in terza persona, come già accaduto in passato con classici come Skyrim e, prima ancora, Oblivion. Rispetto a questi titoli, però, gli autori hanno riposto ancora più cura su entrambe le impostazioni in modo da renderle godibili in egual misura: si può affrontare l’avventura interamente come un FPS ruolistico, oppure con la telecamera alle spalle del protagonista, proprio come accade ad esempio in Mass Effect. Qualunque sia la vostra scelta, si potrà sfruttare un vasto armamentario oltre che interagire con alcuni elementi dell’ambiente circostante (come barili esplosivi) per massimizzare i danni ed eliminare più rapidamente ogni tipo di avversario, umano o creatura aliena che sia.

Ma sebbene la sfida sia comunque garantita da nemici piuttosto aggressivi soprattutto quando attaccano in gruppo, il combat system è minato da una criticità non di poco conto: un’IA nemica sottotono e non sviluppata al meglio. I nostri avversari, qualunque essi siano, tendono a restare fermi sulla propria posizione e farsi così crivellare di colpi senza troppi complimenti, smorzando dunque la sensazione d’impegno e difficoltà alla base del gameplay. A meno di non gettarsi nella mischia sottolivellati, raggiungendo pianeti lontani o specifiche quest che richiedono di aver già raggiunto un certo grado d’esperienza ed un equipaggiamento consono, ad armi pari le insidie che ci circondano difficilmente potranno rivelarsi una reale minaccia.

Peccato perché alla fine il gunplay in senso stretto funziona pure bene ed i combattimenti godono di un buon ritmo che li rende più godibili rispetto alla norma. A maggior ragione è dunque un peccato che Bethesda non abbia riposto ancora più cura sui pattern dei nemici, che si combatta a terra oppure nello spazio. In Starfield sono, infatti, presenti a più riprese anche battaglie spaziali a bordo della nostra navicella, sulla carta dall’alto tasso di spettacolarità ma con i nostri rivali afflitti sempre dallo stesso problema, ossia quello di non essere degli abili strateghi finendo invece vittime dei nostri laser e missili per poi esplodere in un cumulo di macerie destinate a vagare per sempre nello spazio.

È comunque indubbio che la presenza degli scontri spaziali aggiunga un tocco di varietà in più all’azione, specie quando ci si ritrova coinvolti in una battaglia con multiple navi nemiche: qui diventa quindi fondamentale gestire bene le risorse a nostra disposizione, soprattutto quelle necessarie per aggiustare il nostro mezzo di trasporto in caso di danni, tenendoci sempre pronti alla fuga verso un altro sistema solare in caso di stretta necessità.

La ciurma intergalattica

A darci man forte durante le nostre scorribande galattiche ci saranno anche diversi compagni di squadra, colleghi di Constellation ma anche avventurieri incontrati lungo il cammino e pronti a darci una mano. Oltre ad assegnarli alla nave oppure ad eventuali avamposti da noi creati, potremo anche farci accompagnare da uno di loro nella nostra avventura (in alcuni casi obbligatoriamente per esigenze di trama), così da poter contare sul suo sostegno, scambiarci due parole ed eventualmente scambiare le risorse accumulate in modo così da far spazio.

I compagni non sono un semplice contorno, ma un poco alla volta svilupperemo rapporti sempre più stretti con loro: in alcuni casi si potrà persino dare vita alle immancabili Romance, oppure potremmo farli arrabbiare con alcune nostre decisioni rischiando così di compromettere le relazioni in vigore. Insomma, anche gli alleati non sono un elemento da sottovalutare, in quanto la loro presenza può dare vita ad ulteriori situazioni e anche a missioni inedite utili non solo per guadagnare esperienza ma anche per ricevere preziose risorse aggiuntive.

La progressione dell’eroe

A furia di combattimenti vinti e quest completate, il nostro avventuriero guadagna l’esperienza necessaria per progredire di livello e perfezionarsi sempre di più attraverso lo sblocco di nuove abilità. I rami a disposizione sono piuttosto variegati: si passa dalle abilità fisiche e vitali fino alle interazioni sociali e le conoscenze tecnologiche e scientifiche, senza infine dimenticare il talento nell’utilizzo di ogni arma disponibile.

Tutti i rami sono pieni di poteri e potenziamenti da sbloccare, lasciando così al giocatore la totale libertà di plasmare il suo personaggio come ritiene più opportuno. Le opzioni sono così numerose che molto difficilmente si riuscirà a completare gran parte dei rami in una singola partita, dunque le scelte da compiere su come sviluppare il nostro eroe variano a seconda delle esigenze: se vogliamo creare un perfetto soldato allora meglio puntare sui parametri fisici e sulla propria efficienza con ogni arma, mentre se vogliamo creare un personaggio versatile in ogni situazione allora lo sviluppo dei suoi talenti sociali, tecnologici e scientifici risulta fondamentale.

Niente paura comunque: Starfield offre tante possibilità di approccio ad ogni missione e dialogo, che c’è sempre una soluzione per avere successo indipendentemente da come sviluppiamo il protagonista, ad ulteriore conferma dell’enorme varietà alla base dell’opera.

Il “peso” dell’inventario

Abilità a parte, anche l’inventario riveste un ruolo cruciale: come da tradizione potremo raccogliere qualunque tipo di oggetto o arma che ci circonda, riempiendo così velocemente le nostre tasche. Forse anche troppo rapidamente: senza gli adeguati potenziamenti basta poco per appesantire a dismisura il nostro personaggio con il rischio di fargli esaurire in poco tempo l’ossigeno ed indebolirlo sempre di più a causa della stanchezza accumulata.

Gestire dunque tutte le risorse che raccogliamo è indispensabile per procedere regolarmente con la nostra avventura senza intoppi: oltre a rivendere tutto il superfluo ai negozianti, possiamo anche riporre numerosi oggetti nella stiva a bordo della nostra nave, in modo da non perdere quanto accumulato ma al tempo stesso mantenere sotto controllo il nostro peso complessivo. Da tenere presente che all’inizio la gestione dell’inventario potrebbe risultare confusionaria: sono molte le categorie presenti e non è immediato capire come gestirle.

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Questa complessità di fondo riguarda la navigazione dei menù in generale così come della mappa galattica quando è necessario spostarsi da un pianeta all’altro, attraccare su una stazione spaziale, atterrare o viaggiare tra i sistemi solari. Bethesda non ha fatto molto per rendere subito chiaro come funzionano queste meccaniche ed i giocatori potrebbero sentirsi inizialmente smarriti da così tante opzioni. Con un poco di pratica e pazienza, eseguire tutte queste azioni diverrà semplice ed automatico tuttavia, gli autori potevano escogitare un metodo più rapido ed intuitivo per permettere ad ogni giocatore di sentirsi subito a proprio agio.

Le infinite possibilità di Starfield

Starfield non si esaurisce alla sola trama principale, ma offre un gigantesco universo di sorprese ed opportunità che potrebbero tenere i giocatori incollati allo schermo per decine e decine di ore, se non addirittura un centinaio, proprio come fatto dai migliori videogiochi targati Bethesda in passato.

In particolare, c’è una gamma di missioni ed attività secondarie così vasta che è praticamente difficile riuscire a parlare letteralmente di tutto. Anche solo andare incontro a determinate condizioni (tipo essere fermati dalle autorità per aver trasportato merce di contrabbando, oppure avere una taglia sulla nostra testa), anche solo atterrare su un pianeta e scoprire un avamposto, anche solo girovagare per una delle quattro città principali dell’avventura, è sufficiente per sbloccare un quantitativo di missioni ed incarichi aggiuntivi inimmaginabile, lasciandoci ancora più libertà su come affrontare il nostro lungo cammino.

Ed il bello è che molte di queste missioni, come per esempio quelle legate alle Fazioni, raccontano vere e proprie sottotrame dai risvolti imprevedibili, tutti strettamente collegati a come noi decidiamo di affrontarle. Ancora più della Main Quest è con gli incarichi secondari che si scopre più a fondo l’offerta di Starfield in termini di approccio all’avventura, mai lineare e mai con una singola soluzione anche nelle missioni apparentemente più piccole. La soluzione non è sempre e solo sparare, ma anche ricorrere alla diplomazia (sebbene certe volte la Persuasione risulti forse un po’ troppo efficace), compiere un’azione a fin di bene oppure sporcarsi le mani in maniera subdola e passiva.

Starfield dimostra una profondità ed una caratterizzazione che forse supera anche le opere Bethesda più blasonate del passato più o meno recente. Anzi, si ritrovano semi degli RPG Anni ’90 e, per restare in tema Bethesda, la sua struttura ricorda più classici come The Elder Scrolls II: Daggerfall anziché uno Skyrim o un Fallout 4, ad ulteriore prova di quanto è stato grande l’impegno degli sviluppatori nel rendere Starfield una vera e propria odissea nello spazio.

