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The Whale – Recensione del film di Darren Aronofsky con Brendan Fraser

Con The Whale Darren Aronofsky ricicla molte idee del capolavoro The Wrestler, per un'opera molto meno autentica.

The Whale di Darren Aronofsky è sostanzialmente un remake del capolavoro The Wrestler di Darren Aronofsky, da quel film riprende la maggior parte delle sue idee e le applica in un contesto diverso ma senza riuscire a replicarne tutti i punti di forza.

Come nel Leone d’Oro al Festival di Venezia 2008, anche qui l’autore costruisce la sua opera intorno al corpo (e il suo decadimento) di una star hollywoodiana un tempo famosa e da anni in declino e il desiderio di offrirgli la possibilità della performance della vita (lì fu il mitico Mickey Rourke, qui il ben più modesto Brendan Fraser: che, nonostante tutti gli sforzi dei social, è bene sottolineare che, no, non è mai stato un grande attore), e come in quel film (di gran lunga superiore a questo) anche il rapporto del protagonista con sé stesso sarà il punto di partenza per riallacciare quello con una persona a lui cara (di nuovo, anche in questo caso, proprio come in The Wrestler, il tema padre-figlia è il perno emotivo della vicenda).

Purtroppo però, pur se costantemente reso interessante dalle idee visive di un autore che si conferma fuori dal comune, The Whale diventa un film comunissimo quando inizierà a muoversi nei territori della lacrima facile, in una discesa nel melodrammatico che scade nell’insincero.

Moby Dick

Come un capitano Achab a caccia sulla sua Pequod, Aronofsky intrappola il film nel formato 4:3, che allunga l’immagine dandogli una verticalità utile ad enfatizzare l’imponenza del protagonista gigantesco come una balena (ci sarà non a caso tutta una sotto-trama legata a Moby Dick, il più grande capolavoro della letteratura americana), e intrappola quello stesso formato (e lo spettatore) nella casa del protagonista, dando al tutto un’essenza espressamente teatrale (che omaggia le origini della sceneggiatura, ispirata ad una pièce del 2012 di Samuel D. Hunter) che però lui che è un autore incredibile riesce a rendere tremendamente cinematografica.

The Whale Recensione 1

Il film non si muove (e il nostro sguardo con lui) perché il protagonista non può farlo: già solo questo, unito al modo in cui la cinepresa stringe di continuo i lunghi monologhi dei personaggi (è un tutto un film che si restringe) e la stoica performance di Brendan Fraser (molto ingrassato nella vita reale, ma chiaramente non a questi livelli da maschera di scena: il film è candidato agli Oscar 2023 proprio nelle categorie attore e trucco) basterebbe a tenere alta la guardia nei confronti del valore di un film come The Whale. Qualche giorno fa ridevamo dei patetismi cui si rischia di andare incontro nel portare il teatro dentro il cinema grazie al pessimo The Son di Florian Zeller, ma qui viva Iddio c’è un autore complesso ed estremamente raffinato al timone della nave (baleniera).

Darren Aronofsky riesce a rendere interessante anche un film minore che in corso d’opera si dimentica tutta la raffinatezza che lo anima.

Voto: 3/5

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Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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