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Wish Disney Recensione

Wish – Recensione del 62esimo classico d’animazione Disney

Abbiamo visto in anteprima il nuovo film d'animazione Wish, 62esimo Classico Disney Animation Studios in arrivo a dicembre: la recensione

Dopo alcuni anni molto difficili fatti di opere non esattamente indimenticabili come Raya e l’ultimo drago ed Encanto e a seguito del punto bassissimo toccato nel 2022 con l’epico flop di Strange World, diventato l’anno scorso una delle più grosse bombe commerciali nella storia del cinema, i Walt Disney Animation Studios provano a rialzare la testa con Wish, nuovo film d’animazione firmato dalla coppia composta da Chris Buck (alla regia insieme a Fawn Veerasunthorn) e da Jennifer Lee (sceneggiatrice di Ralph Spaccatutto e Zootropolis e creatrice e co-regista di Frozen e Frozen II – Il segreto di Arendelle oggi direttrice creativa dello studio) pensato per celebrare i 100 anni della Disney.

62esimo Classico Disney secondo il canone ufficiale, Wish è ambientato nel magico mondo di Rosas, una terra fantastica situata al largo della penisola iberica, e racconta la storia della giovane sognatrice Asha (nuova Principessa Disney intravista qualche settimana fa anche nel cortometraggio Once upon a studio, pubblicato su Disney+ proprio in occasione del centenario dell’azienda), che un giorno esprime un desiderio così potente che viene accolto da una forza cosmica, una piccola sfera di sconfinata energia chiamata Star, che sarebbe poi la cosiddetta Stella dei Desideri che appare anche nel logo della Disney e che in passato è già stata vista in diversi titoli dello studio a partire da Pinocchio del 1940.

Insieme, Asha (doppiata nella versione originale dalla premio Oscar Ariana de Bose) e Star dovranno affrontare il sovrano Re Magnifico (interpretato da Chris Pine nella versione originale), un formidabile stregone intenzionato a controllare non solo la vita ma anche i desideri dei suoi sudditi, per salvare il regno di Rosas dal sorgere di una tremenda oscurità.

Wish: politica, tecnica, magia

Nelle intenzioni Wish è il film che prova a riunire la Disney Classica a quella moderna, quella nata dopo l’assimilazione dei prodigi tecnici creati dalla Pixar, ed effettivamente si tratta di un film molto contemporaneo – a partire dal sovrano maschio bianco delirante di destra contrapposto ad una regina democratica buona e giusta, ennesimo segnale inequivocabile che gli americani ben pensanti ancora si mordono le mani per la sconfitta di Hillary Clinton in favore di Donald Trump alle penultime elezioni per la Casa Bianca – intinto però da capo a piedi nelle atmosfere e nello stile dei grandi Classici, a partire dalla figura della Principessa e arrivando fino alla Fata Madrina, passando ovviamente per il topos del desiderio pronunciato con gli occhi alle stelle.

Il sovrano che nega ai suoi sudditi la realizzazione dei propri desideri e quindi il miglioramento di sé è una metafora molto forte che affonda le sue radici nell’ideale del Sogno Americano: Re Magnifico, che ribalta la figura della Strega Cattiva, è finalmente un villain molto riuscito – dopo una serie di film Disney e non solo che avevano rinunciato del tutto alla figura del villain – e dopo Zootropolis e Frozen 2, anche Wish ci racconta di un sistema marcio che va fatto crollare e ripensato.

Wish Disney Recensione 1

Oltre a citazioni più o meno esplicite verso i Classici del passato (uno dei personaggi principali è il nonno di Asha, che sta per compiere 100 anni proprio come la Disney), il trait d’union che prova a legare Wish alla tradizione Disney è il suo stile grafico molto particolare, figlio della sperimentazione fatta su molti corti animati degli ultimi anni in 2D o finto 2D. Una sorta di specchietto per le allodole, però, dato che il character design è rimasto identico a quello post-Pixar che tutti conosciamo bene e che, con la sua assoluta convenzionalità, non aiuta a valorizzare il lavoro svolto dal colore (questo si effettivamente in grado di restituire una certa sensazione di artigianalità, anche se più sui fondali che sui personaggi).

La compiutezza stilistica da mascella spalancata raggiunta da opere come Arcane e Klaus oppure del recente Blue Eye Samurai (qui la nostra recensione di Blue Eye Samurai) che il film evidentemente cercava di raggiungere, purtroppo non convince in pieno. Tuttavia, soprattutto nel finale Wish è finalmente in grado di catturare la vera magia Disney con una serie di passaggi davvero riusciti che ricordano che, si, quella sensazione che queste opere sono in grado di trasmettere è concreta e tangibile quanto un disegno a mano.

VOTO: 3/5

Matteo Regoli

critica i film, poi gli chiede scusa si occupa di cinema, e ne è costantemente occupato è convinto che nello schermo, a contare davvero, siano le immagini porta avanti con poca costanza Fatti di Cinema, blog personale

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