Dove invece Starfield mostra il fianco a più di una critica è appunto l’esplorazione dei pianeti, uno degli aspetti più discussi e chiacchierati sin da quando il progetto ha iniziato a prendere sempre più forma agli occhi del pubblico. Pur rivestendo un ruolo importante anche solo per la ricerca di preziose risorse, esplorare i circa 1000 pianeti presenti a lungo andare si rivela più un tedio che un reale piacere: anche se la maggior parte dei mondi godono di proprie caratteristiche e design specifici, la struttura dell’esplorazione funziona sostanzialmente come un gigantesco farming di risorse e poco altro, costringendo tra l’altro i giocatori a doversi muovere a piedi non essendoci nessun tipo di mezzo di trasporto.

Nonostante poi le numerose opzioni per il Fast Travel che consentono anche di tornare alla nostra nave in un attimo (a patto di non avere l’inventario in sovraccarico), il rischio è di perdere velocemente interesse nell’esplorare immense distese desolate con pochi punti d’interesse. Un po’ tutti i pianeti sono strutturati in questo modo, e di conseguenza viaggiare tra i pianeti non fondamentali per la Main Quest o gli incarichi secondari potrebbe essere velocemente messo in disparte dagli utenti per dare priorità ai contenuti che davvero funzionano e riescono ad intrattenere.

Navi e avamposti

Se non altro, esplorazione a parte, c’è molto altro con cui divertirsi che non richieda necessariamente di affrontare una missione. Le ampie possibilità di personalizzazioni offerte da Starfield riguardano anche la creazioni di navi ed avamposti, che possiamo usare anche come basi per le nostre operazioni. Accumulando risorse in grosse quantità è possibile sbizzarrirsi con la fantasia e creare la navicella dei propri sogni. Certo, anche qui è necessario perdere un po’ di tempo ed armarsi di santa pazienza per capire come costruire una nave bilanciata in termini di prestazioni e con le giuste dimensioni, ma è indubbio che una volta preso il via su come funzionano tali meccaniche si può lasciare spazio ad ogni forma di creatività.

Cambiare nave è poi indispensabile ad un certo punto della nostra avventura: la navicella iniziale è infatti piuttosto debole e non gode di grandi risorse di carburante, rendendo dunque più difficile non solo il viaggio tra i sistemi solari ma anche i combattimenti spaziali. La personalizzazione dell’astronave è dunque l’occasione per accedere a tante nuove opportunità per proseguire con la storia principale e diverse attività secondarie, pertanto vale la pena perderci un po’ di tempo.

Discorso analogo per la creazione degli avamposti su ogni pianeta che lo consente: ciò è prezioso soprattutto per accumulare velocemente specifiche risorse ma non mancano ulteriori sorprese da gestire una volta creata una base ampia ed efficiente. Anche qui, un altro elemento da approfondire per bene spendendoci qualche ora.

Tecnicamente parlando: Bethesda nel bene e nel male

Sarà il gioco Bethesda con meno bug di sempre al lancio”, questo dicevano gli sviluppatori nei mesi precedenti l’esordio sul mercato. E in un certo senso, dalle parole sono passati ai fatti: pur essendo comunque presenti alcuni bug visivi, Starfield si è presentato stabile ed efficiente al day one, senza mostrare il fianco a troppe criticità tecniche che potessero comprometterne la fruibilità come talvolta accaduto con le precedenti produzioni dell’azienda.

Basta prendere come esempio i centri abitati più affollati, come Nuova Atlantide: tutto scorre fluido e senza intoppi anche quando su schermo si muovono decine di NPC, segno di come il motore grafico riesca a reggere la mole di contenuti presenti nell’opera. E sebbene arrivi solo a 30fps massimi, la tenuta del gioco regge bene quanto basta per non far pesare la mancanza di una modalità Performance che tocchi i tanto ambiti 60fps, segno di come Bethesda abbia mantenuto la parola offrendo ai giocatori un prodotto per quanto possibile pulito e senza gravi sbavature, e di questo bisogna dargli atto.

Ciò detto, è comunque vero che Starfield come impatto tecnico appaia lo stesso un po’ datato, non sempre al passo con i tempi. Il colpo d’occhio c’è, effetti di luci ed ombre all’avanguardia e certi panorami riescono davvero a togliere il fiato, tuttavia la sensazione è di essere davanti al “solito gioco Bethesda”, soprattutto per quanto riguarda animazioni e modelli poligonali dei personaggi: i volti di quest’ultimi, in particolare, spesso sembrano quasi senza vita, con espressioni tutt’altro che realistiche esattamente come i movimenti dei loro corpi.

Anche certe textures lasciano a desiderare apparendo vecchie e poco curate, ed i più attenti noteranno più volte occasionali ricicli di scenari e strutture (anche nella quest principale). Ci può stare data l’enormità complessiva del gioco, però è chiaro che in termini puramente tecnici Bethesda può ancora compiere dei passi in avanti significativi. Già con Starfield in realtà vengono compiuti ma più che sul fronte puramente grafico la forza del kolossal sci-fi risiede tutta nelle sue atmosfere.

