
The Crown 6 Recensione: la stagione finale della serie tv Netflix
“Perfino il televisore rappresenta una metafora in questo posto“, diceva ad un certo punto della quinta stagione di The Crown la regina Elisabetta II di Imelda Staunton, che dopo esser passata dal cinema di Mike Leigh alla Hogwarts della saga di Harry Potter, nel Buckingham Palace di Netflix aveva trovato il ruolo per il quale sarà ricordata: ma la televisione in questo caso non è solo una metafora, è tutto.
Per un’opera così potente e così in grado di intercettare la contemporaneità e le sue coincidenze, la televisione diventa una lente attraverso la quale rivivere la Storia per ritrarre i drammi interiori di freddi corpi umani fatti simboli, per riflettere sul modo in cui il mondo li guarda, costantemente, ossessivamente, al solo scopo di ritrovarci un po’ di sé stesso, nel bene e nel male.
Nella loro prima estate da coppia divorziata, il Principe Carlo e la Principessa Diana condividono vacanze molto diverse con i loro figli: Diana nel sud della Francia viene corteggiata dai Fayed, che offrono ai giovani principi una vacanza all’insegna di yacht di lusso, videogiochi e serate di cinema, Carlo (vogliamo prenderci due tre ore per parlare di che razza di straordinario attore sia Dominic West? Meglio di no dai) si attiene alla tradizione a Balmoral.
La stampa nel frattempo enfatizza i confronti tra i due, complici gli insistenti paparazzi e alcuni membri dello staff della stampa reale: sullo sfondo di un intenso e aggressivo accanimento mediatico, una deviazione di Lady Diana e Dodi Al Fayed a Parigi porta la situazione al culmine, e dopo la notizia dell’incidente automobilistico che costa la vita ad entrambi (provateci a lamentarvi dello spoiler, provateci) la Regina dovrà fare i conti con un’ondata di dolore pubblico che la coglierà alla sprovvista.
The Crown 6: il gioiello della corona di Netflix
Dopo Tenet di Christopher Nolan, l’attrice Elizabeth Debicki torna sugli yacht extralusso per un’interpretazione glaciale degli ultimi giorni di Lady Diana, ruolo che ereditò dalla giovane Emma Corin (che l’aveva interpretata in The Crown 4) e che in anni recenti abbiamo visto assumere forme molto più calorose e più private nello splendido Spencer di Pablo Larrain con Kristen Stewart (qui la nostra analisi di Spencer di Pablo Larrain).
Nello ieratico mondo di The Crown creato da Peter Morgan non è mai chiaro chi siano i veri protagonisti, se i soggetti raccontati o il pubblico che li guarda e quest’ultima stagione mischia ancora di più le carte. Ad un certo punto di The Crown 5, la cinepresa veniva posta dentro la televisione per guardare il volto dell’anziana Elisabetta al di là dello specchio, mentre uno dei punti nodali della storia veniva rappresentato da un’intervista televisiva; allo stesso modo, anzi di più, la stagione 6 di The Crown è ossessionata dall’opinione che il mondo si costruisce dei personaggi dalle foto e dai titoli di giornale, con un passaggio fondamentale della trama affidato agli obiettivi di due fotografi dai metodi e dalle filosofie completamente differenti.

É come se l’arrivo di Diana nella serie – la più ‘umana’ tra i reali di Buckingham Palace – abbia permesso a Peter Morgan di cambiare prospettiva per raccontare la monarchia inglese, tracciando una diagonale attraverso la Storia per arrivare fino ai nostri telegiornali, ai nostri televisori. Forse però l’aspetto più clamoroso di tutti è come, ragionando attraverso i corpi e gli spazi che occupano, corpi che cambiano di continuo (perché cambiano gli attori) e spazi che rimangono sempre uguali (perché l’istituzione della Corona, o il Sistema come lo definisce la serie, restano immutabili nel tempo), The Crown 6 riesca ad assumere i tratti di un monumento al tempo, grazie alla sua duplice capacità di scorrere e rimanere insieme.
VOTO: 4/5
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