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Warhammer 40,000: Boltgun Recensione: uno shooter labirintico

Il boomer shooter basato sull'universo ideato da Games Workshop, Warhammer 40,000: Boltgun, diverte ma non ci ha convinti del tutto.

Gli eventi di lavoro mi causano sempre forte dolore ai piedi (colpa delle scarpe eleganti) oltre a sfiancarmi mentalmente: otto ore di fila, senza possibilità di sedersi, spese a recitare a memoria a ogni potenziale cliente come funziona un software di Intelligenza Artificiale in grado di predire la propensione all’acquisto di ogni lead presente all’interno di una certa lista di contatti. Non potete immaginare la mia gioia nel momento in cui ho ricevuto un codice Xbox Series X/S da Focus Entertainment per Warhammer 40,000: Boltgun, il boomer shoter sviluppato da Auroch Digital e basato sull’universo creato da Games Workshop.

Arrivata la mail con la review key, il mio pensiero è stato “stasera finalmente tornerò a casa dopo 3 ore su Italo. Accenderò la console e inizierò a sparare senza sosta, senza pensieri“. Dopo il mio atipico viaggio in aereo Roma – Siviglia con Post Void (qui la nostra recensione di Post Void), ne è iniziato un altro leggermente diverso, questa volta in treno, con l’ansia di mettere finalmente le mani su questo sparatutto in prima persona che si preannuncia ignorante come piace a me. Varco la soglia di casa, accendo la console e comincio finalmente a sparare. La prima ora di gioco vola via neanche fossi in Doom Eternal e mentre mi stavo già preparando al chiusone definitivo, il suono del citofono sancisce la fine della sessione. È ora di mangiare una bella quattro formaggi.

Sparare con gusto

In Warhammer 40,000: Boltgun, si spara che è una goduria. Ci si sposta in continuazione perché la mole di mob che vuole intralciare il tuo cammino è notevole. Faccio fuoco e schivo per poi muovermi dietro una copertura e rifiatare un attimo. I nemici sono delle belle spugne per proiettili anzi, oserei dire di più: sembra proprio che traggano energia dai miei colpi e non viceversa.

Dopo diversi minuti spesi a freddare ogni povero malcapitato che mi capitasse a tiro, ecco il primo imprevisto: ho esaurito le munizioni delle due armi a disposizione fino a quel momento (se ne troveranno diverse nel corso della campagna che dura circa una decina di ore). Nessun problema, si passa al corpo a corpo con la mia spada a catena che spappola il cervello di ogni mostruosità. Il risultato della carneficina? Una bella pozza di sangue che ricorda tanto una piscina mondiale di colore rosso.

Warhammer 40,000 Boltgun Recensione 2

Sblocco poi il Requiem Pesante (a posteriori, il momento più figo della mia avventura), un mitra di altissima qualità con alto rateo di fuoco e capace, con i suoi proiettili fuori da ogni logica, di perforare anche le corazze all’apparenza più impenetrabili. Sembro dunque avviarmi trionfante verso i titoli di coda. Tuttavia, da circa metà gioco in poi, ho iniziato ad accusare principi di stanchezza, dovuti in primis – ma non solo – al level design.

Un labirinto senza apparente via d’uscita

Prima di procedere con la lettura, ci tengo a specificare che il mio senso d’orientamento è comparabile a quello di Zoro in One Piece. Questo vale sia nella vita reale che in quella “virtuale”. Non mi avete visto in Elden Ring e spero non mi vediate mai. Ecco, anche con Warhammer 40,000: Boltgun ho avuto la mia quotidiana dose di smarrimento per provare a recuperare delle maledette chiavi colorate e sbloccare così alcune porte altrimenti inaccessibili.

Ho perso più volte la bussola a causa di alcuni scenari che si susseguivano fra loro e che mi sembravano tutti uguali, indipendentemente dalla qualità visiva – più che buona – degli stessi. Una volta addirittura son ritornato a inizio livello. A risentirne maggiormente è stato il ritmo di gioco, fondamentale in uno sparatutto, più volte spezzato da questa continua ricerca della corretta strada da seguire.

Warhammer 40,000 Boltgun Recensione 2

A questo poi, vanno aggiunti picchi di difficoltà piuttosto forzati nelle boss fight. Contro uno specifico bestione, ad esempio, sono stati necessari diversi tentativi prima di riuscire a tirarlo giù una volta per tutte. Le complicazioni derivano tutte dalla somma di due fattori: l’alta vitalità del boss e le innumerevoli orde di nemici secondari che sembravano non finire mai. Da una parte dunque gli Orrori Blu, demoni bipedi dalla lingua lunga che ti inseguono neanche fossero degli stalker professionisti; dall’altra, un gigantesco angelo della morte capace di prosciugare la salute dell’eroe in sei – sette colpi. Game over e sotto di nuovo con le ondate.

Warhammer 40,000: Boltgun: Conclusioni

Una leggera ripetitività di fondo nel gameplay di uno shooter è legittima e fisiologica (qui, intanto, trovate i migliori sparatutto disponibili su Game Pass). Tuttavia, in questo specifico caso, essa è stata accentuata da quanto vi ho spiegato nel precedente paragrafo. Ho iniziato, a mano a mano che procedevo nella missione principale, a riflettere sul fatto che mi sarei potuto imbattere in situazioni simili a quelle descritte sopra ancora una volta e un’altra volta ancora.

Sono arrivato spompato alle battute finali di Warhammer 40,000: Boltgun e lo dico con un pizzico di dispiacere vista la qualità complessiva di un gunplay capace di farti realmente sentire un dio in terra. Le prime tre ore di campagna sono sembrate sei e così via. Ad ogni modo, parliamo comunque di un ottimo prodotto e un grande omaggio all’iconico wargame tridimensionale nato nel 1987 e prodotto da Games Workshop.

VOTO: 7/10

Andrea Baiocco

Amo la birra, il basket e i videogiochi. Sogno un'Ipa al pub con Kratos e una scampagnata con Nathan Drake. Scrivo su Lascimmiapensa e su Everyeye mentre provo a parlare su Freaking News.

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