Starfield ci offre infatti una galassia viva e credibile, che è un vero piacere scoprire attraverso i suoi innumerevoli sistemi solari e le sue città interstellari. Delle criticità relative all’esplorazione abbiamo già parlato, ma ciò non toglie che Bethesda sia riuscita a diversificare in maniera soddisfacente i centinaia di mondi presenti nella mappa di gioco, limitando per quanto possibile le ripetizioni ed offrendo sempre ambientazioni e scorci sempre nuovi che rendono una sorpresa l’atterraggio su ogni pianeta. Anche i centri abitati appaiono curatissimi e ricchi di vita, facendoci letteralmente sentire cittadini di una galassia dalle infinite possibilità che aspettano soltanto di essere scoperte.

A sottolineare ancora di più queste atmosfere avventurose ci pensa un’azzeccata colonna sonora che che dona un tocco di epicità in più al nostro lungo cammino, con sottofondi lenti ed evocativi che si alternano ad altri più coinvolgenti e movimentati nei momenti d’azione o alle rivelazioni narrative più importanti. Il sapiente utilizzo di musiche ed effetti sonori (spettacolare ogni volta sentire i suoi di una navicella al decollo) si mescola bene con un doppiaggio in lingua inglese di pregevole caratura, recitato con impegno per ciascun personaggio che appare così ancora più vivo e credibile.

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Starfield era chiamato ad un compito importante. Non solo si tratta della prima nuova IP Bethesda dopo oltre un quarto di secolo, ma era atteso come l’esclusiva Microsoft per eccellenza, pronta a dare una grossa spinta all’ecosistema Xbox dopo un periodo complicato dove è mancato un nome che potesse lasciare un segno profondo nell’attuale industria videoludica (oltre Starfield, ecco i giochi più attesi dell’ultimo quadrimestre del 2023). Alla resa dei conti, Starfield ha saputo prestare fede alle sue cruciali promesse?

Ebbene, al netto di alcune imperfezioni impossibili da ignorare, che si tratti di un fattore esplorazione che perde velocemente il proprio mordente fino a sbavature più o meno evidenti come un’IA nemica tutt’altro che al passo con i tempi ed un comparto tecnico generale che mostra ancora diversi margini di miglioramento, Starfield è riuscito nella sua missione: rivelarsi quell’esclusiva Xbox di peso che valorizza l’intera offerta del prodotto Microsoft. E non è certo un risultato di poco conto.

Il trailer live-action di Starfield con Rocket Man

Starfield ci arriva grazie ad un universo ludico sconfinato e dalle infinite possibilità, che lascia al giocatore una libertà di azione e scoperta degna persino degli RPG vecchia scuola più famosi: in tal senso Bethesda non si spingeva così lontano da tanti anni, forse nemmeno opere chiave come Skyrim o i più recenti Fallout si avvicinano a questo tipo di approccio così ampio e libero, ad un concetto di gioco di ruolo così vasto e concreto come raramente si è visto negli ultimi anni.

Starfield rapisce con atmosfere capaci di togliere il fatto, con un senso d’immersione unico nella sua immensa galassia, con la possibilità di arrivare all’obiettivo di qualunque incarico attraverso tante strade differenti, che sia attraverso la forza di una sparatoria o la diplomazia di un attento confronto verbale, che sia attraverso impensabili vie alternative che attendono soltanto di essere scoperte. E se da un lato è vero che la qualità delle numerose missioni disponibili non è sempre all’altezza del suo compito, c’è così tanto da scoprire nel titolo Bethesda che alla fine il contenuto pronto a soddisfare le tue esigenze è proprio dietro l’angolo, pronto per essere vissuto in tutti i suoi dettagli.

Sì, su diversi aspetti si poteva fare ancora di più, ancora meglio ma Starfield ci ha ricordato perché Bethesda è diventato uno dei nomi più importanti del panorama videoludico nel corso del tempo e perché ancora oggi la sua presenza ha un peso imponente. Se volete vivere un kolossal Action/RPG sci-fi che vi lascia la libertà di decidere come e quando affrontarlo nei suoi innumerevoli contenuti, Starfield ha esattamente ciò che fa per voi. Non lasciatevelo assolutamente sfuggire.

VOTO: 8.5/10

Francesco Muccino

Tocca il suo primo videogioco, Super Mario Land, quando ancora non ha compiuto 3 anni. Da allora entra in un vortice dal quale probabilmente non ne uscirà mai più. Appassionato di ogni genere e irriducibile alfiere del formato fisico, vanta una collezione di oltre 2400 giochi.

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