Home » Third Window Films: 4 cult del cinema giapponese da riscoprire in blu-ray
Third-Window-Films

Third Window Films: 4 cult del cinema giapponese da riscoprire in blu-ray

Third Window Films ci ha inviato quattro cult del cinema giapponese in splendide edizioni bluray: scopriamoli insieme.

Third Window Films ci ha inviato quattro cult del cinema giapponese in splendide edizioni bluray: scopriamoli insieme.

Nell’ultimo episodio del podcast di Freaking News, vi avevamo anticipato durante il fatidico ‘Momento Marchetta’ l’arrivo di uno speciale dedicato ai bluray di Third Window Films: e dato che i cinema si godono la canonica ‘pausa invernale’ in attesa delle prime novità del 2023, oggi ne approfittiamo per parlarvi di ben 4 cult del cinema giapponese da riscoprire in home-video.

Per chi non lo sapesse – se non tutti voi che state leggendo questo articolo, almeno la maggior parte: siamo pronti a scommetterlo – Third Window Films è uno dei più importanti distributori home-video di titoli dell’Asia orientale in Occidente: fondata nel 2005 e con sede nel Regno Unito (qui trovate il link al sito ufficiale di Third Window Films), l’azienda ha contribuito alla diffusione sui nostri territori di alcune tra le pellicole più importanti del floridissimo cinema orientale, principalmente giapponese e non solo: un bel giorno la strada di Third Window Films si è incrociata con quella di Freaking News, e dato che da cosa nasce cosa, nonostante i grossi impedimenti di dogane, Brexit, Poste Italiane e corrieri vari ed eventuali, alla fine eccoci qui: l’azienda ci ha inviato alcune copie stampa di quattro titoli imperdibili, che ogni appassionato di cinema degno di questo nome dovrebbe conoscere.

Ve ne parliamo dopo il salto:

Third-Window-Films-1

Shinya Tsukamoto è, in tandem con David Cronenberg, il regista che più di tutti a livello mondiale, dagli anni ’80 a questa parte, ha saputo riflettere sulle mutazioni della società contemporanea attraverso le allegoriche trasformazioni psicofisiche dei protagonisti dei suoi film, che sono stati molto spesso veri e propri tour-de-force visivi e tattili.

In Gemini, una delle sue opere più non-compromissorie e radicali, ultimo suo film del secolo scorso e anticipatore di quella palette ‘blue’ che avrebbe contraddistinto il successivo A snake of June, si racconta la storia di un medico la cui vita è gradualmente dissolta dalla sete di vendetta del suo gemello di cui ignorava l’esistenza e che si innamora della moglie, che per giunta soffre di amnesia e inizierà a confonderli perché i due gemelli, uno buono e uno cattivo, pian piano prenderanno ad influenzerai a vicenda ribaltando le condizioni delle loro anime.

Una bella presa tra due bestie, in un film che è all’opposto di Inseparabili di Cronenberg e nel quale le distanze tra le persone diventano via via sempre più siderali, inscritte nel destino e decise dalle stelle.

Pornostar

Third-Window-Films-2

PORNOSTAR di Toshiaki Toyoda è conosciuto a livello internazionale anche come Tokyo Rampage, un titolo forse leggermente più azzeccato (anche se meno d’impatto) in quanto questa crudissima storia di yakuza a Shibuya non avrà nulla a che fare con la pornografia lasciata intendere dal primo titolo ma tutto, invece con quella ‘furia’ di Tokyo, per Tokyo e su Tokyo anticipata dal secondo.

Viene racconta la storia Arano, un giovane disadattato e ribelle e scontroso che arriva a Tokyo con una borsa piena di coltelli affilati: finirà invischiato in un gruppo di giovani gangster, guidati da un vecchio boss convinto che l’organizzazione strutturata della malavita sia l’unica cosa che separa la società dall’anarchia totale. Apriti cielo quando Arano diventerà un giustiziere urbano silenzioso (anticipatore degli spietati personaggi di Refn) i cui coltelli, contrapposti alla ben più tradizionale katana del vecchio boss, rappresenteranno una vera e propria sfida al passato.

Scena indimenticabile, l’omicidio pseudorituale nel garage – la violenza, qui si ai limiti del pornografico, come trascendenza.

Crazy Thunder Road

Crazy Thunder Road di Sogo Ishii è forse il più classico e il più ‘importante’, a livello storico, del lotto di film che Third Window ci ha inviato: lo stesso Tsukamoto – ma anche il folle cinema di Takashi Miike, per dirne uno – proviene dalle lezioni impartite dal film di Sogo Ishii, anticipatore di diverse tendenze e correnti, dal cyberpunk al post-apocalittico.

La storia, iperviolenta ma spesso stilizzata a livelli fumettistici, è quella di una gang di motociclisti che allo sguardo occidentale non può non ricordare l’originale Mad Max di George Miller (Interceptor nasce in Australia nel 1979, Crazy Thunder arriva nel 1980). Ma la Wasteland di Ishii non è desertica, è bagnata di neon e sorge tra le vie di una metropoli senza nome in cui l’anarchia punk detta le regole: un film libero, di economia ma zeppo di idee, e quindi vitale.

Anche Akira, il capolavoro di Katsuhiro Ōtomo, deve più di qualcosa a Crazy Thunder Road.

Love Exposure

Third-Window-Films-3

E chiudiamo con quello che è senza dubbio alcuno il più estremo (per concezione di cinema e ambizione) dei quattro cult proposti: Love Exposure di Sion Sono, capolavoro di inizio millennio dell’industria cinematografica giapponese che lungo l’arco di quattro ore racconta l’odissea e le tribolazioni religiosi e sessuali di un liceale che si innamora di una ragazza esponente della cosiddetta Zero Church, un nuovo misterioso culto mutuato dal cattolicesimo.

Magnum opus del postmodernismo giapponese, Love Exposure nel suo fluire fluviale mai prolisso e sempre ricco di dettagli, riesce a creare un mondo di cine-delirio in continua evoluzione, in continuo divenire: tra inguaribili voyeuristi e crisi esistenziali, tra fotografi di ‘mutandine sotto le gonne aperte’ e devozione cristiana, tra anarchici peccatori e padri evirati da figlie ribelle post-punk e rimandi a non finire alla cultura giapponese (uno tra tutti: il seminale thriller erotico Female Prisoner #701: Scorpion di Shunya Ito), Love Exposure si classifica come orgogliosamente inclassificabile e come spettacolo ‘bigger than life’ che difficilmente si può dimenticare, una volta visto…nel bene e (soprattutto) nel male!

Seguiteci su Facebook,  Instagram ma soprattutto su Spotify

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

Altri da leggere

Post navigation

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *